Il 13 giugno scorso la consegna del decreto di approvazione definitiva degli Statuti del Cammino neocatecumenale: cerimonia al Pontificio Consiglio per i Laici e conferenza stampa successiva. E' un passaggio storico per questa realtà ecclesiale. Nella nuova formulazione, arrivata undici mesi dopo la scadenza del periodo di sperimentazione della versione precedente, viene integrata la parte della liturgia, e le celebrazioni del sabato sera, aperte anche ad altri fedeli, entrano a far parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia. A quasi un mese di distanza, e in una chiave calcistica assai poco seriosa, il punto della situazione sull'itinerario di formazione nato in Spagna nello stesso anno (era il 1964) della prima vittoria delle "Furie rosse" ad un Campionato Europeo di calcio.
ROMA – E un mese dopo, a bocce ferme, possiamo anche azzardare una chiave di lettura giocosa per questo tempo appena trascorso: un giugno storico per il Cammino neocatecumenale, che si è visto approvare in via definitiva gli Statuti e confermare dalla Santa Sede la sua natura di itinerario di formazione cattolica a servizio delle singole diocesi. Parallelismi calcistici e non fra due paesi vicini, Italia e Spagna, alle prese da un lato con vittorie e sconfitte sportive e dall'altro con i momenti fondamentali della vita di una realtà ecclesiale che ancora deve compiere il suo primo mezzo secolo di vita.
Era il 1964 quando Francisco Arguello, spagnolo di Léon, professione pittore, iniziava un percorso di fede ed evangelizzazione fra le baracche di Palomeras Altas, alla periferia di Madrid. Un'esperienza che si allarga, insieme a Carmen Hernández, anche in alcune parrocchie della capitale spagnola e che segna la base di quello che da lì a poco prenderà il nome di Cammino neocatecumenale. Quello stesso anno, era il 1964, in uno stadio Bernabeu di Madrid in festa, la Spagna batteva per 2-1 i campioni uscenti dell'Unione Sovietica e vinceva i Campionati europei di calcio. Quattro anni più tardi, Kiko e Carmen arrivavano a Roma, e il Cammino neocatecumenale metteva le prime radici in Italia, fra le baracche del Borghetto Latino e poi nella parrocchia di Nostra Signora del SS. Sacramento e dei Martiri Canadesi, nel quartiere Nomentano. In quel 1968, allo stadio Olimpico di Roma, Gigi Riva e Pietro Anastasi mettevano dentro le reti che regalavano all'Italia – nella finale-bis con la Jugoslavia – la vittoria agli Europei di calcio: l'unica finora conquistata dagli azzurri. Salto avanti di quarant'anni, senza alcuna vittoria calcistica continentale di mezzo, ed eccoci ancora a Roma nelle settimane appena passate, con il Pontificio Consiglio per i Laici ad approvare in via definitiva gli Statuti del Cammino neocatecumenale e il cardinal Stanislaw Rylko a consegnare il relativo decreto nelle mani dell'iniziatore Kiko Arguello. Il tutto pochi giorni prima che il goal di Torres nella finale contro la Germania arbitrata dall'italiano Rosetti, regalasse alle "furie rosse" la vittoria continentale all'Europeo, successo che mancava – appunto - da ben 44 anni, da quel lontano 1964 vissuto da Kiko a Palomeras Altas.
Non sappiamo se e con quale spirito gli iberici Kiko Arguello e Carmen Hernandez e l'italiano Mario Pezzi abbiano seguito il 22 giugno scorso i calci di rigore del quarto di finale Spagna – Italia, quei tiri dal dischetto che hanno rispedito a casa gli azzurri e lanciato gli uomini del ct Aragonés verso il trionfo di Vienna: certamente, però, dieci giorni prima, il 13 giugno, l'appuntamento pomeridiano fra Italia e Romania (partita che appariva decisiva, allora, per le sorti della squadra del ct Donadoni) interessava loro davvero molto poco. Quasi in contemporanea con la gara andava infatti in scena a Roma – quattro ore dopo la consegna ufficiale degli Statuti - la prima vera conferenza stampa dei responsabili del Cammino neocatecumenale, pronti a gioire per il via libera ottenuto dalla Santa Sede e per la conferma del Cammino come itinerario di formazione cattolica a servizio delle singole diocesi.
Fuor di parallelismi calcistici, un traguardo davvero importante, arrivato dopo decenni di grandi risultati, ma anche di profonde critiche e poderosi attacchi: alla prova dei fatti per Kiko Arguello e Carmen Hernandez – accusati di eresia e sacrilegio - non è arrivata però la scomunica, ma l'ok definitivo agli Statuti, il testo giuridico di riferimento che descrive e regola il Cammino, affrontando anche il complesso tema della liturgia. Cambia qualcosa nelle celebrazioni del sabato sera, "aperte anche ad altri fedeli" ed entrate a far parte a pieno titolo della "pastorale liturgica domenicale della parrocchia". C'è la Comunione in piedi e non più da seduti, sia per il pane sia per il vino consacrato: novità, quest'ultima, finalmente non solo sulla carta ma anche nella realtà, con le comunità neocatecumenali di tutto il mondo chiamate immediatamente ad adeguarsi. E poi c'è il futuro, con tutto ciò che ci sarà da raccontare nei mesi e anni che verranno, a partire – forse – da un altro passaggio epocale, quello della pubblicazione delle catechesi di Kiko e Carmen (c'è l'ok della Congregazione per la Dottrina della fede e c'è la volontà del papa, dicono gli iniziatori). Naturalmente - e lo sottolinea il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici – l'approvazione ottenuta non è un rompete le righe, perché "la fedeltà non è acquisita una volta per tutte" e "richiede impegno e vigilanza costante": le regole ci sono e vanno rispettate, nell'azione ordinaria svolta dal Cammino nelle parrocchie e diocesi dove è stato autorizzato ad agire, e in ogni azione e opera dei catechisti, degli itineranti, delle famiglie in missione, di quanti formano e si formano al sacerdozio nei seminari Redemptoris Mater. Quarantaquattro anni dopo, il cammino inizia adesso.
martedì 8 luglio 2008
lunedì 16 giugno 2008
Cammino Neocatecumenale: Giallo in conferenza stampa: per il Vino, seduti o in piedi? Ecco come è andata…
Cronaca di una conferenza stampa e di quello che appare come un fraintendimento. Cosa ha detto Kiko ai giornalisti poche ore dopo aver ricevuto i nuovi Statuti? Ha davvero affermato che il Vino consacrato si riceverà seduti? Ecco le parole dell’iniziatore e quanto poi accaduto domenica nella prima celebrazione a Porto San Giorgio. Padre Mario: “Pane e vino seduti”
ROMA – Un “giallo”, talvolta, nasce senza che nessuno se ne accorga. Kiko Arguello, nel corso della conferenza stampa con la quale ha salutato l’approvazione definitiva degli Statuti, ha detto o non ha detto che nelle comunità del Cammino si riceverà il pane consacrato in piedi e il vino consacrato seduti? Ha detto o non ha detto che nulla cambia nella Comunione al Calice e che i neocatecumenali si metteranno in piedi solamente per ricevere il pane? No, non lo ha detto. O, quantomeno, chi scrive proprio non lo ha sentito. Eppure alcune testate, e assai autorevoli, hanno riportato, se non proprio una frase virgolettata, per lo meno quel concetto: solo il pane consacrato si riceverà in piedi restando al proprio posto. “La comunione – scriveva ad esempio Zenit - in base alla pratica abituale delle comunità continuerà ad essere ricevuta sotto le due specie e viene distribuita dai ministri nell'assemblea, al posto della processione dei fedeli che si svolge in genere nel rito romano. Questa forma viene mantenuta negli Statuti definitivi, ma per la ricezione del Pane il fedele deve stare in piedi davanti al ministro. Non così il Calice, che continuerà a riceversi da seduti”. Anche Cathecumenium.it, sito gestito da un appartenente al Cammino (fu il primo a dare la notizia dell’approvazione definitiva degli Statuti, lo scorso 21 maggio), scrive: “Non varia la distribuzione del Sangue di Cristo che, oltre ad essere confermata, viene realizzata porgendo il Calice al fedele seduto al proprio posto”. Eppure, obiettano in molti, negli Statuti il nuovo articolo 13 è chiarissimo: “Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto”. E’ evidente a tutti che il testo degli Statuti non fa distinzioni tra pane e vino consacrati e che l’atto di ricevere l’Eucaristia si prevede in piedi. Del resto, almeno dal punto di vista dottrinale non sarebbe minimamente giustificata una differenza così evidente fra il pane (da ricevere in piedi) e il vino (da ricevere seduti).
Cosa è successo allora in conferenza stampa? Cosa ha detto Kiko? In attesa che, eventualmente, una registrazione possa fare luce sull’accaduto e sulle parole esatte pronunciate dal fondatore in risposta alle domande dei cronisti, l’impressione (e la speranza) di chi scrive è che si sia trattato semplicemente di un’incomprensione. Rimandando agli altri articoli per la gamma completa delle dichiarazioni di Kiko (interessanti quelle riguardanti le catechesi, cioè il volume sugli Orientamenti alle équipes di catechisti), vediamo nel dettaglio quanto accaduto riguardo alla Comunione.
Dopo una lunga premessa, nel corso della quale Kiko ha delineato in breve la storia del Cammino, un giornalista ha domandato all'iniziatore del Cammino di illustrare le differenze fra i vecchi e i nuovi Statuti, soprattutto riguardo alla Comunione. Kiko ha risposto partendo “dal principio” e “dalle origini”, cercando di spiegare cioè le motivazioni per le quali nel Cammino si è finora ricevuta la Comunione da seduti. “Noi l’abbiamo finora sempre fatta da seduti, e non per disprezzo – ha affermato - ma perché per noi è sempre stato molto importante comunicarsi anche con il Sangue. Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa”. E qui, aprendo una lunga parentesi, l’iniziatore ha riassunto la sua catechesi sull’ultima cena, sul pane e sul vino: “Quando nelle cena della Pasqua ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando si parla della Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più tardi – ha continuato Kiko – i cristiani toglieranno la cena e metteranno insieme il pane e il vino. Ora, nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei significati”. “Abbiamo scelto di fare la comunione seduti – ha affermato Kiko avvicinandosi al cuore della questione - soprattutto per evitare che si versasse per terra il Sangue di Cristo. La nostra paura era che se si versasse il Vino per terra: se fosse successo per tre volte, saremmo stati denunciati e ce la avrebbero vietata”. Invece, con il fedele seduto, questi ha il tempo – ha spiegato Kiko - di “accogliere il Calice con tutta calma e senza movimenti bruschi, di portarlo alla bocca, di comunicarsi con tranquillità e in modo solenne”. “Seduti come seduto era anche Gesù”, ha specificato Carmen alla sua destra. Dal canto suo padre Mario Pezzi rilevava che la decisione originaria di comunicarsi seduti era stata presa di comune accordo con la Congregazione per il Culto Divino e con il cardinal Mayer, prefetto fra il 1984 e il 1988.
A quel punto, una volta spiegata l’origine e le motivazioni che spinsero a ricevere pane e vino seduti, Kiko ha allargato il tema, passando a parlare della lettera di Arinze (definita una “catastrofe”, vedi altro articolo) e degli incontri avuti con il papa, durante i quali fu chiesta a Benedetto XVI la dispensa per le ammonizioni prima delle Letture, le risonanze (o Eco della Parola) prima dell’omelia, e lo scambio di pace anticipato, oltre che la Comunione in piedi senza la processione verso l’altare, ma restando ognuno al proprio posto. Qui Kiko ha parlato sempre e solo di “Comunione in piedi”, e mai di “pane” o di “vino”. Arguello ha insomma messo in evidenza soprattutto il fatto che il papa avesse dato il suo via libera a quella sorta di compromesso che prevede da un lato la Comunione in piedi, come richiesta dalla Congregazione del Culto Divino, e che dall’altro però esenta il Cammino dalla processione, che la lettera di Arinze invece imponeva. “Ora è il papa a dover combattere con Arinze”, esclamava Kiko in conclusione, senza specificare nulla – ancora una volta – riguardo a presunte differenze fra “pane” e “vino”. E del resto, ai giornalisti che ascoltavano, è apparso del tutto ovvio e naturale che – in presenza di un testo degli Statuti così esplicito e chiaro – per “Comunione in piedi” si intendesse tanto il pane quanto il vino.
Seguivano, in conferenza stampa, alcuni “passaggi in lingua”, con i giornalisti spagnoli che chiedevano all’iniziatore del Cammino di esprimersi in spagnolo per spiegare nuovamente la parte relative alle concessioni avute dalla Santa Sede riguardo a monizioni, risonanze, scambio della pace e Comunione, oltre che alla caduta della disposizione (contenuta sempre nella lettera di Arinze) della partecipazione alla messa in parrocchia almeno una domenica al mese. Ne usciva fuori un botta e risposta a più voci (la conferenza stampa volgeva ormai alla fine), in cui alcuni giornalisti italiani, nel fuoco di fila delle domande finali, hanno esplicitamente chiesto se oltre al Pane anche il Vino sarebbe stato d'ora in poi ricevuto in piedi. E’ difficile ricordare i singoli momenti, ma è a quel punto che Kiko ha risposto con un “Vedremo, deciderà il singolo vescovo”, che verosimilmente ha relazioni con quanto riportato da alcuni mezzi di comunicazione. Una risposta, quella di Kiko, che alcuni giornalisti - fra i quali anche chi scrive queste righe - hanno interpretato come riferita esclusivamente a quelle parti della celebrazione neocatecumenale che rimangono soggette alle decisioni del vescovo diocesano.
In effetti, gli Statuti del Cammino all’art. 13 affermano: “I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della Domenica. Tale celebrazione ha luogo secondo le disposizioni del Vescovo diocesano”. Ferme restando dunque le direttive esplicite emanate dalla Santa Sede e le eventuali dispense, tutto il resto è soggetto al vescovo. In materia di Eucaristia, però, come noto, le parole degli Statuti sono cristalline: “Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto”. Sembra davvero esserci poco spazio per eventuali “scappatoie”.
Scappatoie che del resto, come abbiamo già scritto, non sembrano servire. Come infatti confermato due giorni dopo la conferenza stampa dallo stesso padre Mario Pezzi (che con Kiko e Carmen costituisce l’équipe responsabile a livello internazionale del Cammino neocatecumenale) durante la celebrazione eucaristica tenuta domenica 15 giugno al centro neocatecumenale di Porto San Giorgio, alla presenza del cardinale Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, sia il pane che il vino sono stati ricevuti secondo le nuove modalità che saranno poi allargate col tempo (qualche settimana, secondo la tradizione orale) a tutte le comunità del Cammino. Nel dettaglio, dunque, arrivati al momento della Comunione il sacerdote celebrante, come sempre, dirà: “Beati gli invitati alla mensa del Signore: ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” e i fedeli risponderanno con il classico “O Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato”. A quel punto il celebrante passerà alla frazione del pane e alla distribuzione dello stesso. Si muoverà lui verso il posto del singolo fedele, che restando in piedi porgerà le mani in avanti: sulla mano sinistra il celebrante deporrà il pezzo di pane azzimo. I fedeli, restando in piedi e con il pane nella mano, attenderanno che sia completata la distribuzione dell’Eucaristia a tutti, finché il celebrante, tornato al suo posto, dirà: “Il corpo di Cristo ci custodisca per la vita eterna, amen”. A quel punto tutti, rimanendo in piedi e contemporaneamente, si comunicano. Dopo averlo fatto, e nel tradizionale silenzio, prenderanno posto a sedere. Al momento in cui sarà terminata la consumazione del pane, il celebrante dirà: “Il Sangue di Cristo ci custodisca per la vita eterna, amen” e berrà dal Calice, stando in piedi, con i fedeli seduti. A quel punto, inizierà la distribuzione del Sangue di Cristo: il sacerdote si recherà al posto di ogni singolo fedele, il quale si alzerà in piedi vedendolo avvicinarsi e prenderà il Calice – in piedi – per comunicarsi. Immediatamente dopo averlo fatto, tornerà nuovamente seduto, mentre il celebrante continuerà il giro dei fedeli distribuendo il Vino consacrato ai fedeli che di volta in volta si alzeranno per bere il Vino. Una volta terminato il giro, la celebrazione continuerà secondo consuetudine. Questo è quanto, al momento. Il dilemma pane/vino e in piedi/seduti sembra avere i contorni di un fraintendimento: parlando di vino da ricevere seduti, Kiko si riferiva al passato, cercando di spiegare le ragioni di una prassi che ora cambierà, e non al presente. Tutto ciò, naturalmente, a meno che le registrazioni della conferenza stampa non rendano evidenti parole che a chi scrive sono letteralmente sfuggite.
Oltre le parole spese in questa come in ogni altra conferenza stampa, è peraltro evidente che sarà molto facile capire quali saranno le direttive lanciate dall’équipe del Cammino: le comunità sono sparse in ogni parte d’Italia e le celebrazioni neocatecumenali – lo prescrivono gli Statuti – “sono aperte anche agli altri fedeli”. Dunque, fra qualche tempo, basterà prendersi un sabato sera libero da altri impegni e andare a verificare di persona.
ROMA – Un “giallo”, talvolta, nasce senza che nessuno se ne accorga. Kiko Arguello, nel corso della conferenza stampa con la quale ha salutato l’approvazione definitiva degli Statuti, ha detto o non ha detto che nelle comunità del Cammino si riceverà il pane consacrato in piedi e il vino consacrato seduti? Ha detto o non ha detto che nulla cambia nella Comunione al Calice e che i neocatecumenali si metteranno in piedi solamente per ricevere il pane? No, non lo ha detto. O, quantomeno, chi scrive proprio non lo ha sentito. Eppure alcune testate, e assai autorevoli, hanno riportato, se non proprio una frase virgolettata, per lo meno quel concetto: solo il pane consacrato si riceverà in piedi restando al proprio posto. “La comunione – scriveva ad esempio Zenit - in base alla pratica abituale delle comunità continuerà ad essere ricevuta sotto le due specie e viene distribuita dai ministri nell'assemblea, al posto della processione dei fedeli che si svolge in genere nel rito romano. Questa forma viene mantenuta negli Statuti definitivi, ma per la ricezione del Pane il fedele deve stare in piedi davanti al ministro. Non così il Calice, che continuerà a riceversi da seduti”. Anche Cathecumenium.it, sito gestito da un appartenente al Cammino (fu il primo a dare la notizia dell’approvazione definitiva degli Statuti, lo scorso 21 maggio), scrive: “Non varia la distribuzione del Sangue di Cristo che, oltre ad essere confermata, viene realizzata porgendo il Calice al fedele seduto al proprio posto”. Eppure, obiettano in molti, negli Statuti il nuovo articolo 13 è chiarissimo: “Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto”. E’ evidente a tutti che il testo degli Statuti non fa distinzioni tra pane e vino consacrati e che l’atto di ricevere l’Eucaristia si prevede in piedi. Del resto, almeno dal punto di vista dottrinale non sarebbe minimamente giustificata una differenza così evidente fra il pane (da ricevere in piedi) e il vino (da ricevere seduti).
