martedì 29 aprile 2008

Cammino neocatecumenale, quattro settimane da raccontare

Il ritiro in Terra Santa per nove cardinali e 160 vescovi europei, la conferenza di Kiko Arguello alla Lateranense, ma anche le critiche sempre più serrate su blog, forum e siti internet: e sul Cammino ci si divide in modo sempre più netto.

ROMA – Settimane movimentate per il Cammino neocatecumenale: per una volta non sul versante degli Statuti, che attendono da dieci mesi un pronunciamento definitivo da parte del Pontificio Consiglio per i laici, ma su tutto quanto ruota intorno, sul contesto quotidiano in cui il Cammino si radica, quello delle parrocchie e delle singole comunità. E se da un lato abbiamo le iniziative che vedono impegnato in prima persona l’iniziatore Kiko Arguello, dall’altro monta la protesta e l’affondo diretto sulle caratteristiche del Cammino Neocatecumenale, sulla sua essenza e sul ruolo da esso giocato all’interno della Chiesa. I supporter delle rispettive curve non solo la pensano diversamente, ma si allontano mese dopo mese sempre di più, in una partita che non vede al momento vincitori e che attende la decisione definitiva dell’arbitro e dei suoi assistenti. Ecco gli avvenimenti più rilevanti delle ultime settimane, che disegnano il contesto nel quale va avanti, fra le difficoltà, il lavoro di redazione della nuova versione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale.

TERRA SANTA – Lo hanno promosso i responsabili del Cammino Neocatecumenale per riflettere sulla nuova evangelizzazione del vecchio continente, vi hanno partecipato nove cardinali e 160 arcivescovi e vescovi europei: all’incontro svoltosi alla “Domus Galilaeae”, sul monte delle Beatitudini, di fronte al lago di Tiberiade, erano presenti a fine marzo il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”; il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, cardinale Stanislaw Rylko; l’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin; l’arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, cardinale Antonio Maria Rouco Varela; l’arcivescovo di Colonia, cardinale Joachim Meisner; il primate di Polonia, cardinale Józef Glemp e l’arcivescovo di Sarajevo, cardinale Vinko Puljic. Erano inoltre presenti l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, e il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, pronti a sottolineare – secondo quanto riferito dalla Radio Vaticana - la grave situazione dell’Europa, in cui famiglia e moralità si stanno sgretolando: “Promuovere l’evangelizzazione - hanno affermato - significa rinnovare la famiglia e quindi rinnovare l’Europa”. “Nel luogo dove Gesù proclamò le Beatitudini e da dove inviò gli Apostoli per la missione universale – si legge in un comunicato emesso al termine dell’incontro - noi vescovi riconosciamo con gratitudine che, tra le numerose grazie concesse dallo Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo, il Cammino Neocatecumenale rappresenta, con il suo itinerario di iniziazione cristiana, un carisma potente per rafforzare lo slancio missionario che sorge dalla rigenerazione battesimale e dare una risposta alla situazione drammatica della scristianizzazione dell’Europa”. “Dichiariamo – proseguono i presuli - che l’avvenire del Cammino Neocatecumenale dipenderà per gran parte dall’amore paterno con il quale noi vescovi accoglieremo questo carisma, accompagneremo da vicino i Seminari Redemptoris Mater e incoraggeremo le famiglie tanto preziose delle Comunità Neocatecumenali, inserendole sempre di più nella vita delle Chiese locali”. Un bilancio – quello qui appena riportato - che presenta grandi lodi e neppure l’ombra di una critica.

LATERANENSE – All’incontro in Terra Santa è seguita, il 24 aprile scorso, la conferenza di Kiko sul tema “La comunità familiare al servizio della evangelizzazione”, voluta alla Pontificia Università Lateranense dall'Istituto Giovanni Paolo II: ad accompagnare l’iniziatore del Cammino nella sua performance è stato il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinal Stanislaw Rylko. Atmosfera di grande cordialità, con il cardinale a fare da spalla e da traino - con alcune parole sul ruolo dei movimenti e del Cammino in particolare nel dopo Concilio - all’intervento di Kiko (la medesima cosa, ad onor del vero, era accaduta anche nei precedenti appuntamenti che avevano visto protagonisti fra gli altri, nel corso dei mesi, i leader del Rinnovamento dello Spirito e di Comunione e Liberazione). Invitato a parlare di nuova evangelizzazione, Kiko si è dapprima avventurato nella descrizione del contesto europeo, visto come luogo della “distruzione della famiglia e della società”: eutanasia, suicidio, divorzio, alcool come segni della “apostasia” del vecchio continente e sintomo evidente della necessità di “tornare al primo modello apostolico, quello del Cenacolo” e al ruolo delle famiglie inviate “ad gentes” in contesti di grande secolarizzazione come seme di speranza per il futuro. “Il 26 maggio altre cento famiglie saranno inviate in missione in tutto il mondo”, afferma Kiko descrivendo la modalità con la quale viene proposto il luogo di destinazione (un semplice sorteggio con due urne: i nomi delle famiglie nella prima, i paesi da raggiungere nell’altra) e evidenziando l’importanza dell’esempio dei nuclei familiari, rocce sulle quali rifondare una esperienza di fede in contesti nei quali è nettamente minoritaria, quando non completamente assente. C’è posto per il racconto di famiglie inviate nell’ex Germania comunista, di altre arrivate in Cina – il paese del figlio unico, e maschio – con un gran numero di pargoli, e poi ancora in Kazakistan, in Georgia, in Sudan e nel cuore dell’Africa. Esperienze di una intensità di fede e di dedizione innegabile, che l’iniziatore del Cammino accompagna con il suo solito entusiasmo e con qualche imbarazzante frase sopra le righe (“Le famiglie delle nostre comunità hanno tanti bambini perché abbiamo obbedito al papa Paolo VI e alla sua Humanae Vitae: l’Europa non l’ha seguito invece, e ancora aspettiamo che le Conferenze episcopali chiedano perdono al papa per questo”…), prima di lodare le celebrazioni domestiche familiari della domenica mattina (l’intera famiglia si ritrova in casa a pregare), di sottolineare la bellezza della sessualità e di concludere con l’annuncio del kerygma (la buona notizia del Vangelo) e con una preghiera per le famiglie di tutta Europa. Un’ora e qualcosa di intervento, che affascina qualcuno e rende perplesso, se non inquieto, qualcun altro: tutto senza una sola parola sulla questione degli Statuti e sui rapporti fra il Cammino Neocatecumenale e la Santa Sede.