Cosa è successo allora in conferenza stampa? Cosa ha detto Kiko? In attesa che, eventualmente, una registrazione possa fare luce sull’accaduto e sulle parole esatte pronunciate dal fondatore in risposta alle domande dei cronisti, l’impressione (e la speranza) di chi scrive è che si sia trattato semplicemente di un’incomprensione. Rimandando agli altri articoli per la gamma completa delle dichiarazioni di Kiko (interessanti quelle riguardanti le catechesi, cioè il volume sugli Orientamenti alle équipes di catechisti), vediamo nel dettaglio quanto accaduto riguardo alla Comunione.
Dopo una lunga premessa, nel corso della quale Kiko ha delineato in breve la storia del Cammino, un giornalista ha domandato all'iniziatore del Cammino di illustrare le differenze fra i vecchi e i nuovi Statuti, soprattutto riguardo alla Comunione. Kiko ha risposto partendo “dal principio” e “dalle origini”, cercando di spiegare cioè le motivazioni per le quali nel Cammino si è finora ricevuta la Comunione da seduti. “Noi l’abbiamo finora sempre fatta da seduti, e non per disprezzo – ha affermato - ma perché per noi è sempre stato molto importante comunicarsi anche con il Sangue. Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa”. E qui, aprendo una lunga parentesi, l’iniziatore ha riassunto la sua catechesi sull’ultima cena, sul pane e sul vino: “Quando nelle cena della Pasqua ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando si parla della Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più tardi – ha continuato Kiko – i cristiani toglieranno la cena e metteranno insieme il pane e il vino. Ora, nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei significati”. “Abbiamo scelto di fare la comunione seduti – ha affermato Kiko avvicinandosi al cuore della questione - soprattutto per evitare che si versasse per terra il Sangue di Cristo. La nostra paura era che se si versasse il Vino per terra: se fosse successo per tre volte, saremmo stati denunciati e ce la avrebbero vietata”. Invece, con il fedele seduto, questi ha il tempo – ha spiegato Kiko - di “accogliere il Calice con tutta calma e senza movimenti bruschi, di portarlo alla bocca, di comunicarsi con tranquillità e in modo solenne”. “Seduti come seduto era anche Gesù”, ha specificato Carmen alla sua destra. Dal canto suo padre Mario Pezzi rilevava che la decisione originaria di comunicarsi seduti era stata presa di comune accordo con la Congregazione per il Culto Divino e con il cardinal Mayer, prefetto fra il 1984 e il 1988.
A quel punto, una volta spiegata l’origine e le motivazioni che spinsero a ricevere pane e vino seduti, Kiko ha allargato il tema, passando a parlare della lettera di Arinze (definita una “catastrofe”, vedi altro articolo) e degli incontri avuti con il papa, durante i quali fu chiesta a Benedetto XVI la dispensa per le ammonizioni prima delle Letture, le risonanze (o Eco della Parola) prima dell’omelia, e lo scambio di pace anticipato, oltre che la Comunione in piedi senza la processione verso l’altare, ma restando ognuno al proprio posto. Qui Kiko ha parlato sempre e solo di “Comunione in piedi”, e mai di “pane” o di “vino”. Arguello ha insomma messo in evidenza soprattutto il fatto che il papa avesse dato il suo via libera a quella sorta di compromesso che prevede da un lato la Comunione in piedi, come richiesta dalla Congregazione del Culto Divino, e che dall’altro però esenta il Cammino dalla processione, che la lettera di Arinze invece imponeva. “Ora è il papa a dover combattere con Arinze”, esclamava Kiko in conclusione, senza specificare nulla – ancora una volta – riguardo a presunte differenze fra “pane” e “vino”. E del resto, ai giornalisti che ascoltavano, è apparso del tutto ovvio e naturale che – in presenza di un testo degli Statuti così esplicito e chiaro – per “Comunione in piedi” si intendesse tanto il pane quanto il vino.
Seguivano, in conferenza stampa, alcuni “passaggi in lingua”, con i giornalisti spagnoli che chiedevano all’iniziatore del Cammino di esprimersi in spagnolo per spiegare nuovamente la parte relative alle concessioni avute dalla Santa Sede riguardo a monizioni, risonanze, scambio della pace e Comunione, oltre che alla caduta della disposizione (contenuta sempre nella lettera di Arinze) della partecipazione alla messa in parrocchia almeno una domenica al mese. Ne usciva fuori un botta e risposta a più voci (la conferenza stampa volgeva ormai alla fine), in cui alcuni giornalisti italiani, nel fuoco di fila delle domande finali, hanno esplicitamente chiesto se oltre al Pane anche il Vino sarebbe stato d'ora in poi ricevuto in piedi. E’ difficile ricordare i singoli momenti, ma è a quel punto che Kiko ha risposto con un “Vedremo, deciderà il singolo vescovo”, che verosimilmente ha relazioni con quanto riportato da alcuni mezzi di comunicazione. Una risposta, quella di Kiko, che alcuni giornalisti - fra i quali anche chi scrive queste righe - hanno interpretato come riferita esclusivamente a quelle parti della celebrazione neocatecumenale che rimangono soggette alle decisioni del vescovo diocesano.
In effetti, gli Statuti del Cammino all’art. 13 affermano: “I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della Domenica. Tale celebrazione ha luogo secondo le disposizioni del Vescovo diocesano”. Ferme restando dunque le direttive esplicite emanate dalla Santa Sede e le eventuali dispense, tutto il resto è soggetto al vescovo. In materia di Eucaristia, però, come noto, le parole degli Statuti sono cristalline: “Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto”. Sembra davvero esserci poco spazio per eventuali “scappatoie”.
Scappatoie che del resto, come abbiamo già scritto, non sembrano servire. Come infatti confermato due giorni dopo la conferenza stampa dallo stesso padre Mario Pezzi (che con Kiko e Carmen costituisce l’équipe responsabile a livello internazionale del Cammino neocatecumenale) durante la celebrazione eucaristica tenuta domenica 15 giugno al centro neocatecumenale di Porto San Giorgio, alla presenza del cardinale Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, sia il pane che il vino sono stati ricevuti secondo le nuove modalità che saranno poi allargate col tempo (qualche settimana, secondo la tradizione orale) a tutte le comunità del Cammino. Nel dettaglio, dunque, arrivati al momento della Comunione il sacerdote celebrante, come sempre, dirà: “Beati gli invitati alla mensa del Signore: ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” e i fedeli risponderanno con il classico “O Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato”. A quel punto il celebrante passerà alla frazione del pane e alla distribuzione dello stesso. Si muoverà lui verso il posto del singolo fedele, che restando in piedi porgerà le mani in avanti: sulla mano sinistra il celebrante deporrà il pezzo di pane azzimo. I fedeli, restando in piedi e con il pane nella mano, attenderanno che sia completata la distribuzione dell’Eucaristia a tutti, finché il celebrante, tornato al suo posto, dirà: “Il corpo di Cristo ci custodisca per la vita eterna, amen”. A quel punto tutti, rimanendo in piedi e contemporaneamente, si comunicano. Dopo averlo fatto, e nel tradizionale silenzio, prenderanno posto a sedere. Al momento in cui sarà terminata la consumazione del pane, il celebrante dirà: “Il Sangue di Cristo ci custodisca per la vita eterna, amen” e berrà dal Calice, stando in piedi, con i fedeli seduti. A quel punto, inizierà la distribuzione del Sangue di Cristo: il sacerdote si recherà al posto di ogni singolo fedele, il quale si alzerà in piedi vedendolo avvicinarsi e prenderà il Calice – in piedi – per comunicarsi. Immediatamente dopo averlo fatto, tornerà nuovamente seduto, mentre il celebrante continuerà il giro dei fedeli distribuendo il Vino consacrato ai fedeli che di volta in volta si alzeranno per bere il Vino. Una volta terminato il giro, la celebrazione continuerà secondo consuetudine. Questo è quanto, al momento. Il dilemma pane/vino e in piedi/seduti sembra avere i contorni di un fraintendimento: parlando di vino da ricevere seduti, Kiko si riferiva al passato, cercando di spiegare le ragioni di una prassi che ora cambierà, e non al presente. Tutto ciò, naturalmente, a meno che le registrazioni della conferenza stampa non rendano evidenti parole che a chi scrive sono letteralmente sfuggite.
Oltre le parole spese in questa come in ogni altra conferenza stampa, è peraltro evidente che sarà molto facile capire quali saranno le direttive lanciate dall’équipe del Cammino: le comunità sono sparse in ogni parte d’Italia e le celebrazioni neocatecumenali – lo prescrivono gli Statuti – “sono aperte anche agli altri fedeli”. Dunque, fra qualche tempo, basterà prendersi un sabato sera libero da altri impegni e andare a verificare di persona.
domenica 15 giugno 2008
Cammino neocatecumenale. Comunione in piedi, sia il Pane sia il Vino
Nel dettaglio ecco la nuova modalità di distribuzione dell’Eucaristia: il fedele riceverà in piedi sia il Corpo sia il Sangue di Cristo. Superato il “giallo” della conferenza stampa. La modifica operativa in tutte le comunità dopo le comunicazioni dei catechisti.
ROMA – Comunione in piedi per le comunità del Cammino neocatecumenale, sia per il pane consacrato sia per il vino consacrato: la modifica appena apportata agli Statuti definitivi del Cammino, consegnati il 13 giugno scorso dal Pontificio Consiglio per i Laici, diventerà operativa nel corso delle prossime settimane in tutte le comunità del Cammino sparse nelle parrocchie di tutto il mondo. La nuova modalità di distribuzione dell’Eucaristia varrà – come stabilito dagli Statuti - per entrambe le specie consacrate, senza alcuna distinzione fra l’una e l’altra, come in un primo tempo era sembrato ad alcuni di intendere.
In effetti, nel corso della conferenza stampa successiva alla consegna degli Statuti, l’iniziatore Kiko Arguello aveva messo in evidenza i motivi che avevano indotto in origine il Cammino a prevedere la Comunione seduti, specialmente per ciò che riguarda il Calice: si trattava soprattutto della preoccupazione pratica che non si versasse per terra il Sangue di Cristo, con il rischio che venisse poi proibita la sua distribuzione al Calice. “Decidemmo allora, d’accordo con la Congregazione del Culto, che prendere il vino con calma, seduti, bevendo in modo solenne, fosse la modalità migliore”. Una preoccupazione che ancora oggi, in verità, è presente, e sulla quale l’iniziatore non ha dato – durante la conferenza stampa – una parola definitiva, spingendo non pochi cronisti (anche fra le testate più autorevoli) a riportare che nulla sarebbe cambiato nella distribuzione del Vino rispetto al passato, e che dunque solamente il pane azzimo sarebbe stato ricevuto dal fedele in piedi.
Questa interpretazione è però smentita dai fatti e dallo stesso padre Mario Pezzi, che con Kiko e Carmen costituisce l’équipe responsabile a livello internazionale del Cammino neocatecumenale. Il presbitero infatti, contattato da Korazym.org, spiega che durante la celebrazione eucaristica tenuta domenica 15 giugno al centro neocatecumenale di Porto San Giorgio, alla presenza del cardinale Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, sia il pane che il vino sono stati ricevuti secondo le modalità che saranno poi allargate a tutte le comunità del Cammino.
Nel dettaglio, il sacerdote celebrante, come sempre, dirà: “Beati gli invitati alla mensa del Signore: ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” e i fedeli risponderanno con il classico “O Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato”. A quel punto il celebrante passerà alla frazione del pane e alla distribuzione dello stesso. Si muoverà lui verso il posto del singolo fedele, che restando in piedi porgerà le mani in avanti: sulla mano sinistra il celebrante deporrà il pezzo di pane azzimo. I fedeli, restando in piedi e con il pane nella mano, attenderanno che sia completata la distribuzione dell’Eucaristia a tutti, finché il celebrante, tornato al suo posto, dirà: “Il corpo di Cristo ci custodisca per la vita eterna, amen”. A quel punto tutti, rimanendo in piedi e contemporaneamente, si comunicano. Dopo averlo fatto, e nel tradizionale silenzio, prenderanno posto a sedere. Al momento in cui sarà terminata la consumazione del pane, il celebrante dirà: “Il Sangue di Cristo ci custodisca per la vita eterna, amen” e berrà dal Calice, stando in piedi, con i fedeli seduti. A quel punto, inizierà la distribuzione del Sangue di Cristo: il sacerdote si recherà al posto di ogni singolo fedele, il quale si alzerà in piedi vedendolo avvicinarsi e prenderà il Calice – in piedi – per comunicarsi. Immediatamente dopo averlo fatto, tornerà nuovamente seduto, mentre il celebrante continua il giro dei fedeli distribuendo il Vino consacrato ai fedeli che di volta in volta si alzeranno per bere il Vino. Una volta terminato il giro, la celebrazione continuerà secondo consuetudine.
Questa modalità varrà per le piccole comunità, costituite generalmente da non più di cinquanta persone. Per le grandi assemblee, quelle particolari in cui i partecipanti dovessero essere centinaia se non migliaia, è plausibile che non solo il Vino, ma anche il Pane sarà consumato immediatamente, senza attendere che tutti l’abbiano nella mano: una attesa che, in presenza di un gran numero di persone, potrebbe risultare impropria. Anche in quel caso, però, il fedele riceverà sia il Pane che il Vino consacrati rimanendo in piedi, per sedersi immediatamente dopo essersi comunicato.
Quanto ai tempi, le modifiche saranno comunicate alle comunità del Cammino secondo i consueti canali previsti, basati sulla tradizione orale: ecco allora che le comunicazioni in merito saranno date ai catechisti alla prima occasione utile, che nella maggior parte dei casi sarà quella delle convivenze di inizio corso previsto al termine dell’estate, con l’inizio dell’autunno. In alcune zone, però – Roma è fra queste – ci saranno già in precedenza delle convivenze di fine corso, dove le novità potrebbero essere immediatamente comunicate. Ad ogni buon conto, è plausibile che nelle singole comunità – o nella gran parte di esse – si dovrà aspettare fino a dieci, dodici settimane prima di vedere le novità, a meno che i singoli parroci o i singoli vescovi non decidano di rendere immediatamente valide le nuove prescrizioni, senza attendere i tempi tecnici del Cammino. In alcune parrocchie è effettivamente accaduto questo, già nella celebrazione di sabato 14 giugno. Nell’uno e nell’altro caso, comunque, a regime la Comunione sarà ricevuta in piedi, e sotto entrambe le specie, come del resto prescrive in modo a dir la verità assai chiaro – carta canta - l’articolo 13 degli Statuti appena approvati: “Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto”.
ROMA – Comunione in piedi per le comunità del Cammino neocatecumenale, sia per il pane consacrato sia per il vino consacrato: la modifica appena apportata agli Statuti definitivi del Cammino, consegnati il 13 giugno scorso dal Pontificio Consiglio per i Laici, diventerà operativa nel corso delle prossime settimane in tutte le comunità del Cammino sparse nelle parrocchie di tutto il mondo. La nuova modalità di distribuzione dell’Eucaristia varrà – come stabilito dagli Statuti - per entrambe le specie consacrate, senza alcuna distinzione fra l’una e l’altra, come in un primo tempo era sembrato ad alcuni di intendere.
In effetti, nel corso della conferenza stampa successiva alla consegna degli Statuti, l’iniziatore Kiko Arguello aveva messo in evidenza i motivi che avevano indotto in origine il Cammino a prevedere la Comunione seduti, specialmente per ciò che riguarda il Calice: si trattava soprattutto della preoccupazione pratica che non si versasse per terra il Sangue di Cristo, con il rischio che venisse poi proibita la sua distribuzione al Calice. “Decidemmo allora, d’accordo con la Congregazione del Culto, che prendere il vino con calma, seduti, bevendo in modo solenne, fosse la modalità migliore”. Una preoccupazione che ancora oggi, in verità, è presente, e sulla quale l’iniziatore non ha dato – durante la conferenza stampa – una parola definitiva, spingendo non pochi cronisti (anche fra le testate più autorevoli) a riportare che nulla sarebbe cambiato nella distribuzione del Vino rispetto al passato, e che dunque solamente il pane azzimo sarebbe stato ricevuto dal fedele in piedi.
Questa interpretazione è però smentita dai fatti e dallo stesso padre Mario Pezzi, che con Kiko e Carmen costituisce l’équipe responsabile a livello internazionale del Cammino neocatecumenale. Il presbitero infatti, contattato da Korazym.org, spiega che durante la celebrazione eucaristica tenuta domenica 15 giugno al centro neocatecumenale di Porto San Giorgio, alla presenza del cardinale Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, sia il pane che il vino sono stati ricevuti secondo le modalità che saranno poi allargate a tutte le comunità del Cammino.
Nel dettaglio, il sacerdote celebrante, come sempre, dirà: “Beati gli invitati alla mensa del Signore: ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” e i fedeli risponderanno con il classico “O Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato”. A quel punto il celebrante passerà alla frazione del pane e alla distribuzione dello stesso. Si muoverà lui verso il posto del singolo fedele, che restando in piedi porgerà le mani in avanti: sulla mano sinistra il celebrante deporrà il pezzo di pane azzimo. I fedeli, restando in piedi e con il pane nella mano, attenderanno che sia completata la distribuzione dell’Eucaristia a tutti, finché il celebrante, tornato al suo posto, dirà: “Il corpo di Cristo ci custodisca per la vita eterna, amen”. A quel punto tutti, rimanendo in piedi e contemporaneamente, si comunicano. Dopo averlo fatto, e nel tradizionale silenzio, prenderanno posto a sedere. Al momento in cui sarà terminata la consumazione del pane, il celebrante dirà: “Il Sangue di Cristo ci custodisca per la vita eterna, amen” e berrà dal Calice, stando in piedi, con i fedeli seduti. A quel punto, inizierà la distribuzione del Sangue di Cristo: il sacerdote si recherà al posto di ogni singolo fedele, il quale si alzerà in piedi vedendolo avvicinarsi e prenderà il Calice – in piedi – per comunicarsi. Immediatamente dopo averlo fatto, tornerà nuovamente seduto, mentre il celebrante continua il giro dei fedeli distribuendo il Vino consacrato ai fedeli che di volta in volta si alzeranno per bere il Vino. Una volta terminato il giro, la celebrazione continuerà secondo consuetudine.
Questa modalità varrà per le piccole comunità, costituite generalmente da non più di cinquanta persone. Per le grandi assemblee, quelle particolari in cui i partecipanti dovessero essere centinaia se non migliaia, è plausibile che non solo il Vino, ma anche il Pane sarà consumato immediatamente, senza attendere che tutti l’abbiano nella mano: una attesa che, in presenza di un gran numero di persone, potrebbe risultare impropria. Anche in quel caso, però, il fedele riceverà sia il Pane che il Vino consacrati rimanendo in piedi, per sedersi immediatamente dopo essersi comunicato.
Quanto ai tempi, le modifiche saranno comunicate alle comunità del Cammino secondo i consueti canali previsti, basati sulla tradizione orale: ecco allora che le comunicazioni in merito saranno date ai catechisti alla prima occasione utile, che nella maggior parte dei casi sarà quella delle convivenze di inizio corso previsto al termine dell’estate, con l’inizio dell’autunno. In alcune zone, però – Roma è fra queste – ci saranno già in precedenza delle convivenze di fine corso, dove le novità potrebbero essere immediatamente comunicate. Ad ogni buon conto, è plausibile che nelle singole comunità – o nella gran parte di esse – si dovrà aspettare fino a dieci, dodici settimane prima di vedere le novità, a meno che i singoli parroci o i singoli vescovi non decidano di rendere immediatamente valide le nuove prescrizioni, senza attendere i tempi tecnici del Cammino. In alcune parrocchie è effettivamente accaduto questo, già nella celebrazione di sabato 14 giugno. Nell’uno e nell’altro caso, comunque, a regime la Comunione sarà ricevuta in piedi, e sotto entrambe le specie, come del resto prescrive in modo a dir la verità assai chiaro – carta canta - l’articolo 13 degli Statuti appena approvati: “Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto”.
Cammino Neocatecumenale: gli articoli pubblicati
.
15/06/2008: Comunione in piedi, sia il Pane sia il Vino
15/06/2008: Ecco la liturgia. Il “braccio di ferro” secondo Kiko
15/06/2008: E le catechesi? Kiko: “Sono approvate da tempo”
14/06/2008: La storica consegna
13/06/2008: Ecco i nuovi Statuti
12/06/2008: E' ufficiale: approvazione definitiva per gli Statuti
27/05/2008: E' la volta buona. Statuti approvati e Comunione in piedi
N.B.: Quanto prima saranno pubblicati altri articoli sulla conferenza stampa di Kiko Carmen e padre Mario, come pure sulle prescrizioni prevista dal testo degli Statuti appena approvati.
15/06/2008: Comunione in piedi, sia il Pane sia il Vino
15/06/2008: Ecco la liturgia. Il “braccio di ferro” secondo Kiko
15/06/2008: E le catechesi? Kiko: “Sono approvate da tempo”
14/06/2008: La storica consegna
13/06/2008: Ecco i nuovi Statuti
12/06/2008: E' ufficiale: approvazione definitiva per gli Statuti
27/05/2008: E' la volta buona. Statuti approvati e Comunione in piedi
N.B.: Quanto prima saranno pubblicati altri articoli sulla conferenza stampa di Kiko Carmen e padre Mario, come pure sulle prescrizioni prevista dal testo degli Statuti appena approvati.
Cammino neocatecumenale: ecco la liturgia. Il “braccio di ferro” secondo Kiko
L’iniziatore del Cammino racconta in conferenza stampa le più recenti tappe liturgiche, con gli incontri con il papa e l’arrivo della lettera del cardinale Arinze: “Una catastrofe”. D’ora in poi Comunione sotto le due specie e in piedi, ma senza processione.
ROMA – Comunione in piedi sotto le due specie, ma senza alcuna processione. E conferma delle monizioni prima delle Letture, delle risonanze fra il Vangelo e l’omelia del sacerdote e dello scambio della pace anticipato, come accade anche nel rito ambrosiano: eccola la nuova celebrazione eucaristica delle comunità del Cammino Neocatecumenale dopo l’approvazione degli Statuti da parte del Pontificio Consiglio per i Laici. Con una impostazione di fondo quanto mai rilevante: le celebrazioni neocatecumenali del sabato sera “fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli” (art. 13).
Con la revisione operata dopo la scadenza della versione ad experimentum, la norma sulla Liturgia sono entrate a far parte integrante degli Statuti, in un vero e proprio braccio di ferro fra il Cammino da una parte e la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti dall’altro. Ne è venuto fuori un incontro a metà strada, che rispetto alle celebrazioni di tre anni – quelle che precedevano le norme contenute nella lettera inviata dal cardinale Arinze nel dicembre 2006 – modificano in parte la distribuzione dell’Eucaristia, lasciano le monizioni, le risonanze e lo scambio della pace anticipato e inseriscono invece tutte quelle parti del messale romano (il Credo, il Gloria, l’Orate Fratres, l’Agnus Dei) che non siano coperte da una esplicita concessione da parte della Santa Sede. “E’ il riconoscimento– dice Kiko Arguello nella conferenza stampa successiva alla consegna dello Statuto - della prassi liturgica del Cammino, la cui ecclesialità risulta fortemente rafforzata”: l’iniziatore parla di una “bomba”, per sottolineare l’importanza del fatto, e sottolinea al contempo che l’inserimento delle celebrazioni neocatecumenali nella pastorale liturgica delle parrocchie comporterà anche la caduta della prescrizione della Congregazione per il Culto Divino che prevedeva la partecipazione dei fedeli delle comunità alla messa parrocchiale della domenica “almeno una volta al mese”, “come se le nostre celebrazioni – afferma Kiko – fossero minori, o un’altra cosa”. “La realtà – dice – è che in questi mesi le Congregazioni hanno discusso e parlato molto, e che sorprendentemente ci sono venuti incontro, e hanno migliorato gli Statuti”.
Statuti che ora, all’articolo 13, affermano così: “L’Eucaristia è essenziale al Neocatecumenato, in quanto catecumenato post-battesimale vissuto in piccola comunità. L’Eucaristia infatti completa l’iniziazione cristiana. I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della Domenica. Tale celebrazione ha luogo secondo le disposizioni del Vescovo diocesano. Le celebrazioni dell’Eucaristia delle comunità neocatecumenali al sabato sera fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli. Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità si seguono i libri liturgici approvati dal Rito romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede. Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto. La celebrazione dell’Eucaristia nella piccola comunità è preparata sotto la guida del Presbitero, da un gruppo della comunità neocatecumenale, a turno, che prepara brevi monizioni alle letture, sceglie i canti, provvede il pane, il vino, i fiori, e cura il decoro e la dignità dei segni liturgici”.
E’ lo stesso fondatore – in conferenza stampa - a raccontare nel dettaglio il percorso compiuto nel corso degli anni, la sorpresa negativa di fronte alle disposizioni intervenute nel dicembre 2006 con la lettera del cardinale Arinze, il braccio di ferro con la Congregazione del Culto Divino, fino all’incontro con il papa e alle concessioni ottenute. Si parte dall’aspetto più importante, quello della Comunione. “Noi l’abbiamo finora sempre fatta da seduti, e non per disprezzo, ma perché per noi è sempre stato molto importante comunicarsi anche con il Sangue. Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa. Quando nelle cena della Pasqua ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando parlano della Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più tardi – continua Kiko spiegando i motivi dell’importanza della Comunione sotto la specie del vino – i cristiani toglieranno la cena e metteranno insieme il pane e il vino. Ora, nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei significati. Abbiamo scelto di fare la comunione seduti soprattutto per evitare che nei movimenti si versasse per terra il Sangue di Cristo. Il fedele, con tutta calma accoglie il Calice, lo porta alla bocca e si comunica con tranquillità e in modo solenne”. “Seduti come seduto era anche Gesù”, specifica Carmen.
“Nel 2005 fummo ricevuti dal papa – continua il racconto di Arguello – e abbiamo chiesto a lui aiuto per tutta la liturgia neocatecumenale”. Nel dettaglio, afferma Kiko, “abbiamo espresso al papa la necessità che nell’Eucaristia delle piccole comunità venisse anzitutto permesso che prima dell’omelia ogni fedele potesse fare una sua risonanza, una eco della Parola: è infatti importante che dei giovani, ragazzi moderni, (e il 70% di chi è in Cammino è giovane) condividano ciò che dice loro quella Parola. E’ coerente, tutto ciò, con il fatto che insegniamo loro che quella Parola è proclamata per lui, che quel Vangelo è per te, che Dio ti sta parlando, che lui debba applicare quella Parola alla sua vita. Se ci tolgono le risonanze, abbiamo detto al papa, ci fanno un gran male perché insegniamo alle persone a mettersi alla luce della Parola”. “Oltre a questo – continua il racconto di Kiko – abbiamo chiesto al papa le monizioni, le introduzioni alle Letture e lo scambio della pace, che nelle piccole comunità, dove tutti si conoscono, diventa molto importante e una cosa davvero seria. Anche la Conferenza episcopale americana e quella spagnola hanno chiesto la dispensa per anticipare il segno della pace, ma non l’hanno ottenuto: noi invece si. Sulla Comunione il papa ci disse: “Parleremo”, e non ci disse nulla. E poi arrivò la lettera di Arinze”.
Accolta ufficialmente con “gioia”, quella lettera fu per il Cammino un vero shock, e oggi lo dicono apertamente: “La lettera di Arinze, che concedeva le monizioni, le risonanze e lo scambio della pace, ma chiedeva di uniformarsi alla Comunione prevista dai libri liturgici – era per noi una vera catastrofe, dal momento che fare la comunione come tutti, senza le due specie e con le ostie, e in processione verso l’altare, significava annullare ogni segno della catechesi che si stava facendo, come pure annullare le concessioni ricevute da Giovanni Paolo II. Ci dicemmo: Signore siamo persi! – continua Kiko ricordando il momento della lettera di Arinze – Signore, qui finisce tutto!”. “Quando, nel maggio 2007, fummo nuovamente ricevuti da Benedetto XVI – continua Kiko – chiedemmo di poter ricevere la Comunione in piedi, ma restando al proprio posto, senza la processione. “Ottimo”, ci disse il papa. Ne fummo molto felici. In molti hanno provato poi a non fare approvare queste norme, ma il Signore ha voluto diversamente, e il papa ci ha concesso la Comunione in piedi senza processione”. “Ora è lui – dice sorridendo – che deve combattere con Arinze!”.
A chiarire quanto accaduto nel corso degli ultimi undici mesi è padre Mario Pezzi: “Il permesso ricevuto da Arinze sui due anni per uniformarsi ai libri liturgici scadeva nel dicembre 2007. Non è stata fatta alcuna modifica fino a questo momento perché ci avevano assicurato più volte che gli Statuti stavano per uscire, cosa che abbiamo riferito negli annunci di Avvento e Quaresima. Qualcuno – continua padre Mario - ha detto che mentivamo, ma noi riferivamo solamente quello che ci dicevano, non potevamo certo inventare... D’accordo con mons Rylko avevamo deciso che fosse bene aspettare l’uscita degli Statuti per applicare quella nuova forma di Comunicare (in piedi al proprio posto, senza processione) che nel maggio 2007 avevamo già concordato con il papa”. Poi però la pubblicazione definitiva degli Statuti è slittata di mese in mese, determinando la situazione ora sbloccatasi. In secondo luogo, precisa padre Mario, “occorre ricordare che in origine la scelta di ricevere la Comunione da seduti fu presa in accordo con la Congregazione per il Culto, guidata allora dal cardinale Mayer: la conferenza episcopale polacca e la Santa Sede ci chiesero conto del perché agivamo in quel modo e noi rispondemmo. Quando poi al Culto arrivò il cardinal Medina, che aveva un altro orientamento, di fatto tutto si bloccò”. Il cardinale Paul Augustin Mayer fu nominato prefetto della Congregazione l'8 aprile 1984 e vi rimase fino al 1° luglio 1988, quando fu chiamato a coprire il ruolo di Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei. A sostituirlo fu Eduardo Martinez Somalo (1 luglio 1988 - 21 gennaio 1992), a sua volta seguito dal card. Antonio María Javierre Ortas (24 gennaio 1992 - 21 giugno 1996). Il cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, ricordato da padre Mario Pezzi, arrivò all'ex Sant'Uffizio il 21 giugno 1996 per restarvi fino al 1 ottobre 2002, quando fu sostituito dall'attuale prefetto Francis Arinze.
“Ma non importa tutto questo – conclude Kiko – perché le cose hanno sempre un loro travaglio e tutto si fa con molta sofferenza: l’importante oggi è gioire per il fatto che il papa ha confermato che noi siamo una realtà ecclesiale che è un dono dello Spirito Santo in aiuto alla Chiesa nella nuova evangelizzazione: fino ad ora era tutto in forse, eravamo ad experimentum, ma il papa ha il carisma di confermare nella fede e lo ha fatto. Il Cammino è una realtà ecclesiale".
ROMA – Comunione in piedi sotto le due specie, ma senza alcuna processione. E conferma delle monizioni prima delle Letture, delle risonanze fra il Vangelo e l’omelia del sacerdote e dello scambio della pace anticipato, come accade anche nel rito ambrosiano: eccola la nuova celebrazione eucaristica delle comunità del Cammino Neocatecumenale dopo l’approvazione degli Statuti da parte del Pontificio Consiglio per i Laici. Con una impostazione di fondo quanto mai rilevante: le celebrazioni neocatecumenali del sabato sera “fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli” (art. 13).
Con la revisione operata dopo la scadenza della versione ad experimentum, la norma sulla Liturgia sono entrate a far parte integrante degli Statuti, in un vero e proprio braccio di ferro fra il Cammino da una parte e la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti dall’altro. Ne è venuto fuori un incontro a metà strada, che rispetto alle celebrazioni di tre anni – quelle che precedevano le norme contenute nella lettera inviata dal cardinale Arinze nel dicembre 2006 – modificano in parte la distribuzione dell’Eucaristia, lasciano le monizioni, le risonanze e lo scambio della pace anticipato e inseriscono invece tutte quelle parti del messale romano (il Credo, il Gloria, l’Orate Fratres, l’Agnus Dei) che non siano coperte da una esplicita concessione da parte della Santa Sede. “E’ il riconoscimento– dice Kiko Arguello nella conferenza stampa successiva alla consegna dello Statuto - della prassi liturgica del Cammino, la cui ecclesialità risulta fortemente rafforzata”: l’iniziatore parla di una “bomba”, per sottolineare l’importanza del fatto, e sottolinea al contempo che l’inserimento delle celebrazioni neocatecumenali nella pastorale liturgica delle parrocchie comporterà anche la caduta della prescrizione della Congregazione per il Culto Divino che prevedeva la partecipazione dei fedeli delle comunità alla messa parrocchiale della domenica “almeno una volta al mese”, “come se le nostre celebrazioni – afferma Kiko – fossero minori, o un’altra cosa”. “La realtà – dice – è che in questi mesi le Congregazioni hanno discusso e parlato molto, e che sorprendentemente ci sono venuti incontro, e hanno migliorato gli Statuti”.
Statuti che ora, all’articolo 13, affermano così: “L’Eucaristia è essenziale al Neocatecumenato, in quanto catecumenato post-battesimale vissuto in piccola comunità. L’Eucaristia infatti completa l’iniziazione cristiana. I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della Domenica. Tale celebrazione ha luogo secondo le disposizioni del Vescovo diocesano. Le celebrazioni dell’Eucaristia delle comunità neocatecumenali al sabato sera fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli. Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità si seguono i libri liturgici approvati dal Rito romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede. Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto. La celebrazione dell’Eucaristia nella piccola comunità è preparata sotto la guida del Presbitero, da un gruppo della comunità neocatecumenale, a turno, che prepara brevi monizioni alle letture, sceglie i canti, provvede il pane, il vino, i fiori, e cura il decoro e la dignità dei segni liturgici”.
E’ lo stesso fondatore – in conferenza stampa - a raccontare nel dettaglio il percorso compiuto nel corso degli anni, la sorpresa negativa di fronte alle disposizioni intervenute nel dicembre 2006 con la lettera del cardinale Arinze, il braccio di ferro con la Congregazione del Culto Divino, fino all’incontro con il papa e alle concessioni ottenute. Si parte dall’aspetto più importante, quello della Comunione. “Noi l’abbiamo finora sempre fatta da seduti, e non per disprezzo, ma perché per noi è sempre stato molto importante comunicarsi anche con il Sangue. Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa. Quando nelle cena della Pasqua ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando parlano della Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più tardi – continua Kiko spiegando i motivi dell’importanza della Comunione sotto la specie del vino – i cristiani toglieranno la cena e metteranno insieme il pane e il vino. Ora, nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei significati. Abbiamo scelto di fare la comunione seduti soprattutto per evitare che nei movimenti si versasse per terra il Sangue di Cristo. Il fedele, con tutta calma accoglie il Calice, lo porta alla bocca e si comunica con tranquillità e in modo solenne”. “Seduti come seduto era anche Gesù”, specifica Carmen.
“Nel 2005 fummo ricevuti dal papa – continua il racconto di Arguello – e abbiamo chiesto a lui aiuto per tutta la liturgia neocatecumenale”. Nel dettaglio, afferma Kiko, “abbiamo espresso al papa la necessità che nell’Eucaristia delle piccole comunità venisse anzitutto permesso che prima dell’omelia ogni fedele potesse fare una sua risonanza, una eco della Parola: è infatti importante che dei giovani, ragazzi moderni, (e il 70% di chi è in Cammino è giovane) condividano ciò che dice loro quella Parola. E’ coerente, tutto ciò, con il fatto che insegniamo loro che quella Parola è proclamata per lui, che quel Vangelo è per te, che Dio ti sta parlando, che lui debba applicare quella Parola alla sua vita. Se ci tolgono le risonanze, abbiamo detto al papa, ci fanno un gran male perché insegniamo alle persone a mettersi alla luce della Parola”. “Oltre a questo – continua il racconto di Kiko – abbiamo chiesto al papa le monizioni, le introduzioni alle Letture e lo scambio della pace, che nelle piccole comunità, dove tutti si conoscono, diventa molto importante e una cosa davvero seria. Anche la Conferenza episcopale americana e quella spagnola hanno chiesto la dispensa per anticipare il segno della pace, ma non l’hanno ottenuto: noi invece si. Sulla Comunione il papa ci disse: “Parleremo”, e non ci disse nulla. E poi arrivò la lettera di Arinze”.