NUOVI SACERDOTI – A chiudere la serie, l'ordinazione dei 29 diaconi da parte di Benedetto XVI nella basilica di San Pietro domenica scorsa: del gruppo, in nove hanno compiuto la loro formazione al Redemptoris Mater, il seminario neocatecumenale della città (il secondo gruppo più numeroso dopo i 13 provenienti dal Seminario Romano maggiore). Presente alla celebrazione anche Kiko Arguello, che ha ricevuto la Comunione dalle mani del papa.

WEB & CO – Sul fronte opposto, le ultime settimane hanno segnato un vivacizzarsi della critica al Cammino Neocatecumenale, particolarmente forte soprattutto sul web, in forum e blog che assumono sempre più la fisionomia di coscienza critica dell’esperienza neocatecumenale. Ai dossier su quelle presentate come le ombre del Cammino, le sue controverse basi e gli errori dottrinali degli iniziatori, ha fatto eco in questi ultimi tempi la posizione del sito Petrus, che – scivoloni giornalistici a parte – in una lunga serie di interviste e commenti apertamente critici nei confronti del Cammino Neocatecumenale conduce ormai una vera e propria campagna contro il Cammino. L’ultimo intervento pubblicato è un duro atto di accusa nei confronti di Kiko per aver ricevuto con le braccia conserte la Comunione dalle mani del papa: un atto che configurerebbe una “mancanza di rispetto” nei confronti non solo di Benedetto XVI, ma del Sacramento in sé, e che confermerebbe tutti i dubbi teologici sulla reale considerazione – da parte dei neocatecumenali - del pane e del vino consacrati come Corpo e Sangue di Gesù. Accuse che, al di là di una certa strumentalità negli episodi (le braccia conserte come gesto incriminato…), sono comunque salutate con favore da quel movimento attivo su blog e forum impegnato a mettere in evidenza la “pericolosità” del Cammino, vera e propria setta infiltratasi all’interno della Chiesa cattolica. Fra questi, il più cliccato oggi è senza dubbio quello di un gruppo formato da ex neocatecumenali, ospitato sulle pagine di Internetica, con tanto di raccolta di documentazione e opinioni correlate.

Quanto a Petrus e alla sua campagna, in principio fu soprattutto “un’intervista”, poi smentita, a mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, alla quale è poi seguita una gran mole di articoli, commenti e interviste. Quando il 9 aprile scorso compaiono sul sito alcune dichiarazioni del segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, per il Cammino sembra proprio una doccia fredda: “Non sono assolutamente previsti tempi brevi per l'approvazione definitiva degli Statuti dei Neocatecumenali: se l'approvazione degli Statuti fosse all'ordine del giorno o comunque prevista in un breve arco di tempo sarei tra i primi ad esserne informato e posso assicurare che non è assolutamente così”. Parole che vengono rilanciate anche dall’agenzia Agi che, dando risalto alla “notizia”, titola così: “Slitta approvazione Statuti neocatecumenali”. La mattina seguente, su Petrus, la smentita di Clemens: “Non ho mai rilasciato alcun commento sui tempi relativi all'approvazione degli Statuti Neocatecumenali”. Svarione giornalistico e scuse da parte della redazione, e a seguire commenti impietosi sul Cammino (una setta), attacchi personali all’iniziatore e interviste, fra gli altri, anche a due cardinali. C’è Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima e primate del Perù: “Non ho dubbi che le intenzioni dei neocatecumenali siano lodevoli e che essi realmente cerchino Dio con calore e gioia: penso che vada instaurato con loro un dialogo sano e, al tempo stesso, fermo nella verità”. “Il Vaticano stesso – sottolinea - sta cercando una soluzione per approvare gli Statuti, ma tuttavia nella celebrazione della Santa Messa da parte dei neocatecumenali ci sono aspetti che assolutamente non condivido: ricordo e ribadisco che la liturgia è unica e deve essere rispettata da tutti alla stessa maniera”. In altri termini: “Tolleranza sì verso i neocatecumenali, ma è compito della Chiesa richiamarli al rispetto dell’Eucarestia”. E poi, ancora su Petrus, il cileno Jorge Arturo Medina Estevéz, a suo tempo prefetto della Congregazione per il Culto Divino, che afferma: “Anche fra i neocatecumenali c’è qualche cosa di buono, cioè il sincero amore verso Cristo, ma ho purtroppo notato nelle loro liturgie autentiche stranezze e preoccupanti stravaganze: fanno la Comunione stando seduti e senza inginocchiarsi, e mi pare un’assoluta mancanza di rispetto verso Cristo. Da tempo la Santa Sede li ha invitati a mettersi al passo e ad obbedire; consiglio loro di farlo, perchè la liturgia non è proprietà di nessuno, tanto meno di Kiko Arguello”. Per la serie, "a buon intenditor..."

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