Accolta ufficialmente con “gioia”, quella lettera fu per il Cammino un vero shock, e oggi lo dicono apertamente: “La lettera di Arinze, che concedeva le monizioni, le risonanze e lo scambio della pace, ma chiedeva di uniformarsi alla Comunione prevista dai libri liturgici – era per noi una vera catastrofe, dal momento che fare la comunione come tutti, senza le due specie e con le ostie, e in processione verso l’altare, significava annullare ogni segno della catechesi che si stava facendo, come pure annullare le concessioni ricevute da Giovanni Paolo II. Ci dicemmo: Signore siamo persi! – continua Kiko ricordando il momento della lettera di Arinze – Signore, qui finisce tutto!”. “Quando, nel maggio 2007, fummo nuovamente ricevuti da Benedetto XVI – continua Kiko – chiedemmo di poter ricevere la Comunione in piedi, ma restando al proprio posto, senza la processione. “Ottimo”, ci disse il papa. Ne fummo molto felici. In molti hanno provato poi a non fare approvare queste norme, ma il Signore ha voluto diversamente, e il papa ci ha concesso la Comunione in piedi senza processione”. “Ora è lui – dice sorridendo – che deve combattere con Arinze!”.
A chiarire quanto accaduto nel corso degli ultimi undici mesi è padre Mario Pezzi: “Il permesso ricevuto da Arinze sui due anni per uniformarsi ai libri liturgici scadeva nel dicembre 2007. Non è stata fatta alcuna modifica fino a questo momento perché ci avevano assicurato più volte che gli Statuti stavano per uscire, cosa che abbiamo riferito negli annunci di Avvento e Quaresima. Qualcuno – continua padre Mario - ha detto che mentivamo, ma noi riferivamo solamente quello che ci dicevano, non potevamo certo inventare... D’accordo con mons Rylko avevamo deciso che fosse bene aspettare l’uscita degli Statuti per applicare quella nuova forma di Comunicare (in piedi al proprio posto, senza processione) che nel maggio 2007 avevamo già concordato con il papa”. Poi però la pubblicazione definitiva degli Statuti è slittata di mese in mese, determinando la situazione ora sbloccatasi. In secondo luogo, precisa padre Mario, “occorre ricordare che in origine la scelta di ricevere la Comunione da seduti fu presa in accordo con la Congregazione per il Culto, guidata allora dal cardinale Mayer: la conferenza episcopale polacca e la Santa Sede ci chiesero conto del perché agivamo in quel modo e noi rispondemmo. Quando poi al Culto arrivò il cardinal Medina, che aveva un altro orientamento, di fatto tutto si bloccò”. Il cardinale Paul Augustin Mayer fu nominato prefetto della Congregazione l'8 aprile 1984 e vi rimase fino al 1° luglio 1988, quando fu chiamato a coprire il ruolo di Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei. A sostituirlo fu Eduardo Martinez Somalo (1 luglio 1988 - 21 gennaio 1992), a sua volta seguito dal card. Antonio María Javierre Ortas (24 gennaio 1992 - 21 giugno 1996). Il cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, ricordato da padre Mario Pezzi, arrivò all'ex Sant'Uffizio il 21 giugno 1996 per restarvi fino al 1 ottobre 2002, quando fu sostituito dall'attuale prefetto Francis Arinze.
“Ma non importa tutto questo – conclude Kiko – perché le cose hanno sempre un loro travaglio e tutto si fa con molta sofferenza: l’importante oggi è gioire per il fatto che il papa ha confermato che noi siamo una realtà ecclesiale che è un dono dello Spirito Santo in aiuto alla Chiesa nella nuova evangelizzazione: fino ad ora era tutto in forse, eravamo ad experimentum, ma il papa ha il carisma di confermare nella fede e lo ha fatto. Il Cammino è una realtà ecclesiale".
Cammino neocatecumenale: e le catechesi? Kiko: “Sono approvate da tempo”
Gli Orientamenti alle equipes dei catechisti passati “al setaccio” dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e approvate da Ratzinger già nel 2003. Ora – afferma Kiko in conferenza stampa – “è desiderio del papa che vengano pubblicate”. I dettagli…
ROMA – E le catechesi? A Statuti approvati, che ne è dei testi delle catechesi di Kiko e Carmen utilizzati come riferimenti dai catechisti del Cammino e dei quali fa esplicita menzione il testo stesso appena approvato dal Pontificio Consiglio per i Laici? Novità in arrivo, e rilevanti, anche da questo punto di vista: secondo Kiko saranno presto pubblicate, dal momento che la volontà del papa sarebbe questa. Catechesi che, afferma l’iniziatore del Cammino, sono stati esaminati e approvati, ricevendo il nulla osta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. E tutto questo già nel lontano 2003, quando alla guida dell’ex Sant’Uffizio c’era ancora il cardinale Joseph Ratzinger.
Kiko Arguello racconta tutto questo nel corso della conferenza stampa di presentazione dei nuovi Statuti del Cammino. “Quando Ratzinger era alla Congregazione per la Dottrina della Fede vi vennero chiesti tutti i nostri scritti. Hanno passato al setaccio ogni parola che io e Carmen abbiamo detto: si trattava della trascrizione delle nostre catechesi, avevamo parlato a braccio, con la foga del momento, secondo i canoni della tradizione orale, ma eravamo stati registrati e le nostre catechesi erano state trascritte e venivano usate come punto di riferimento dai catechisti. In verità –precisa Kiko - questi non dovevano ripetere le nostre parole, ma solamente usarle come un orientamento, per poi fare la loro catechesi. Quei testi comunque –anche perché nel frattempo uscirono libri che parlavano dell’eresia di Kiko Arguello, e padre Zoffoli mi accusava di essere il Lutero della Chiesa - ci sono stati richiesti dalla Santa Sede, che ha voluto esaminarli tutti: quando veniva individuata una frase poco chiara ci hanno obbligato a cambiare, dicendoci che cosa andava scritto al posto della frase cancellata. Oltre 2200 citazioni del catechismo sono state aggiunte ai nostri testi, che oggi è lo strumento di lavoro dei catechisti. Grazie a Dio non è cambiato moltissimo, e anzi siamo stati lodati per le catechesi sulla croce, sulla sofferenza, sulla sessualità, ecc”.
“Ad esaminare le nostre catechesi – continua Kiko – fu una Commissione presieduta da mons. Tarcisio Bertone, all’epoca segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, affiancata da una nostra Commissione. Hanno rivisto tutto, e approvato tutto”. Questa novità fu comunicata agli iniziatori – dice il Cammino –con una comunicazione scritta inviata dal cardinale James Stafford, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici – il 1 marzo 2003 (Prot. N°219/03 AIC-110). Che la comunicazione arrivasse dal Pontificio Consiglio, dice oggi padre Mario Pezzi, fu del tutto normale, dal momento che da palazzo San Calisto mediarono fin dal principio i rapporti fra il Cammino e tutte le altre Congregazioni (ben quattro) che ebbero rapporti con l’itinerario di formazione iniziato da Kiko e Carmen.
E allora perché, se tutto è stato approvato nel 2003, a distanza di cinque anni ancora non abbiamo visto o letto nulla di ufficiale e definitivo? “Perché una volta esaurito quell’iter – afferma Kiko - ci venne detto che per la pubblicazione si era pensato di attendere gli studi svolti dalla Congregazione per il Culto Divino sulla liturgia e dalla Congregazione del Clero per la pastorale catechetica, in modo da fare una pubblicazione unica. E ancora stiamo aspettando…”. Ma, ed è questa la novità, “sappiamo che il papa vuole ora che anche le catechesi diventino pubbliche, indipendentemente dagli studi degli altri dicasteri: un desiderio, quello del Santo Padre, – dice Kiko – che ci è stato confermato dal segretario sostituto di Stato, mons. Filoni”. “Non sappiamo con quali tempi, dunque, ma presto la pubblicazione degli Orientamenti alle equipes di catechisti sancirà l’ultima fase del percorso di approvazione dei contenuti teologici del Cammino”.
ROMA – E le catechesi? A Statuti approvati, che ne è dei testi delle catechesi di Kiko e Carmen utilizzati come riferimenti dai catechisti del Cammino e dei quali fa esplicita menzione il testo stesso appena approvato dal Pontificio Consiglio per i Laici? Novità in arrivo, e rilevanti, anche da questo punto di vista: secondo Kiko saranno presto pubblicate, dal momento che la volontà del papa sarebbe questa. Catechesi che, afferma l’iniziatore del Cammino, sono stati esaminati e approvati, ricevendo il nulla osta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. E tutto questo già nel lontano 2003, quando alla guida dell’ex Sant’Uffizio c’era ancora il cardinale Joseph Ratzinger.
Kiko Arguello racconta tutto questo nel corso della conferenza stampa di presentazione dei nuovi Statuti del Cammino. “Quando Ratzinger era alla Congregazione per la Dottrina della Fede vi vennero chiesti tutti i nostri scritti. Hanno passato al setaccio ogni parola che io e Carmen abbiamo detto: si trattava della trascrizione delle nostre catechesi, avevamo parlato a braccio, con la foga del momento, secondo i canoni della tradizione orale, ma eravamo stati registrati e le nostre catechesi erano state trascritte e venivano usate come punto di riferimento dai catechisti. In verità –precisa Kiko - questi non dovevano ripetere le nostre parole, ma solamente usarle come un orientamento, per poi fare la loro catechesi. Quei testi comunque –anche perché nel frattempo uscirono libri che parlavano dell’eresia di Kiko Arguello, e padre Zoffoli mi accusava di essere il Lutero della Chiesa - ci sono stati richiesti dalla Santa Sede, che ha voluto esaminarli tutti: quando veniva individuata una frase poco chiara ci hanno obbligato a cambiare, dicendoci che cosa andava scritto al posto della frase cancellata. Oltre 2200 citazioni del catechismo sono state aggiunte ai nostri testi, che oggi è lo strumento di lavoro dei catechisti. Grazie a Dio non è cambiato moltissimo, e anzi siamo stati lodati per le catechesi sulla croce, sulla sofferenza, sulla sessualità, ecc”.
“Ad esaminare le nostre catechesi – continua Kiko – fu una Commissione presieduta da mons. Tarcisio Bertone, all’epoca segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, affiancata da una nostra Commissione. Hanno rivisto tutto, e approvato tutto”. Questa novità fu comunicata agli iniziatori – dice il Cammino –con una comunicazione scritta inviata dal cardinale James Stafford, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici – il 1 marzo 2003 (Prot. N°219/03 AIC-110). Che la comunicazione arrivasse dal Pontificio Consiglio, dice oggi padre Mario Pezzi, fu del tutto normale, dal momento che da palazzo San Calisto mediarono fin dal principio i rapporti fra il Cammino e tutte le altre Congregazioni (ben quattro) che ebbero rapporti con l’itinerario di formazione iniziato da Kiko e Carmen.
E allora perché, se tutto è stato approvato nel 2003, a distanza di cinque anni ancora non abbiamo visto o letto nulla di ufficiale e definitivo? “Perché una volta esaurito quell’iter – afferma Kiko - ci venne detto che per la pubblicazione si era pensato di attendere gli studi svolti dalla Congregazione per il Culto Divino sulla liturgia e dalla Congregazione del Clero per la pastorale catechetica, in modo da fare una pubblicazione unica. E ancora stiamo aspettando…”. Ma, ed è questa la novità, “sappiamo che il papa vuole ora che anche le catechesi diventino pubbliche, indipendentemente dagli studi degli altri dicasteri: un desiderio, quello del Santo Padre, – dice Kiko – che ci è stato confermato dal segretario sostituto di Stato, mons. Filoni”. “Non sappiamo con quali tempi, dunque, ma presto la pubblicazione degli Orientamenti alle equipes di catechisti sancirà l’ultima fase del percorso di approvazione dei contenuti teologici del Cammino”.
sabato 14 giugno 2008
Cammino neocatecumenale, la storica consegna
Cerimonia di consegna ufficiale al Pontificio Consiglio per i Laici del nuovo testo degli Statuti: due ore per un traguardo atteso quarant’anni. Le parole di Kiko e Carmen, le raccomandazioni del cardinal Rylko.
ROMA – Nel cuore di Trastevere, a due passi dalla basilica di Santa Maria, si consuma un momento storico per la vita della Chiesa uscita dal Concilio Vaticano II: c’è il riconoscimento ufficiale, espresso sotto forma di approvazione definitiva degli Statuti, di una realtà sorta immediatamente dopo il Concilio, nata in Spagna nel 1964 e approdata a Roma nel 1968. Quarant’anni dopo, il suo iniziatore prende in mano il testo giuridico che definisce natura e ruolo del Cammino neocatecumenale: a porgerglielo è il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il dicastero vaticano impegnato per anni e anni nel coordinamento del lavoro di riconoscimento. Un compito gravoso e difficile, reso complicato dalla particolare natura del Cammino neocatecumenale: non un movimento, non una associazione di persone della quale entrare a far parte, ma un itinerario, un metodo, un percorso stabilito, scandito da passaggi e momenti, nel corso dei quali riscoprire i fondamenti del proprio battesimo e dunque della propria fede cattolica. Quarant’anni dopo l’arrivo a Roma, Kiko Arguello, pittore di professione, cantante per diletto, ormai da tempo leader di una realtà fra le più dinamiche e vive della Chiesa cattolica, riceve insieme a Carmen Hernandez e a padre Mario Pezzi (gli altri due componenti della equipe responsabile a livello internazionale del Cammino) il testo definitivo degli Statuti dalle mani del cardinale Stanislaw Rylko, uno dei più convinti sostenitori del Cammino.
L’Aula magna del Pontificio Consiglio è al primo piano di palazzo San Calisto: ci arrivi districandoti per le stradine di Trastevere e continui a districarti anche dentro, fra i due lunghi tavoli con comode poltrone posti da un lato e dall’altro dell’Aula. Cinquanta persone affollano la sala: uomini e donne di mezza età, tutti protagonisti dei primi passi del Cammino neocatecumenale, a Roma o in Spagna. Mariti e mogli, ma anche sacerdoti, tutti con il vestito delle grandi occasioni e in fondo, oltre che emozionati, anche orgogliosi di poter essere presenti all’evento. Kiko Arguello si presenta chitarra in mano con la sua tradizionale giacca nera, assai più formale di Carmen che sfoggia una maglietta nera con una grande scritta centrale: “Sydney, Australia”. La Giornata mondiale della Gioventù, in fondo, è vicina: il Cammino prepara non solo la partecipazione dei giovani di molte sue comunità all’evento internazionale con il papa, ma anche il successivo incontro fra i neocatecumenali e i tre dell’équipe internazionale, previsto come di consueto – ormai – per il lunedì successivo alla chiusura del grande evento. Carmen sottolinea il tema con l’abbigliamento, e d’altronde al Pontificio Consiglio per i Laici – che della Gmg è in fondo l’organizzatore – sa di giocare in casa.
Kiko, Carmen e padre Mario si siedono di lato: al tavolo centrale si siedono i membri del Pontificio Consiglio per i Laici, con il segretario mons. Clemens e il presidente card. Rylko. E’ lui – come da etichetta – l’ultimo ad arrivare, e si inizia con Kiko alla chitarra e un canto (uno dei suoi) alla Madonna. Cantano tutti, i neocatecumeni: gli altri… ascoltano. La lettura di un passo di Vangelo precede la lettura ufficiale del Decreto con il quale il Pontificio Consiglio per i Laici “decreta l’approvazione definitiva dello Statuto del Cammino Neocatecumenale … nella fiducia che queste norme statutarie costituiscano linee guida ferme e sicure per la vita del Cammino e che esse siano di aiuto ai Pastori nel loro paterno e vigile accompagnamento delle comunità neocatecumenali nelle Chiese particolari”. La decisione, è specificato in premessa, è data “tenuto conto del prezioso contributo, attestato da numerosi vescovi, che il Cammino continua ad apportare all’opera della nuova evangelizzazione, mediante una prassi accolta e valorizzata nei suoi ormai quarant’anni di vita in molte Chiese particolari”. Il decreto porta la data dell’11 maggio 2008, solennità di Pentecoste: un segno evidente del fatto che si vuole considerare il Cammino come uno dei frutti suscitati per opera dello Spirito Santo. Le due firme sono quelle del segretario e del presidente del dicastero vaticano. Flash e telecamere, insieme a sorrisi, per il momento ufficiale del passaggio di mano fra Rylko e Arguello.
D’obbligo ascoltare i protagonisti. Il primo intervento è di Kiko, che ringrazia tutti, ad iniziare naturalmente da Dio (il Padre, il Figlio, lo Spirito) e dalla Vergine che “ci ha sempre sostenuto, sorretto e consolato”. Torna indietro con la memoria all’arrivo in Italia, alla visita alla Madonna di Pompei, ai primi tempi a Roma, “come poveracci che non sapevano neppure parlare italiano”. Il racconto è dei primi passi al “Borghetto latino” con le baracche dai tetti di lamiera e l’incontro con un gruppo giovanile della Parrocchia dei Martiri Canadesi, che sarebbe diventata col tempo la prima parrocchia a vivere il Cammino. I primi sacerdoti, i primi vescovi, l’incontro con il primo papa, Paolo VI: “Con i suoi occhi azzurri mi chiamò e mi disse: “Kiko, sii umile e fedele alla Chiesa e la Chiesa ti sarà fedele”. Forse non sono stato umile, ma fedele si, e oggi si compie quella parola”, racconta Kiko. C’è il ringraziamento per Giovanni Paolo II, che andò in elicottero fino al Centro neocatecumenale di Porto San Giorgio per l’invio in missione delle famiglie, e da pontefice riconobbe il Cammino come “itinerario di formazione cattolico valido per i tempi odierni”, una formula conservata fino ad oggi. E c’è poi il capitolo Joseph Ratzinger, il racconto della loro conoscenza a Regensburg, la cena in un ristorante, la visita al vescovo di Monaco con Ratzinger che faceva da interprete fra i due. E poi, una volta che papa Wojtyla ebbe nominato il cardinale tedesco a prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, la richiesta ufficiale dei testi delle catechesi e il lungo lavoro di revisione che ne seguì. Fino all’approvazione definitiva degli Statuti. “Non siamo degni di tutto questo”, dice Kiko.
Si siede Kiko, e si alza Carmen: giusto che lo faccia anche lei, e lo fa per parecchio tempo. Inizia in italiano, condisce presto con qualche parola di spagnolo fino a cedere totalmente e ad esprimersi solo nella sua lingua natale: è contenta per Santa Romana Chiesa, dice, fa notare la coincidenza con il santo del giorno, Sant’Antonio da Padova (o di Lisbona, come sottolineano i non italiani), patrono delle cause impossibili, e si lancia nel sottolineare aspetti delle letture del giorno, ad iniziare dalla prima lettura con protagonista il profeta Elia. Kiko le chiede più volte di tornare in tema (la consegna degli Statuti), ma Carmen – figurarsi – non sta certo ad ascoltarlo e quanto più lui cerca di riportarla sui binari giusti e opportuni per l’occasione, tanto più lei si convince di dover proseguire facendo il contrario di quanto richiesto da Kiko: “Degli Statuti non mi importa nulla”, dice ad un certo punto esasperata dai richiami di Kiko a parlare degli Statuti. Non c’è che dire: un giorno i biografi – e ci saranno certamente - potranno sbizzarrirsi nel delineare i contorni del rapporto umano fra i due iniziatori. “Lo Statuto è l’impalcatura, l’importante è la Chiesa”, precisa Carmen immediatamente dopo, ed a questa frase si aggrappa Rylko per riprendere finalmente la parola: “Siamo qui per questo: è la causa della Chiesa che ci sta a cuore – afferma il cardinale – e credo che uno dei più grandi frutti del Cammino è quello di riuscire a far scoprire a tanti battezzati la causa e l’importanza della Chiesa”. Ci sta bene un canto, anche se fuori programma: “Kiko, un canto: Risuscitò!”, chiede e anzi quasi comanda Rylko. Detto, fatto: chitarra in mano, parte il canto più conosciuto del Cammino. E infatti, stavolta, lo cantano praticamente tutti. “Facciamo dire due parole a padre Mario!”, chiede Kiko. “No”, risponde deciso Rylko: il tempo a sua disposizione se lo è mangiato, interessi compresi, tutto Carmen, parlando per venticinque minuti. Per i rappresentanti del Cammino non c’è più tempo: tocca ora al cardinale.
“So bene quanto avete aspettato questo momento – dice – e ora è arrivata questa autorevole conferma dell’autenticità del Cammino”: non un semplice “adempimento giuridico”, ma il riconoscimento di una novità suscitata dallo Spirito Santo. Il Cammino per Rylko ha sempre “cercato di essere fedele agli insegnamenti del Concilio” e l’autenticità del carisma è stata garantita dalla “disponibilità a sottomettersi al riconoscimento delle autorità ecclesiali”, disponibilità della quale “va dato atto al Cammino”. Nel momento della “revisione” dello Statuto, Rylko afferma che “la Chiesa vi è stata fedele” e che “anche voi dovete continuare ad esserlo”. Ammonisce che “la fedeltà non è acquisita una volta per tutte” ma “richiede impegno e vigilanza costante”. Riprendendo il discorso che il suo predecessore alla guida del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinale James Stafford, fece al momento del via libera ad experimentum degli Statuti nel 2002, Rylko sottolinea alcuni punti “da non trascurare per una corretta attuazione” del documento approvato, ad iniziare dall’“indispensabile rapporto con il vescovo diocesano, primo catechista del gregge a lui affidato”: “E’ necessario non operare nulla senza il vescovo” e avere nei loro confronti un “atteggiamento rispettoso e obbediente verso le loro indicazioni”. D’altro canto gli Statuti sono anche uno strumento in mano ai pastori per conoscere meglio il Cammino e per poter andare incontro ad esso “con molto amore”, sulla scia di quanto sostenuto dal papa che afferma che i movimenti e le nuove realtà ecclesiali “non sono un problema, ma un dono del Signore”. Devono essere tenute in considerazione – sottolinea ancora Rylko – le caratteristiche delle realtà locali dove il Cammino si innesta, e deve essere rispettato il ruolo dei parroci, i rapporti con i quali “esigono impegno continuo per una matura comunione”. “L’adeguato atteggiamento per l’innesto del Cammino neocatecumenale in una Chiesa particolare è quello dello spirito di servizio”, riassume prima di ricordare la necessità di valorizzare il ruolo del presbitero e di curare “la formazione umana dei catechisti”, la cui “delicata responsabilità richiede studio attento e costante, oltre che mitezza e dedizione”. Un passaggio sulla liturgia e sull’integrazione delle norme nel testo approvato, la rassicurazione della vicinanza del Pontificio Consiglio e la chiusura: “La consegna degli Statuti è una pietra miliare nella storia del Cammino: la Chiesa si aspetta da voi frutti maturi”.
ROMA – Nel cuore di Trastevere, a due passi dalla basilica di Santa Maria, si consuma un momento storico per la vita della Chiesa uscita dal Concilio Vaticano II: c’è il riconoscimento ufficiale, espresso sotto forma di approvazione definitiva degli Statuti, di una realtà sorta immediatamente dopo il Concilio, nata in Spagna nel 1964 e approdata a Roma nel 1968. Quarant’anni dopo, il suo iniziatore prende in mano il testo giuridico che definisce natura e ruolo del Cammino neocatecumenale: a porgerglielo è il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il dicastero vaticano impegnato per anni e anni nel coordinamento del lavoro di riconoscimento. Un compito gravoso e difficile, reso complicato dalla particolare natura del Cammino neocatecumenale: non un movimento, non una associazione di persone della quale entrare a far parte, ma un itinerario, un metodo, un percorso stabilito, scandito da passaggi e momenti, nel corso dei quali riscoprire i fondamenti del proprio battesimo e dunque della propria fede cattolica. Quarant’anni dopo l’arrivo a Roma, Kiko Arguello, pittore di professione, cantante per diletto, ormai da tempo leader di una realtà fra le più dinamiche e vive della Chiesa cattolica, riceve insieme a Carmen Hernandez e a padre Mario Pezzi (gli altri due componenti della equipe responsabile a livello internazionale del Cammino) il testo definitivo degli Statuti dalle mani del cardinale Stanislaw Rylko, uno dei più convinti sostenitori del Cammino.
L’Aula magna del Pontificio Consiglio è al primo piano di palazzo San Calisto: ci arrivi districandoti per le stradine di Trastevere e continui a districarti anche dentro, fra i due lunghi tavoli con comode poltrone posti da un lato e dall’altro dell’Aula. Cinquanta persone affollano la sala: uomini e donne di mezza età, tutti protagonisti dei primi passi del Cammino neocatecumenale, a Roma o in Spagna. Mariti e mogli, ma anche sacerdoti, tutti con il vestito delle grandi occasioni e in fondo, oltre che emozionati, anche orgogliosi di poter essere presenti all’evento. Kiko Arguello si presenta chitarra in mano con la sua tradizionale giacca nera, assai più formale di Carmen che sfoggia una maglietta nera con una grande scritta centrale: “Sydney, Australia”. La Giornata mondiale della Gioventù, in fondo, è vicina: il Cammino prepara non solo la partecipazione dei giovani di molte sue comunità all’evento internazionale con il papa, ma anche il successivo incontro fra i neocatecumenali e i tre dell’équipe internazionale, previsto come di consueto – ormai – per il lunedì successivo alla chiusura del grande evento. Carmen sottolinea il tema con l’abbigliamento, e d’altronde al Pontificio Consiglio per i Laici – che della Gmg è in fondo l’organizzatore – sa di giocare in casa.
Kiko, Carmen e padre Mario si siedono di lato: al tavolo centrale si siedono i membri del Pontificio Consiglio per i Laici, con il segretario mons. Clemens e il presidente card. Rylko. E’ lui – come da etichetta – l’ultimo ad arrivare, e si inizia con Kiko alla chitarra e un canto (uno dei suoi) alla Madonna. Cantano tutti, i neocatecumeni: gli altri… ascoltano. La lettura di un passo di Vangelo precede la lettura ufficiale del Decreto con il quale il Pontificio Consiglio per i Laici “decreta l’approvazione definitiva dello Statuto del Cammino Neocatecumenale … nella fiducia che queste norme statutarie costituiscano linee guida ferme e sicure per la vita del Cammino e che esse siano di aiuto ai Pastori nel loro paterno e vigile accompagnamento delle comunità neocatecumenali nelle Chiese particolari”. La decisione, è specificato in premessa, è data “tenuto conto del prezioso contributo, attestato da numerosi vescovi, che il Cammino continua ad apportare all’opera della nuova evangelizzazione, mediante una prassi accolta e valorizzata nei suoi ormai quarant’anni di vita in molte Chiese particolari”. Il decreto porta la data dell’11 maggio 2008, solennità di Pentecoste: un segno evidente del fatto che si vuole considerare il Cammino come uno dei frutti suscitati per opera dello Spirito Santo. Le due firme sono quelle del segretario e del presidente del dicastero vaticano. Flash e telecamere, insieme a sorrisi, per il momento ufficiale del passaggio di mano fra Rylko e Arguello.
D’obbligo ascoltare i protagonisti. Il primo intervento è di Kiko, che ringrazia tutti, ad iniziare naturalmente da Dio (il Padre, il Figlio, lo Spirito) e dalla Vergine che “ci ha sempre sostenuto, sorretto e consolato”. Torna indietro con la memoria all’arrivo in Italia, alla visita alla Madonna di Pompei, ai primi tempi a Roma, “come poveracci che non sapevano neppure parlare italiano”. Il racconto è dei primi passi al “Borghetto latino” con le baracche dai tetti di lamiera e l’incontro con un gruppo giovanile della Parrocchia dei Martiri Canadesi, che sarebbe diventata col tempo la prima parrocchia a vivere il Cammino. I primi sacerdoti, i primi vescovi, l’incontro con il primo papa, Paolo VI: “Con i suoi occhi azzurri mi chiamò e mi disse: “Kiko, sii umile e fedele alla Chiesa e la Chiesa ti sarà fedele”. Forse non sono stato umile, ma fedele si, e oggi si compie quella parola”, racconta Kiko. C’è il ringraziamento per Giovanni Paolo II, che andò in elicottero fino al Centro neocatecumenale di Porto San Giorgio per l’invio in missione delle famiglie, e da pontefice riconobbe il Cammino come “itinerario di formazione cattolico valido per i tempi odierni”, una formula conservata fino ad oggi. E c’è poi il capitolo Joseph Ratzinger, il racconto della loro conoscenza a Regensburg, la cena in un ristorante, la visita al vescovo di Monaco con Ratzinger che faceva da interprete fra i due. E poi, una volta che papa Wojtyla ebbe nominato il cardinale tedesco a prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, la richiesta ufficiale dei testi delle catechesi e il lungo lavoro di revisione che ne seguì. Fino all’approvazione definitiva degli Statuti. “Non siamo degni di tutto questo”, dice Kiko.
Si siede Kiko, e si alza Carmen: giusto che lo faccia anche lei, e lo fa per parecchio tempo. Inizia in italiano, condisce presto con qualche parola di spagnolo fino a cedere totalmente e ad esprimersi solo nella sua lingua natale: è contenta per Santa Romana Chiesa, dice, fa notare la coincidenza con il santo del giorno, Sant’Antonio da Padova (o di Lisbona, come sottolineano i non italiani), patrono delle cause impossibili, e si lancia nel sottolineare aspetti delle letture del giorno, ad iniziare dalla prima lettura con protagonista il profeta Elia. Kiko le chiede più volte di tornare in tema (la consegna degli Statuti), ma Carmen – figurarsi – non sta certo ad ascoltarlo e quanto più lui cerca di riportarla sui binari giusti e opportuni per l’occasione, tanto più lei si convince di dover proseguire facendo il contrario di quanto richiesto da Kiko: “Degli Statuti non mi importa nulla”, dice ad un certo punto esasperata dai richiami di Kiko a parlare degli Statuti. Non c’è che dire: un giorno i biografi – e ci saranno certamente - potranno sbizzarrirsi nel delineare i contorni del rapporto umano fra i due iniziatori. “Lo Statuto è l’impalcatura, l’importante è la Chiesa”, precisa Carmen immediatamente dopo, ed a questa frase si aggrappa Rylko per riprendere finalmente la parola: “Siamo qui per questo: è la causa della Chiesa che ci sta a cuore – afferma il cardinale – e credo che uno dei più grandi frutti del Cammino è quello di riuscire a far scoprire a tanti battezzati la causa e l’importanza della Chiesa”. Ci sta bene un canto, anche se fuori programma: “Kiko, un canto: Risuscitò!”, chiede e anzi quasi comanda Rylko. Detto, fatto: chitarra in mano, parte il canto più conosciuto del Cammino. E infatti, stavolta, lo cantano praticamente tutti. “Facciamo dire due parole a padre Mario!”, chiede Kiko. “No”, risponde deciso Rylko: il tempo a sua disposizione se lo è mangiato, interessi compresi, tutto Carmen, parlando per venticinque minuti. Per i rappresentanti del Cammino non c’è più tempo: tocca ora al cardinale.
“So bene quanto avete aspettato questo momento – dice – e ora è arrivata questa autorevole conferma dell’autenticità del Cammino”: non un semplice “adempimento giuridico”, ma il riconoscimento di una novità suscitata dallo Spirito Santo. Il Cammino per Rylko ha sempre “cercato di essere fedele agli insegnamenti del Concilio” e l’autenticità del carisma è stata garantita dalla “disponibilità a sottomettersi al riconoscimento delle autorità ecclesiali”, disponibilità della quale “va dato atto al Cammino”. Nel momento della “revisione” dello Statuto, Rylko afferma che “la Chiesa vi è stata fedele” e che “anche voi dovete continuare ad esserlo”. Ammonisce che “la fedeltà non è acquisita una volta per tutte” ma “richiede impegno e vigilanza costante”. Riprendendo il discorso che il suo predecessore alla guida del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinale James Stafford, fece al momento del via libera ad experimentum degli Statuti nel 2002, Rylko sottolinea alcuni punti “da non trascurare per una corretta attuazione” del documento approvato, ad iniziare dall’“indispensabile rapporto con il vescovo diocesano, primo catechista del gregge a lui affidato”: “E’ necessario non operare nulla senza il vescovo” e avere nei loro confronti un “atteggiamento rispettoso e obbediente verso le loro indicazioni”. D’altro canto gli Statuti sono anche uno strumento in mano ai pastori per conoscere meglio il Cammino e per poter andare incontro ad esso “con molto amore”, sulla scia di quanto sostenuto dal papa che afferma che i movimenti e le nuove realtà ecclesiali “non sono un problema, ma un dono del Signore”. Devono essere tenute in considerazione – sottolinea ancora Rylko – le caratteristiche delle realtà locali dove il Cammino si innesta, e deve essere rispettato il ruolo dei parroci, i rapporti con i quali “esigono impegno continuo per una matura comunione”. “L’adeguato atteggiamento per l’innesto del Cammino neocatecumenale in una Chiesa particolare è quello dello spirito di servizio”, riassume prima di ricordare la necessità di valorizzare il ruolo del presbitero e di curare “la formazione umana dei catechisti”, la cui “delicata responsabilità richiede studio attento e costante, oltre che mitezza e dedizione”. Un passaggio sulla liturgia e sull’integrazione delle norme nel testo approvato, la rassicurazione della vicinanza del Pontificio Consiglio e la chiusura: “La consegna degli Statuti è una pietra miliare nella storia del Cammino: la Chiesa si aspetta da voi frutti maturi”.
venerdì 13 giugno 2008
Cammino neocatecumenale, ecco i nuovi Statuti
ROMA – Approvazione definitiva degli Statuti e riconoscimento ufficiale del Cammino neocatecumenale come “metodo di formazione cattolica”, con celebrazioni inserite nella normale pastorale liturgica delle parrocchie e integrazione nel testo degli Statuti delle norme sulla liturgia, a partire dalla Comunione che d’ora in avanti sarà ricevuta dai fedeli delle varie comunità non più seduti, ma in piedi, seppur al proprio posto e senza processione verso l’altare. E’ una giornata storica quella del 13 giugno 2008 per il Cammino Neocatecumenale: la Santa Sede, attraverso il Pontificio Consiglio per i Laici, consegna agli iniziatori Kiko Arguello e Carmen Hernandez, la versione definitiva degli Statuti e dopo cinque anni di sperimentazione e undici mesi e mezzo di verifiche ulteriori, concede quel riconoscimento ufficiale che il Cammino attendeva da quarant’anni. Un passo fondamentale che sarà in un futuro non lontano affiancato – afferma Kiko - dalla pubblicazione delle catechesi integrali dei due iniziatori, quelle contenute nel volume sugli “Orientamenti alle equipes di catechisti” e che “hanno ottenuto già da tempo il nulla osta della Congregazione per la Dottrina della fede”.
IL RICONOSCIMENTO – Non un movimento ecclesiale né un’associazione di persone: la Santa Sede riconosce il Cammino neocatecumenale come un “itinerario di formazione cattolica”, cioè un programma di formazione alla vita cristiana impartito in comunità e condotto secondo ritmi e metodi specifici, tanto dal punto di vista catechetico che da quello liturgico. E’ tale itinerario che, nella nuova formulazione degli Statuti, riceve “personalità giuridica pubblica”. Il Cammino – prescrive l’articolo 1 del documento approvato – “è al servizio del vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente alla fede” (art. 1 Statuti): è dunque sotto la giurisdizione e la direzione del titolare diocesano e si attua nelle parrocchie con l’assistenza e la guida dell’equipe responsabile del Cammino (art.2) e in coordinamento con i parroci. Nulla senza il vescovo, dunque, stretto rapporto con i parroci, valorizzazione dei presbiteri e particolare attenzione alla scelta e alla formazione dei catechisti
giovedì 12 giugno 2008
Cammino Neocatecumenale, è ufficiale: approvazione definitiva per gli Statuti
ROMA – Approvazione definitiva. Quasi un anno dopo la scadenza del periodo di cinque anni di sperimentazione, è arrivato il via libera definitivo per lo Statuto del Cammino neocatecumenale: il relativo decreto del Pontificio Consiglio per i Laici – documento che porta la data dell’11 maggio scorso, solennità di Pentecoste – sarà consegnato domani, 13 giugno, ai membri dell’Équipe responsabile internazionale del Cammino Neocatecumenale. Alla consegna, che si svolgerà presso l’Aula magna del dicastero vaticano, prenderanno parte da un lato il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, e dall’altro gli iniziatori Kiko Argüello e Carmen Hernández, insieme a don Mario Pezzi. Saranno presenti un gruppo dei primi catechisti itineranti del Cammino. Dopo la consegna, una volta reso noto il testo definitivo dello Statuto, sarà possibile valutarne i contenuti e le differenze rispetto alla precedente versione. Nel pomeriggio, a tal riguardo, è prevista una conferenza stampa di Kiko, Carmen e don Mario Pezzi.
A dare la notizia ufficiale dell’approvazione è un comunicato diffuso dal Pontificio Consiglio per i Laici. “L’approvazione definitiva dello Statuto del Cammino Neocatecumenale – vi si legge - costituisce, senz’altro, un’importante tappa nella vita di questa realtà ecclesiale, sorta in Spagna nel 1964: questo atto ha richiesto varie consultazioni a diversi livelli”. “Durante il periodo di approvazione ad experimentum dello Statuto del Cammino – prosegue la nota - il Pontificio Consiglio per i Laici ha avuto modo di constatare i numerosi frutti che il Cammino Neocatecumenale, sin dalla sua nascita, apporta alla Chiesa in vista della nuova evangelizzazione, mediante una prassi catechetico-liturgica accolta e valorizzata – nei suoi ormai quarant’anni di vita – in molte Chiese particolari. Pertanto, in seguito a un’attenta revisione del testo statutario e all’inserimento di alcune modifiche che si sono ritenute necessarie, il Pontificio Consiglio per i Laici è giunto a concedere l’approvazione definitiva dello Statuto”.
La nota del dicastero vaticano continua ricordando le tappe più recenti del percorso che ha portato all’approvazione: “Nell’udienza accordata ai membri del Cammino Neocatecumenale il 12 gennaio 2006, il Santo Padre Benedetto XVI ebbe a dire: «La vostra azione apostolica intende collocarsi nel cuore della Chiesa, in totale sintonia con le sue direttive e in comunione con le Chiese particolari in cui andrete ad operare, valorizzando appieno la ricchezza dei carismi che il Signore ha suscitato attraverso gli iniziatori del Cammino». Più recentemente, il 17 maggio scorso - continua il comunicato vaticano – durante l’udienza in occasione di un seminario di studio per vescovi, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, il Papa affermava che «i movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono una delle novità più importanti suscitate dallo Spirito Santo nella Chiesa per l’attuazione del Concilio Vaticano II», e volle ricordare come i servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II «seppero accogliere e discernere, incoraggiare e promuovere l’imprevista irruzione delle nuove realtà laicali che, in forme varie e sorprendenti, ridonavano vitalità, fede e speranza a tutta la Chiesa». Riferendosi poi alle parole che rivolse ad un gruppo di vescovi tedeschi in visita ad limina, esortandoli: «Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore» (18 novembre 2006), Benedetto XVI volle aggiungere, tra le altre considerazioni: «a noi Pastori è chiesto di accompagnare da vicino, con paterna sollecitudine, in modo cordiale e sapiente, i movimenti e le nuove comunità, perché possano generosamente mettere a servizio dell’utilità comune, in modo ordinato e fecondo, i tanti doni di cui sono portatori e che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare: lo slancio missionario, gli efficaci itinerari di formazione cristiana, la testimonianza di fedeltà e obbedienza alla Chiesa, la sensibilità ai bisogni dei poveri, la ricchezza di vocazioni».
“In questa prospettiva - è la chiusura del comunicato emesso dal Pontificio Consiglio per i Laici - è da auspicare che lo Statuto del Cammino Neocatecumenale, approvato adesso in forma definitiva, possa essere un valido strumento al servizio di questa realtà ecclesiale, affinché essa continui a contribuire al bene di tutta la Chiesa”.
martedì 27 maggio 2008
Cammino neocatecumenale, è la volta buona. Statuti approvati e Comunione in piedi
Approvazione definitiva, in un testo modificato rispetto alla precedente versione, per gli Statuti del Cammino: fra due settimane l'annuncio ufficiale. Integrate le norme relative alla liturgia. La notizia, diffusa da giorni sul web, confermata anche a Korazym.org.
ROMA – Dopo tanto attendere, qualcosa doveva pur accadere. Undici mesi dopo la scadenza dei primi cinque anni di sperimentazione, dopo ripetuti annunci e falsi allarmi che per settimane e mesi hanno popolato il web, è davvero arrivato il via libera definitivo agli Statuti del Cammino neocatecumenale. Dopo un primo laconico annuncio pubblicato il 20 maggio scorso su Catechumenium (sito della galassia neocatecumenale gestito da un appartenente al Cammino, ma non voce ufficiale dello stesso), la notizia è stata confermata nei giorni scorsi dal vaticanista de “Il Giornale” Andrea Tornielli, che già due anni e mezzo fa anticipò il testo della lettera inviata ai responsabili del Cammino dalla Congregazione per il Culto divino in materia di liturgia. Anche Korazym.org ora ha trovato conferma alla notizia: gli Statuti sono stati approvati in via definitiva e l'annuncio ufficiale da parte della Santa Sede è atteso fra il 10 e il 12 giugno prossimi.
Il testo è stato approvato con alcune modifiche rispetto alla versione ad experimentum entrata in vigore il 29 giugno 2002 per cinque anni: una di queste – è quella che sul blog di Andrea Tornielli è stata posta in evidenza – riguarda la modalità di distribuzione della Comunione nel corso delle celebrazioni neocatecumenali: secondo quanto è dato sapere, sarà ricevuta dagli appartenenti alle comunità non più stando seduti su una sedia, ma in piedi di fronte al celebrante che passerà con il pane consacrato e con il calice del vino consacrato. Si tratta di una modifica alla prassi del Cammino già richiesta dalla Santa Sede e dal papa in persona due anni e mezzo fa, quando (prima con la lettera firmata nel dicembre 2005 dal cardinal Francis Arinze per la Congregazione del Culto Divino e poi direttamente con il discorso che Benedetto XVI rivolse alle comunità neocatecumenali ricevute in udienza in Aula Paolo VI il 12 gennaio 2006) era stato chiesto al Cammino di uniformarsi a quanto previsto nei libri liturgici riguardo a numerosi punti, fra i quali la distribuzione della Comunione (su tale aspetto venivano concessi due anni di tempo, scaduti nel dicembre 2007 senza che niente sia effettivamente cambiato nelle celebrazioni neocatecumenali).
Che nel testo del nuovo Statuto abbiano trovato spazio quelle norme liturgiche è certo: al momento della sua pubblicazione sarà interessante comprendere quale sarà nel dettaglio la nuova prassi riguardo alla distribuzione della Comunione e se – ad esempio riguardo alla “processione verso l’altare” richiesta dai libri liturgici – siano state concesse alcune dispense, così come le prime anticipazioni riferite dal vaticanista de “Il Giornale” (per le quali il fedele attenderebbe in piedi l’arrivo del sacerdote per la Comunione, senza muoversi in processione) farebbero intendere. Nell'arco di due settimane queste e altre domande troveranno la loro risposta: a predisporre il relativo decreto sarà il Pontificio Consiglio per i Laici e immediatamente dopo vi sarà la cerimonia di consegna dei nuovi Statuti.
CLIMA - La parola "fine" ad una "telenovela" durata mesi arriva in un clima quanto mai segnato, nel dibattito sul web (specchio di una realtà presente anche nelle parrocchie e nelle diocesi) da una evidente e preoccupante polarizzazione fra "adoratori stucchevoli" e "massacratori spietati": una delle sfide nell'applicazione dei nuovi Statuti (e delle parti relative a liturgia e catechesi) sarà quella di superare quel muro di divisione che nel corso degli anni è cresciuto intorno al Cammino neocatecumenale. Con la consegna ufficiale degli Statuti comincia di fatto la partita più importante.
SUL WEB - Dal punto di vista informativo, è doveroso notare che (Catechumenium a parte) quella di Andrea Tornielli non è stata l’unica voce a pubblicare anticipazioni sulla sorte degli Statuti del Cammino: anche il sito Petrus ha infatti affrontato la questione, sostenendo però un “finale” differente, cioè la loro approvazione ancora ad experimentum, e per un tempo di ben sette anni (sette anni di “purgatorio”). Una notizia, pubblicata a firma di Gianluca Barile nella mattinata del 26 maggio (il giorno successivo rispetto alla conferma di Tornielli sull’approvazione definitiva), che è stata poi modificata nel corso della giornata: nella seconda versione dell'articolo di Petrus gli Statuti sarebbero stati approvati in via definitiva ad eccezione però di quelle parti riguardanti la liturgia e le catechesi, il cui via libera sarebbe limitato ad un periodo di sette anni. “Per i signori Kiko e Carmen il bicchiere è mezzo pieno”, la sintesi di Barile. Una versione di fronte alla quale il vaticanista de "Il Giornale" ha reagito con poche righe: “Confesso di essere un po’ stufo di dover ricorrere voci che ritengo del tutto infondate: posso riconfermare che tutti gli Statuti sono stati approvati in via definitiva, con alcune lievi modifiche, e che non ci sono parti relative a liturgia e catechesi approvate solo ad experimentum”.
Il testo è stato approvato con alcune modifiche rispetto alla versione ad experimentum entrata in vigore il 29 giugno 2002 per cinque anni: una di queste – è quella che sul blog di Andrea Tornielli è stata posta in evidenza – riguarda la modalità di distribuzione della Comunione nel corso delle celebrazioni neocatecumenali: secondo quanto è dato sapere, sarà ricevuta dagli appartenenti alle comunità non più stando seduti su una sedia, ma in piedi di fronte al celebrante che passerà con il pane consacrato e con il calice del vino consacrato. Si tratta di una modifica alla prassi del Cammino già richiesta dalla Santa Sede e dal papa in persona due anni e mezzo fa, quando (prima con la lettera firmata nel dicembre 2005 dal cardinal Francis Arinze per la Congregazione del Culto Divino e poi direttamente con il discorso che Benedetto XVI rivolse alle comunità neocatecumenali ricevute in udienza in Aula Paolo VI il 12 gennaio 2006) era stato chiesto al Cammino di uniformarsi a quanto previsto nei libri liturgici riguardo a numerosi punti, fra i quali la distribuzione della Comunione (su tale aspetto venivano concessi due anni di tempo, scaduti nel dicembre 2007 senza che niente sia effettivamente cambiato nelle celebrazioni neocatecumenali).
Che nel testo del nuovo Statuto abbiano trovato spazio quelle norme liturgiche è certo: al momento della sua pubblicazione sarà interessante comprendere quale sarà nel dettaglio la nuova prassi riguardo alla distribuzione della Comunione e se – ad esempio riguardo alla “processione verso l’altare” richiesta dai libri liturgici – siano state concesse alcune dispense, così come le prime anticipazioni riferite dal vaticanista de “Il Giornale” (per le quali il fedele attenderebbe in piedi l’arrivo del sacerdote per la Comunione, senza muoversi in processione) farebbero intendere. Nell'arco di due settimane queste e altre domande troveranno la loro risposta: a predisporre il relativo decreto sarà il Pontificio Consiglio per i Laici e immediatamente dopo vi sarà la cerimonia di consegna dei nuovi Statuti.
CLIMA - La parola "fine" ad una "telenovela" durata mesi arriva in un clima quanto mai segnato, nel dibattito sul web (specchio di una realtà presente anche nelle parrocchie e nelle diocesi) da una evidente e preoccupante polarizzazione fra "adoratori stucchevoli" e "massacratori spietati": una delle sfide nell'applicazione dei nuovi Statuti (e delle parti relative a liturgia e catechesi) sarà quella di superare quel muro di divisione che nel corso degli anni è cresciuto intorno al Cammino neocatecumenale. Con la consegna ufficiale degli Statuti comincia di fatto la partita più importante.
SUL WEB - Dal punto di vista informativo, è doveroso notare che (Catechumenium a parte) quella di Andrea Tornielli non è stata l’unica voce a pubblicare anticipazioni sulla sorte degli Statuti del Cammino: anche il sito Petrus ha infatti affrontato la questione, sostenendo però un “finale” differente, cioè la loro approvazione ancora ad experimentum, e per un tempo di ben sette anni (sette anni di “purgatorio”). Una notizia, pubblicata a firma di Gianluca Barile nella mattinata del 26 maggio (il giorno successivo rispetto alla conferma di Tornielli sull’approvazione definitiva), che è stata poi modificata nel corso della giornata: nella seconda versione dell'articolo di Petrus gli Statuti sarebbero stati approvati in via definitiva ad eccezione però di quelle parti riguardanti la liturgia e le catechesi, il cui via libera sarebbe limitato ad un periodo di sette anni. “Per i signori Kiko e Carmen il bicchiere è mezzo pieno”, la sintesi di Barile. Una versione di fronte alla quale il vaticanista de "Il Giornale" ha reagito con poche righe: “Confesso di essere un po’ stufo di dover ricorrere voci che ritengo del tutto infondate: posso riconfermare che tutti gli Statuti sono stati approvati in via definitiva, con alcune lievi modifiche, e che non ci sono parti relative a liturgia e catechesi approvate solo ad experimentum”.
martedì 29 aprile 2008
Cammino neocatecumenale: dieci mesi dopo, fra silenzi e rumori
Dieci mesi fa la scadenza del periodo di sperimentazione degli Statuti: ancora nessuna decisione da parte della Santa Sede. Il punto della situazione e un’occhiata all’atmosfera che si respira: sempre più muro contro muro fra “amici” e “nemici”.
ROMA – E sono dieci. Dieci mesi fa, il 29 giugno 2007, scadeva il periodo di sperimentazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale, approvati cinque anni prima dal Pontificio Consiglio per i Laici. Dieci mesi, quelli trascorsi in attesa di una qualche decisione da parte della Santa Sede, in cui aperte speranze e ripetuti annunci - rivelatisi alla prova dei fatti inattendibili – si sono succeduti senza portare alcunché di definitivo. Al punto che a tutt’oggi rimane da un lato il silenzio assoluto da parte della Santa Sede e dall’altro l’assordante rumore che (soprattutto nelle ultime settimane) caratterizza il web, con siti di informazione, blog e forum a esprimere giudizi e previsioni e molti – anche fra gli stessi appartenenti alle comunità del Cammino - a domandarsi quando finalmente giungerà a conclusione quella che due mesi fa abbiamo definito la “telenovela” degli Statuti. Un lavoro complesso che interessa più dicasteri vaticani e sul quale si può provare a tracciare il punto allo stato attuale.
IL PUNTO – Quanto sta accadendo in Vaticano da ormai svariati mesi, finora nella assoluta riservatezza, è un lavoro certosino su quel testo degli Statuti del Cammino Neocatecumenale che nell’ipotesi prevista dovrebbe diventare la versione definitiva del documento provvisorio approvato nel 2002: un lavoro coordinato dal Pontificio Consiglio per i Laici e al quale, per i rispettivi ambiti di competenza, partecipano anche la Congregazione per la dottrina della fede, quella per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, e quella per il Clero. L’iter seguito è quello utilizzato di consueto, per tutti i movimenti, associazioni, comunità e nuove realtà ecclesiali, dal Pontificio Consiglio per i Laici: al termine del periodo di “prova” si valutano pregi e difetti del testo giuridico a suo tempo firmato e si apportano – laddove necessarie – le modifiche del caso (a meno che, naturalmente, non si ritenga in base all’esperienza che l’ok provvisorio debba essere definitivamente revocato). Per quanto concerne il Cammino Neocatecumenale, il percorso si sta rivelando più laborioso del solito, al punto da configurare quasi un’eccezione nel panorama dei movimenti e associazioni: un periodo di dieci mesi di limbo, senza alcuna approvazione ufficiale ma anche senza alcuna presa di posizione ufficiale di carattere negativo, rappresenta un fatto certamente insolito e inconsueto.
E’ proprio l’assenza di una dichiarazione pubblica di “sconfessione” del Cammino – a ben vedere - ad evidenziare la condizione di “lavori in corso”, cioè la presenza di un lavoro di Curia volto al raggiungimento della redazione di una versione definitiva degli Statuti: in caso contrario, infatti, un intervento ufficiale della Santa Sede sarebbe intervenuto a sancire la “rottura”, la non consonanza dell’itinerario di formazione cristiana nato 40 anni fa a Madrid con la Chiesa cattolica. Ma la realtà è al momento lontana da questa eventualità. Il tragitto che si sta percorrendo è quello invece di inserire nel nuovo testo degli Statuti tutti gli aspetti rilevanti intervenuti negli ultimi cinque anni e dieci mesi: un lavoro di non poco conto, in cui rientra non solo il giudizio sulle modalità con le quali il Cammino è presente nelle parrocchie e risponde al singolo vescovo (già contenute negli Statuti approvati nel 2002) ma anche tutto il filone liturgico, che vede il suo apice nella lettera inviata al Cammino nel dicembre 2005 dalla Congregazione per il Culto Divino a nome del papa. Il tentativo è insomma quello di inserire quelle norme (peraltro osservate solo in parte dal Cammino, nonostante una scadenza temporale ormai superata) all’interno degli Statuti, in un approccio globale che non può non considerare, infine, tutto quanto concerne il Direttorio Catechetico, cioè di quei volumi ("Cammino Neocatecumenale. Orientamenti alle équipes di catechisti”) che raccolgono le catechesi degli iniziatori Kiko Arguello e Carmen Hernandez, e dunque costituiscono la tradizione orale e la prassi ultra trentennale del Cammino: documenti utilizzati come base del percorso di formazione dei neocatecumenali e la cui approvazione si attende da anni. Quello in corso ormai da mesi è dunque un lavoro considerevole e complesso, nel quale non mancano affatto - e anzi abbondano - difficoltà, diffidenze, prudenza, cautela, problematicità.
In questo contesto, la natura stessa di un lavoro diviso fra più Congregazioni ha portato nei mesi a numerosi “stop and go” nel processo di redazione definitiva degli Statuti: al via libera espresso da un dicastero, altri hanno risposto con un “alt”, con la richiesta cioè di un supplemento di indagine o di riflessione. Il che, almeno in parte, spiega quanto accaduto nei mesi scorsi con i rumors che – in modo del tutto improvvido – di volta in volta hanno sottolineato la (presunta) approvazione definitiva degli Statuti: non di approvazione definitiva si trattava, ma del semplice completamento di una parte del lavoro, da sottoporre poi al vaglio dei partner in giudizio, cioè degli altri dicasteri chiamati di volta in volta in causa. Il che, ad ogni modo e di tutta evidenza, non giustifica neppure lontanamente l’atteggiamento dell’iniziatore Kiko Arguello che nei mesi scorsi aveva rassicurato più volte, e pubblicamente, sulla vicina conclusione dell’iter di approvazione.
IL NODO LITURGIA – Cruciale nel percorso di approvazione definitiva degli Statuti si sta rivelando l’aspetto della Liturgia: da lungo tempo gli occhi dei più sono puntati su questo fattore, non solo in virtù della sua visibilità ma anche in ragione della presenza chiara e ferma di una posizione netta in materia da parte della Santa Sede. La lettera della Congregazione per il Culto Divino, firmata nel dicembre 2005 a nome del papa dal cardinale Francis Arinze, ha trovato nel corso del 2006 l’adeguamento delle comunità del Cammino riguardo ad alcuni aspetti della liturgia della Parola (ammonizioni, risonanze) e alla recita delle preghiere previste (il Credo, il Gloria, l’Agnus Dei) dal messale romano. Di quella lettera, i cui contenuti furono sottolineati anche dal papa in prima persona durante l’udienza del 12 gennaio 2006 in Aula Paolo VI, rimane però clamorosamente disatteso l’aspetto più importante, quello relativo alla distribuzione della Comunione, cioè del pane e del vino consacrati. Due anni di tempo venivano dati allora al Cammino per uniformarsi ai libri liturgici, prevedendo la distribuzione dell’Eucaristia in piedi e non seduti, in processione verso l’altare dedicato in presbiterio e non intorno alla mensa addobbata: due anni e cinque mesi dopo, invece, non è cambiato nulla. Ma proprio nulla. Come hanno potuto constatare, nel corso della recente notte di Pasqua, anche un discreto numero di non appartenenti al Cammino, invitati da parenti e amici alle celebrazioni neocatecumenali, in particolare quelle allietate dai battesimi. Il fatto che nulla, rispetto ad un punto così importante come la distribuzione della Comunione nel corso della messa, sia cambiato rispetto al 2005 non contribuisce certamente a rasserenare il clima o a rendere più agevole il percorso degli Statuti, gettando sul Cammino neocatecumenale un’ombra netta di “disobbedienza” al papa. In altri termini, la scelta, da parte dell’equipes responsabile del Cammino (i due iniziatori con padre Mario Pezzi) di attendere anche oltre la scadenza del tempo concesso dalla Santa Sede, appare fra le tante assunte come la più inspiegabile, e senza dubbio alcuno di rilevante gravità, anche ammettendo l’ipotesi di una rassicurazione verbale in merito da parte di alcuni singoli esponenti della Curia: le richieste del papa infatti erano limpide, e Benedetto XVI non ha fatto marcia indietro.
IL CONTESTO – Il decimo mese dalla fine del periodo di sperimentazione degli Statuti inizia per di più in un contesto quanto mai delicato, che configura sempre più una vera e propria spaccatura all’interno della Chiesa fra la corrente dei critici e quella dei sostenitori del Cammino Neocatecumenale. L’impressione è che – mentre in Curia si lavora – la distanza fra questi due mondi si faccia più ampia: e non sono solo giornalisti, sacerdoti o singoli fedeli a partecipare al gioco, ma anche vescovi e cardinali. E così, nel giro di poche settimane, mentre da un lato si sono succedute la “convivenza” di 160 vescovi e nove cardinali al centro neocatecumenale della “Domus Galilaeae” in Terra Santa, la conferenza che Kiko Arguello ha tenuto alla Lateranense di Roma accompagnato dal presidente del Pontificio Consiglio per i Laici card. Stanislaw Rylko e l’ordinazione nella diocesi di Roma di nove sacerdoti formatisi al seminario di matrice neocatecumenale Redemptoris Mater, dall’altro lato si sono radicalizzate le critiche rivolte al Cammino in numerosi forum e blog attivi già da tempo su internet e capaci di mettere assieme dei veri e propri dossier sugli errori teologici e liturgici del Cammino neocatecumenale: posizioni sulle quali si è allineato anche il sito Petrus, che conduce ormai una vera e propria campagna giornalistica per illustrare gli errori e la pericolosità del Cammino Neocatecumenale. Clicca qui per leggere i dettagli sul contesto.
In una situazione simile, con lodi sperticate da un lato e critiche a tutto campo dall’altro, vescovi e cardinali vengono etichettati come “amici” o “nemici” del Cammino, e mentre gli Statuti restano in stand-by, il clima nelle parrocchie e nelle diocesi, come pure nelle singole comunità, si fa più tirato. E l’unica speranza che, sul versante liturgico come su quello dottrinale e pastorale, i nodi vengano presto al pettine.
ROMA – E sono dieci. Dieci mesi fa, il 29 giugno 2007, scadeva il periodo di sperimentazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale, approvati cinque anni prima dal Pontificio Consiglio per i Laici. Dieci mesi, quelli trascorsi in attesa di una qualche decisione da parte della Santa Sede, in cui aperte speranze e ripetuti annunci - rivelatisi alla prova dei fatti inattendibili – si sono succeduti senza portare alcunché di definitivo. Al punto che a tutt’oggi rimane da un lato il silenzio assoluto da parte della Santa Sede e dall’altro l’assordante rumore che (soprattutto nelle ultime settimane) caratterizza il web, con siti di informazione, blog e forum a esprimere giudizi e previsioni e molti – anche fra gli stessi appartenenti alle comunità del Cammino - a domandarsi quando finalmente giungerà a conclusione quella che due mesi fa abbiamo definito la “telenovela” degli Statuti. Un lavoro complesso che interessa più dicasteri vaticani e sul quale si può provare a tracciare il punto allo stato attuale.
IL PUNTO – Quanto sta accadendo in Vaticano da ormai svariati mesi, finora nella assoluta riservatezza, è un lavoro certosino su quel testo degli Statuti del Cammino Neocatecumenale che nell’ipotesi prevista dovrebbe diventare la versione definitiva del documento provvisorio approvato nel 2002: un lavoro coordinato dal Pontificio Consiglio per i Laici e al quale, per i rispettivi ambiti di competenza, partecipano anche la Congregazione per la dottrina della fede, quella per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, e quella per il Clero. L’iter seguito è quello utilizzato di consueto, per tutti i movimenti, associazioni, comunità e nuove realtà ecclesiali, dal Pontificio Consiglio per i Laici: al termine del periodo di “prova” si valutano pregi e difetti del testo giuridico a suo tempo firmato e si apportano – laddove necessarie – le modifiche del caso (a meno che, naturalmente, non si ritenga in base all’esperienza che l’ok provvisorio debba essere definitivamente revocato). Per quanto concerne il Cammino Neocatecumenale, il percorso si sta rivelando più laborioso del solito, al punto da configurare quasi un’eccezione nel panorama dei movimenti e associazioni: un periodo di dieci mesi di limbo, senza alcuna approvazione ufficiale ma anche senza alcuna presa di posizione ufficiale di carattere negativo, rappresenta un fatto certamente insolito e inconsueto.
E’ proprio l’assenza di una dichiarazione pubblica di “sconfessione” del Cammino – a ben vedere - ad evidenziare la condizione di “lavori in corso”, cioè la presenza di un lavoro di Curia volto al raggiungimento della redazione di una versione definitiva degli Statuti: in caso contrario, infatti, un intervento ufficiale della Santa Sede sarebbe intervenuto a sancire la “rottura”, la non consonanza dell’itinerario di formazione cristiana nato 40 anni fa a Madrid con la Chiesa cattolica. Ma la realtà è al momento lontana da questa eventualità. Il tragitto che si sta percorrendo è quello invece di inserire nel nuovo testo degli Statuti tutti gli aspetti rilevanti intervenuti negli ultimi cinque anni e dieci mesi: un lavoro di non poco conto, in cui rientra non solo il giudizio sulle modalità con le quali il Cammino è presente nelle parrocchie e risponde al singolo vescovo (già contenute negli Statuti approvati nel 2002) ma anche tutto il filone liturgico, che vede il suo apice nella lettera inviata al Cammino nel dicembre 2005 dalla Congregazione per il Culto Divino a nome del papa. Il tentativo è insomma quello di inserire quelle norme (peraltro osservate solo in parte dal Cammino, nonostante una scadenza temporale ormai superata) all’interno degli Statuti, in un approccio globale che non può non considerare, infine, tutto quanto concerne il Direttorio Catechetico, cioè di quei volumi ("Cammino Neocatecumenale. Orientamenti alle équipes di catechisti”) che raccolgono le catechesi degli iniziatori Kiko Arguello e Carmen Hernandez, e dunque costituiscono la tradizione orale e la prassi ultra trentennale del Cammino: documenti utilizzati come base del percorso di formazione dei neocatecumenali e la cui approvazione si attende da anni. Quello in corso ormai da mesi è dunque un lavoro considerevole e complesso, nel quale non mancano affatto - e anzi abbondano - difficoltà, diffidenze, prudenza, cautela, problematicità.
In questo contesto, la natura stessa di un lavoro diviso fra più Congregazioni ha portato nei mesi a numerosi “stop and go” nel processo di redazione definitiva degli Statuti: al via libera espresso da un dicastero, altri hanno risposto con un “alt”, con la richiesta cioè di un supplemento di indagine o di riflessione. Il che, almeno in parte, spiega quanto accaduto nei mesi scorsi con i rumors che – in modo del tutto improvvido – di volta in volta hanno sottolineato la (presunta) approvazione definitiva degli Statuti: non di approvazione definitiva si trattava, ma del semplice completamento di una parte del lavoro, da sottoporre poi al vaglio dei partner in giudizio, cioè degli altri dicasteri chiamati di volta in volta in causa. Il che, ad ogni modo e di tutta evidenza, non giustifica neppure lontanamente l’atteggiamento dell’iniziatore Kiko Arguello che nei mesi scorsi aveva rassicurato più volte, e pubblicamente, sulla vicina conclusione dell’iter di approvazione.
IL NODO LITURGIA – Cruciale nel percorso di approvazione definitiva degli Statuti si sta rivelando l’aspetto della Liturgia: da lungo tempo gli occhi dei più sono puntati su questo fattore, non solo in virtù della sua visibilità ma anche in ragione della presenza chiara e ferma di una posizione netta in materia da parte della Santa Sede. La lettera della Congregazione per il Culto Divino, firmata nel dicembre 2005 a nome del papa dal cardinale Francis Arinze, ha trovato nel corso del 2006 l’adeguamento delle comunità del Cammino riguardo ad alcuni aspetti della liturgia della Parola (ammonizioni, risonanze) e alla recita delle preghiere previste (il Credo, il Gloria, l’Agnus Dei) dal messale romano. Di quella lettera, i cui contenuti furono sottolineati anche dal papa in prima persona durante l’udienza del 12 gennaio 2006 in Aula Paolo VI, rimane però clamorosamente disatteso l’aspetto più importante, quello relativo alla distribuzione della Comunione, cioè del pane e del vino consacrati. Due anni di tempo venivano dati allora al Cammino per uniformarsi ai libri liturgici, prevedendo la distribuzione dell’Eucaristia in piedi e non seduti, in processione verso l’altare dedicato in presbiterio e non intorno alla mensa addobbata: due anni e cinque mesi dopo, invece, non è cambiato nulla. Ma proprio nulla. Come hanno potuto constatare, nel corso della recente notte di Pasqua, anche un discreto numero di non appartenenti al Cammino, invitati da parenti e amici alle celebrazioni neocatecumenali, in particolare quelle allietate dai battesimi. Il fatto che nulla, rispetto ad un punto così importante come la distribuzione della Comunione nel corso della messa, sia cambiato rispetto al 2005 non contribuisce certamente a rasserenare il clima o a rendere più agevole il percorso degli Statuti, gettando sul Cammino neocatecumenale un’ombra netta di “disobbedienza” al papa. In altri termini, la scelta, da parte dell’equipes responsabile del Cammino (i due iniziatori con padre Mario Pezzi) di attendere anche oltre la scadenza del tempo concesso dalla Santa Sede, appare fra le tante assunte come la più inspiegabile, e senza dubbio alcuno di rilevante gravità, anche ammettendo l’ipotesi di una rassicurazione verbale in merito da parte di alcuni singoli esponenti della Curia: le richieste del papa infatti erano limpide, e Benedetto XVI non ha fatto marcia indietro.
IL CONTESTO – Il decimo mese dalla fine del periodo di sperimentazione degli Statuti inizia per di più in un contesto quanto mai delicato, che configura sempre più una vera e propria spaccatura all’interno della Chiesa fra la corrente dei critici e quella dei sostenitori del Cammino Neocatecumenale. L’impressione è che – mentre in Curia si lavora – la distanza fra questi due mondi si faccia più ampia: e non sono solo giornalisti, sacerdoti o singoli fedeli a partecipare al gioco, ma anche vescovi e cardinali. E così, nel giro di poche settimane, mentre da un lato si sono succedute la “convivenza” di 160 vescovi e nove cardinali al centro neocatecumenale della “Domus Galilaeae” in Terra Santa, la conferenza che Kiko Arguello ha tenuto alla Lateranense di Roma accompagnato dal presidente del Pontificio Consiglio per i Laici card. Stanislaw Rylko e l’ordinazione nella diocesi di Roma di nove sacerdoti formatisi al seminario di matrice neocatecumenale Redemptoris Mater, dall’altro lato si sono radicalizzate le critiche rivolte al Cammino in numerosi forum e blog attivi già da tempo su internet e capaci di mettere assieme dei veri e propri dossier sugli errori teologici e liturgici del Cammino neocatecumenale: posizioni sulle quali si è allineato anche il sito Petrus, che conduce ormai una vera e propria campagna giornalistica per illustrare gli errori e la pericolosità del Cammino Neocatecumenale. Clicca qui per leggere i dettagli sul contesto.
In una situazione simile, con lodi sperticate da un lato e critiche a tutto campo dall’altro, vescovi e cardinali vengono etichettati come “amici” o “nemici” del Cammino, e mentre gli Statuti restano in stand-by, il clima nelle parrocchie e nelle diocesi, come pure nelle singole comunità, si fa più tirato. E l’unica speranza che, sul versante liturgico come su quello dottrinale e pastorale, i nodi vengano presto al pettine.
Cammino neocatecumenale, quattro settimane da raccontare
Il ritiro in Terra Santa per nove cardinali e 160 vescovi europei, la conferenza di Kiko Arguello alla Lateranense, ma anche le critiche sempre più serrate su blog, forum e siti internet: e sul Cammino ci si divide in modo sempre più netto.
ROMA – Settimane movimentate per il Cammino neocatecumenale: per una volta non sul versante degli Statuti, che attendono da dieci mesi un pronunciamento definitivo da parte del Pontificio Consiglio per i laici, ma su tutto quanto ruota intorno, sul contesto quotidiano in cui il Cammino si radica, quello delle parrocchie e delle singole comunità. E se da un lato abbiamo le iniziative che vedono impegnato in prima persona l’iniziatore Kiko Arguello, dall’altro monta la protesta e l’affondo diretto sulle caratteristiche del Cammino Neocatecumenale, sulla sua essenza e sul ruolo da esso giocato all’interno della Chiesa. I supporter delle rispettive curve non solo la pensano diversamente, ma si allontano mese dopo mese sempre di più, in una partita che non vede al momento vincitori e che attende la decisione definitiva dell’arbitro e dei suoi assistenti. Ecco gli avvenimenti più rilevanti delle ultime settimane, che disegnano il contesto nel quale va avanti, fra le difficoltà, il lavoro di redazione della nuova versione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale.
TERRA SANTA – Lo hanno promosso i responsabili del Cammino Neocatecumenale per riflettere sulla nuova evangelizzazione del vecchio continente, vi hanno partecipato nove cardinali e 160 arcivescovi e vescovi europei: all’incontro svoltosi alla “Domus Galilaeae”, sul monte delle Beatitudini, di fronte al lago di Tiberiade, erano presenti a fine marzo il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”; il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, cardinale Stanislaw Rylko; l’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin; l’arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, cardinale Antonio Maria Rouco Varela; l’arcivescovo di Colonia, cardinale Joachim Meisner; il primate di Polonia, cardinale Józef Glemp e l’arcivescovo di Sarajevo, cardinale Vinko Puljic. Erano inoltre presenti l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, e il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, pronti a sottolineare – secondo quanto riferito dalla Radio Vaticana - la grave situazione dell’Europa, in cui famiglia e moralità si stanno sgretolando: “Promuovere l’evangelizzazione - hanno affermato - significa rinnovare la famiglia e quindi rinnovare l’Europa”. “Nel luogo dove Gesù proclamò le Beatitudini e da dove inviò gli Apostoli per la missione universale – si legge in un comunicato emesso al termine dell’incontro - noi vescovi riconosciamo con gratitudine che, tra le numerose grazie concesse dallo Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo, il Cammino Neocatecumenale rappresenta, con il suo itinerario di iniziazione cristiana, un carisma potente per rafforzare lo slancio missionario che sorge dalla rigenerazione battesimale e dare una risposta alla situazione drammatica della scristianizzazione dell’Europa”. “Dichiariamo – proseguono i presuli - che l’avvenire del Cammino Neocatecumenale dipenderà per gran parte dall’amore paterno con il quale noi vescovi accoglieremo questo carisma, accompagneremo da vicino i Seminari Redemptoris Mater e incoraggeremo le famiglie tanto preziose delle Comunità Neocatecumenali, inserendole sempre di più nella vita delle Chiese locali”. Un bilancio – quello qui appena riportato - che presenta grandi lodi e neppure l’ombra di una critica.
LATERANENSE – All’incontro in Terra Santa è seguita, il 24 aprile scorso, la conferenza di Kiko sul tema “La comunità familiare al servizio della evangelizzazione”, voluta alla Pontificia Università Lateranense dall'Istituto Giovanni Paolo II: ad accompagnare l’iniziatore del Cammino nella sua performance è stato il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinal Stanislaw Rylko. Atmosfera di grande cordialità, con il cardinale a fare da spalla e da traino - con alcune parole sul ruolo dei movimenti e del Cammino in particolare nel dopo Concilio - all’intervento di Kiko (la medesima cosa, ad onor del vero, era accaduta anche nei precedenti appuntamenti che avevano visto protagonisti fra gli altri, nel corso dei mesi, i leader del Rinnovamento dello Spirito e di Comunione e Liberazione). Invitato a parlare di nuova evangelizzazione, Kiko si è dapprima avventurato nella descrizione del contesto europeo, visto come luogo della “distruzione della famiglia e della società”: eutanasia, suicidio, divorzio, alcool come segni della “apostasia” del vecchio continente e sintomo evidente della necessità di “tornare al primo modello apostolico, quello del Cenacolo” e al ruolo delle famiglie inviate “ad gentes” in contesti di grande secolarizzazione come seme di speranza per il futuro. “Il 26 maggio altre cento famiglie saranno inviate in missione in tutto il mondo”, afferma Kiko descrivendo la modalità con la quale viene proposto il luogo di destinazione (un semplice sorteggio con due urne: i nomi delle famiglie nella prima, i paesi da raggiungere nell’altra) e evidenziando l’importanza dell’esempio dei nuclei familiari, rocce sulle quali rifondare una esperienza di fede in contesti nei quali è nettamente minoritaria, quando non completamente assente. C’è posto per il racconto di famiglie inviate nell’ex Germania comunista, di altre arrivate in Cina – il paese del figlio unico, e maschio – con un gran numero di pargoli, e poi ancora in Kazakistan, in Georgia, in Sudan e nel cuore dell’Africa. Esperienze di una intensità di fede e di dedizione innegabile, che l’iniziatore del Cammino accompagna con il suo solito entusiasmo e con qualche imbarazzante frase sopra le righe (“Le famiglie delle nostre comunità hanno tanti bambini perché abbiamo obbedito al papa Paolo VI e alla sua Humanae Vitae: l’Europa non l’ha seguito invece, e ancora aspettiamo che le Conferenze episcopali chiedano perdono al papa per questo”…), prima di lodare le celebrazioni domestiche familiari della domenica mattina (l’intera famiglia si ritrova in casa a pregare), di sottolineare la bellezza della sessualità e di concludere con l’annuncio del kerygma (la buona notizia del Vangelo) e con una preghiera per le famiglie di tutta Europa. Un’ora e qualcosa di intervento, che affascina qualcuno e rende perplesso, se non inquieto, qualcun altro: tutto senza una sola parola sulla questione degli Statuti e sui rapporti fra il Cammino Neocatecumenale e la Santa Sede.
NUOVI SACERDOTI – A chiudere la serie, l'ordinazione dei 29 diaconi da parte di Benedetto XVI nella basilica di San Pietro domenica scorsa: del gruppo, in nove hanno compiuto la loro formazione al Redemptoris Mater, il seminario neocatecumenale della città (il secondo gruppo più numeroso dopo i 13 provenienti dal Seminario Romano maggiore). Presente alla celebrazione anche Kiko Arguello, che ha ricevuto la Comunione dalle mani del papa.
WEB & CO – Sul fronte opposto, le ultime settimane hanno segnato un vivacizzarsi della critica al Cammino Neocatecumenale, particolarmente forte soprattutto sul web, in forum e blog che assumono sempre più la fisionomia di coscienza critica dell’esperienza neocatecumenale. Ai dossier su quelle presentate come le ombre del Cammino, le sue controverse basi e gli errori dottrinali degli iniziatori, ha fatto eco in questi ultimi tempi la posizione del sito Petrus, che – scivoloni giornalistici a parte – in una lunga serie di interviste e commenti apertamente critici nei confronti del Cammino Neocatecumenale conduce ormai una vera e propria campagna contro il Cammino. L’ultimo intervento pubblicato è un duro atto di accusa nei confronti di Kiko per aver ricevuto con le braccia conserte la Comunione dalle mani del papa: un atto che configurerebbe una “mancanza di rispetto” nei confronti non solo di Benedetto XVI, ma del Sacramento in sé, e che confermerebbe tutti i dubbi teologici sulla reale considerazione – da parte dei neocatecumenali - del pane e del vino consacrati come Corpo e Sangue di Gesù. Accuse che, al di là di una certa strumentalità negli episodi (le braccia conserte come gesto incriminato…), sono comunque salutate con favore da quel movimento attivo su blog e forum impegnato a mettere in evidenza la “pericolosità” del Cammino, vera e propria setta infiltratasi all’interno della Chiesa cattolica. Fra questi, il più cliccato oggi è senza dubbio quello di un gruppo formato da ex neocatecumenali, ospitato sulle pagine di Internetica, con tanto di raccolta di documentazione e opinioni correlate.
Quanto a Petrus e alla sua campagna, in principio fu soprattutto “un’intervista”, poi smentita, a mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, alla quale è poi seguita una gran mole di articoli, commenti e interviste. Quando il 9 aprile scorso compaiono sul sito alcune dichiarazioni del segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, per il Cammino sembra proprio una doccia fredda: “Non sono assolutamente previsti tempi brevi per l'approvazione definitiva degli Statuti dei Neocatecumenali: se l'approvazione degli Statuti fosse all'ordine del giorno o comunque prevista in un breve arco di tempo sarei tra i primi ad esserne informato e posso assicurare che non è assolutamente così”. Parole che vengono rilanciate anche dall’agenzia Agi che, dando risalto alla “notizia”, titola così: “Slitta approvazione Statuti neocatecumenali”. La mattina seguente, su Petrus, la smentita di Clemens: “Non ho mai rilasciato alcun commento sui tempi relativi all'approvazione degli Statuti Neocatecumenali”. Svarione giornalistico e scuse da parte della redazione, e a seguire commenti impietosi sul Cammino (una setta), attacchi personali all’iniziatore e interviste, fra gli altri, anche a due cardinali. C’è Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima e primate del Perù: “Non ho dubbi che le intenzioni dei neocatecumenali siano lodevoli e che essi realmente cerchino Dio con calore e gioia: penso che vada instaurato con loro un dialogo sano e, al tempo stesso, fermo nella verità”. “Il Vaticano stesso – sottolinea - sta cercando una soluzione per approvare gli Statuti, ma tuttavia nella celebrazione della Santa Messa da parte dei neocatecumenali ci sono aspetti che assolutamente non condivido: ricordo e ribadisco che la liturgia è unica e deve essere rispettata da tutti alla stessa maniera”. In altri termini: “Tolleranza sì verso i neocatecumenali, ma è compito della Chiesa richiamarli al rispetto dell’Eucarestia”. E poi, ancora su Petrus, il cileno Jorge Arturo Medina Estevéz, a suo tempo prefetto della Congregazione per il Culto Divino, che afferma: “Anche fra i neocatecumenali c’è qualche cosa di buono, cioè il sincero amore verso Cristo, ma ho purtroppo notato nelle loro liturgie autentiche stranezze e preoccupanti stravaganze: fanno la Comunione stando seduti e senza inginocchiarsi, e mi pare un’assoluta mancanza di rispetto verso Cristo. Da tempo la Santa Sede li ha invitati a mettersi al passo e ad obbedire; consiglio loro di farlo, perchè la liturgia non è proprietà di nessuno, tanto meno di Kiko Arguello”. Per la serie, "a buon intenditor..."
ROMA – Settimane movimentate per il Cammino neocatecumenale: per una volta non sul versante degli Statuti, che attendono da dieci mesi un pronunciamento definitivo da parte del Pontificio Consiglio per i laici, ma su tutto quanto ruota intorno, sul contesto quotidiano in cui il Cammino si radica, quello delle parrocchie e delle singole comunità. E se da un lato abbiamo le iniziative che vedono impegnato in prima persona l’iniziatore Kiko Arguello, dall’altro monta la protesta e l’affondo diretto sulle caratteristiche del Cammino Neocatecumenale, sulla sua essenza e sul ruolo da esso giocato all’interno della Chiesa. I supporter delle rispettive curve non solo la pensano diversamente, ma si allontano mese dopo mese sempre di più, in una partita che non vede al momento vincitori e che attende la decisione definitiva dell’arbitro e dei suoi assistenti. Ecco gli avvenimenti più rilevanti delle ultime settimane, che disegnano il contesto nel quale va avanti, fra le difficoltà, il lavoro di redazione della nuova versione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale.
TERRA SANTA – Lo hanno promosso i responsabili del Cammino Neocatecumenale per riflettere sulla nuova evangelizzazione del vecchio continente, vi hanno partecipato nove cardinali e 160 arcivescovi e vescovi europei: all’incontro svoltosi alla “Domus Galilaeae”, sul monte delle Beatitudini, di fronte al lago di Tiberiade, erano presenti a fine marzo il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”; il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, cardinale Stanislaw Rylko; l’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin; l’arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, cardinale Antonio Maria Rouco Varela; l’arcivescovo di Colonia, cardinale Joachim Meisner; il primate di Polonia, cardinale Józef Glemp e l’arcivescovo di Sarajevo, cardinale Vinko Puljic. Erano inoltre presenti l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, e il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, pronti a sottolineare – secondo quanto riferito dalla Radio Vaticana - la grave situazione dell’Europa, in cui famiglia e moralità si stanno sgretolando: “Promuovere l’evangelizzazione - hanno affermato - significa rinnovare la famiglia e quindi rinnovare l’Europa”. “Nel luogo dove Gesù proclamò le Beatitudini e da dove inviò gli Apostoli per la missione universale – si legge in un comunicato emesso al termine dell’incontro - noi vescovi riconosciamo con gratitudine che, tra le numerose grazie concesse dallo Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo, il Cammino Neocatecumenale rappresenta, con il suo itinerario di iniziazione cristiana, un carisma potente per rafforzare lo slancio missionario che sorge dalla rigenerazione battesimale e dare una risposta alla situazione drammatica della scristianizzazione dell’Europa”. “Dichiariamo – proseguono i presuli - che l’avvenire del Cammino Neocatecumenale dipenderà per gran parte dall’amore paterno con il quale noi vescovi accoglieremo questo carisma, accompagneremo da vicino i Seminari Redemptoris Mater e incoraggeremo le famiglie tanto preziose delle Comunità Neocatecumenali, inserendole sempre di più nella vita delle Chiese locali”. Un bilancio – quello qui appena riportato - che presenta grandi lodi e neppure l’ombra di una critica.
LATERANENSE – All’incontro in Terra Santa è seguita, il 24 aprile scorso, la conferenza di Kiko sul tema “La comunità familiare al servizio della evangelizzazione”, voluta alla Pontificia Università Lateranense dall'Istituto Giovanni Paolo II: ad accompagnare l’iniziatore del Cammino nella sua performance è stato il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinal Stanislaw Rylko. Atmosfera di grande cordialità, con il cardinale a fare da spalla e da traino - con alcune parole sul ruolo dei movimenti e del Cammino in particolare nel dopo Concilio - all’intervento di Kiko (la medesima cosa, ad onor del vero, era accaduta anche nei precedenti appuntamenti che avevano visto protagonisti fra gli altri, nel corso dei mesi, i leader del Rinnovamento dello Spirito e di Comunione e Liberazione). Invitato a parlare di nuova evangelizzazione, Kiko si è dapprima avventurato nella descrizione del contesto europeo, visto come luogo della “distruzione della famiglia e della società”: eutanasia, suicidio, divorzio, alcool come segni della “apostasia” del vecchio continente e sintomo evidente della necessità di “tornare al primo modello apostolico, quello del Cenacolo” e al ruolo delle famiglie inviate “ad gentes” in contesti di grande secolarizzazione come seme di speranza per il futuro. “Il 26 maggio altre cento famiglie saranno inviate in missione in tutto il mondo”, afferma Kiko descrivendo la modalità con la quale viene proposto il luogo di destinazione (un semplice sorteggio con due urne: i nomi delle famiglie nella prima, i paesi da raggiungere nell’altra) e evidenziando l’importanza dell’esempio dei nuclei familiari, rocce sulle quali rifondare una esperienza di fede in contesti nei quali è nettamente minoritaria, quando non completamente assente. C’è posto per il racconto di famiglie inviate nell’ex Germania comunista, di altre arrivate in Cina – il paese del figlio unico, e maschio – con un gran numero di pargoli, e poi ancora in Kazakistan, in Georgia, in Sudan e nel cuore dell’Africa. Esperienze di una intensità di fede e di dedizione innegabile, che l’iniziatore del Cammino accompagna con il suo solito entusiasmo e con qualche imbarazzante frase sopra le righe (“Le famiglie delle nostre comunità hanno tanti bambini perché abbiamo obbedito al papa Paolo VI e alla sua Humanae Vitae: l’Europa non l’ha seguito invece, e ancora aspettiamo che le Conferenze episcopali chiedano perdono al papa per questo”…), prima di lodare le celebrazioni domestiche familiari della domenica mattina (l’intera famiglia si ritrova in casa a pregare), di sottolineare la bellezza della sessualità e di concludere con l’annuncio del kerygma (la buona notizia del Vangelo) e con una preghiera per le famiglie di tutta Europa. Un’ora e qualcosa di intervento, che affascina qualcuno e rende perplesso, se non inquieto, qualcun altro: tutto senza una sola parola sulla questione degli Statuti e sui rapporti fra il Cammino Neocatecumenale e la Santa Sede.
NUOVI SACERDOTI – A chiudere la serie, l'ordinazione dei 29 diaconi da parte di Benedetto XVI nella basilica di San Pietro domenica scorsa: del gruppo, in nove hanno compiuto la loro formazione al Redemptoris Mater, il seminario neocatecumenale della città (il secondo gruppo più numeroso dopo i 13 provenienti dal Seminario Romano maggiore). Presente alla celebrazione anche Kiko Arguello, che ha ricevuto la Comunione dalle mani del papa.
WEB & CO – Sul fronte opposto, le ultime settimane hanno segnato un vivacizzarsi della critica al Cammino Neocatecumenale, particolarmente forte soprattutto sul web, in forum e blog che assumono sempre più la fisionomia di coscienza critica dell’esperienza neocatecumenale. Ai dossier su quelle presentate come le ombre del Cammino, le sue controverse basi e gli errori dottrinali degli iniziatori, ha fatto eco in questi ultimi tempi la posizione del sito Petrus, che – scivoloni giornalistici a parte – in una lunga serie di interviste e commenti apertamente critici nei confronti del Cammino Neocatecumenale conduce ormai una vera e propria campagna contro il Cammino. L’ultimo intervento pubblicato è un duro atto di accusa nei confronti di Kiko per aver ricevuto con le braccia conserte la Comunione dalle mani del papa: un atto che configurerebbe una “mancanza di rispetto” nei confronti non solo di Benedetto XVI, ma del Sacramento in sé, e che confermerebbe tutti i dubbi teologici sulla reale considerazione – da parte dei neocatecumenali - del pane e del vino consacrati come Corpo e Sangue di Gesù. Accuse che, al di là di una certa strumentalità negli episodi (le braccia conserte come gesto incriminato…), sono comunque salutate con favore da quel movimento attivo su blog e forum impegnato a mettere in evidenza la “pericolosità” del Cammino, vera e propria setta infiltratasi all’interno della Chiesa cattolica. Fra questi, il più cliccato oggi è senza dubbio quello di un gruppo formato da ex neocatecumenali, ospitato sulle pagine di Internetica, con tanto di raccolta di documentazione e opinioni correlate.
Quanto a Petrus e alla sua campagna, in principio fu soprattutto “un’intervista”, poi smentita, a mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, alla quale è poi seguita una gran mole di articoli, commenti e interviste. Quando il 9 aprile scorso compaiono sul sito alcune dichiarazioni del segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, per il Cammino sembra proprio una doccia fredda: “Non sono assolutamente previsti tempi brevi per l'approvazione definitiva degli Statuti dei Neocatecumenali: se l'approvazione degli Statuti fosse all'ordine del giorno o comunque prevista in un breve arco di tempo sarei tra i primi ad esserne informato e posso assicurare che non è assolutamente così”. Parole che vengono rilanciate anche dall’agenzia Agi che, dando risalto alla “notizia”, titola così: “Slitta approvazione Statuti neocatecumenali”. La mattina seguente, su Petrus, la smentita di Clemens: “Non ho mai rilasciato alcun commento sui tempi relativi all'approvazione degli Statuti Neocatecumenali”. Svarione giornalistico e scuse da parte della redazione, e a seguire commenti impietosi sul Cammino (una setta), attacchi personali all’iniziatore e interviste, fra gli altri, anche a due cardinali. C’è Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima e primate del Perù: “Non ho dubbi che le intenzioni dei neocatecumenali siano lodevoli e che essi realmente cerchino Dio con calore e gioia: penso che vada instaurato con loro un dialogo sano e, al tempo stesso, fermo nella verità”. “Il Vaticano stesso – sottolinea - sta cercando una soluzione per approvare gli Statuti, ma tuttavia nella celebrazione della Santa Messa da parte dei neocatecumenali ci sono aspetti che assolutamente non condivido: ricordo e ribadisco che la liturgia è unica e deve essere rispettata da tutti alla stessa maniera”. In altri termini: “Tolleranza sì verso i neocatecumenali, ma è compito della Chiesa richiamarli al rispetto dell’Eucarestia”. E poi, ancora su Petrus, il cileno Jorge Arturo Medina Estevéz, a suo tempo prefetto della Congregazione per il Culto Divino, che afferma: “Anche fra i neocatecumenali c’è qualche cosa di buono, cioè il sincero amore verso Cristo, ma ho purtroppo notato nelle loro liturgie autentiche stranezze e preoccupanti stravaganze: fanno la Comunione stando seduti e senza inginocchiarsi, e mi pare un’assoluta mancanza di rispetto verso Cristo. Da tempo la Santa Sede li ha invitati a mettersi al passo e ad obbedire; consiglio loro di farlo, perchè la liturgia non è proprietà di nessuno, tanto meno di Kiko Arguello”. Per la serie, "a buon intenditor..."
Iscriviti a:
Post (Atom)