Cerimonia di consegna ufficiale al Pontificio Consiglio per i Laici del nuovo testo degli Statuti: due ore per un traguardo atteso quarant’anni. Le parole di Kiko e Carmen, le raccomandazioni del cardinal Rylko.
ROMA – Nel cuore di Trastevere, a due passi dalla basilica di Santa Maria, si consuma un momento storico per la vita della Chiesa uscita dal Concilio Vaticano II: c’è il riconoscimento ufficiale, espresso sotto forma di approvazione definitiva degli Statuti, di una realtà sorta immediatamente dopo il Concilio, nata in Spagna nel 1964 e approdata a Roma nel 1968. Quarant’anni dopo, il suo iniziatore prende in mano il testo giuridico che definisce natura e ruolo del Cammino neocatecumenale: a porgerglielo è il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il dicastero vaticano impegnato per anni e anni nel coordinamento del lavoro di riconoscimento. Un compito gravoso e difficile, reso complicato dalla particolare natura del Cammino neocatecumenale: non un movimento, non una associazione di persone della quale entrare a far parte, ma un itinerario, un metodo, un percorso stabilito, scandito da passaggi e momenti, nel corso dei quali riscoprire i fondamenti del proprio battesimo e dunque della propria fede cattolica. Quarant’anni dopo l’arrivo a Roma, Kiko Arguello, pittore di professione, cantante per diletto, ormai da tempo leader di una realtà fra le più dinamiche e vive della Chiesa cattolica, riceve insieme a Carmen Hernandez e a padre Mario Pezzi (gli altri due componenti della equipe responsabile a livello internazionale del Cammino) il testo definitivo degli Statuti dalle mani del cardinale Stanislaw Rylko, uno dei più convinti sostenitori del Cammino.
L’Aula magna del Pontificio Consiglio è al primo piano di palazzo San Calisto: ci arrivi districandoti per le stradine di Trastevere e continui a districarti anche dentro, fra i due lunghi tavoli con comode poltrone posti da un lato e dall’altro dell’Aula. Cinquanta persone affollano la sala: uomini e donne di mezza età, tutti protagonisti dei primi passi del Cammino neocatecumenale, a Roma o in Spagna. Mariti e mogli, ma anche sacerdoti, tutti con il vestito delle grandi occasioni e in fondo, oltre che emozionati, anche orgogliosi di poter essere presenti all’evento. Kiko Arguello si presenta chitarra in mano con la sua tradizionale giacca nera, assai più formale di Carmen che sfoggia una maglietta nera con una grande scritta centrale: “Sydney, Australia”. La Giornata mondiale della Gioventù, in fondo, è vicina: il Cammino prepara non solo la partecipazione dei giovani di molte sue comunità all’evento internazionale con il papa, ma anche il successivo incontro fra i neocatecumenali e i tre dell’équipe internazionale, previsto come di consueto – ormai – per il lunedì successivo alla chiusura del grande evento. Carmen sottolinea il tema con l’abbigliamento, e d’altronde al Pontificio Consiglio per i Laici – che della Gmg è in fondo l’organizzatore – sa di giocare in casa.
Kiko, Carmen e padre Mario si siedono di lato: al tavolo centrale si siedono i membri del Pontificio Consiglio per i Laici, con il segretario mons. Clemens e il presidente card. Rylko. E’ lui – come da etichetta – l’ultimo ad arrivare, e si inizia con Kiko alla chitarra e un canto (uno dei suoi) alla Madonna. Cantano tutti, i neocatecumeni: gli altri… ascoltano. La lettura di un passo di Vangelo precede la lettura ufficiale del Decreto con il quale il Pontificio Consiglio per i Laici “decreta l’approvazione definitiva dello Statuto del Cammino Neocatecumenale … nella fiducia che queste norme statutarie costituiscano linee guida ferme e sicure per la vita del Cammino e che esse siano di aiuto ai Pastori nel loro paterno e vigile accompagnamento delle comunità neocatecumenali nelle Chiese particolari”. La decisione, è specificato in premessa, è data “tenuto conto del prezioso contributo, attestato da numerosi vescovi, che il Cammino continua ad apportare all’opera della nuova evangelizzazione, mediante una prassi accolta e valorizzata nei suoi ormai quarant’anni di vita in molte Chiese particolari”. Il decreto porta la data dell’11 maggio 2008, solennità di Pentecoste: un segno evidente del fatto che si vuole considerare il Cammino come uno dei frutti suscitati per opera dello Spirito Santo. Le due firme sono quelle del segretario e del presidente del dicastero vaticano. Flash e telecamere, insieme a sorrisi, per il momento ufficiale del passaggio di mano fra Rylko e Arguello.
D’obbligo ascoltare i protagonisti. Il primo intervento è di Kiko, che ringrazia tutti, ad iniziare naturalmente da Dio (il Padre, il Figlio, lo Spirito) e dalla Vergine che “ci ha sempre sostenuto, sorretto e consolato”. Torna indietro con la memoria all’arrivo in Italia, alla visita alla Madonna di Pompei, ai primi tempi a Roma, “come poveracci che non sapevano neppure parlare italiano”. Il racconto è dei primi passi al “Borghetto latino” con le baracche dai tetti di lamiera e l’incontro con un gruppo giovanile della Parrocchia dei Martiri Canadesi, che sarebbe diventata col tempo la prima parrocchia a vivere il Cammino. I primi sacerdoti, i primi vescovi, l’incontro con il primo papa, Paolo VI: “Con i suoi occhi azzurri mi chiamò e mi disse: “Kiko, sii umile e fedele alla Chiesa e la Chiesa ti sarà fedele”. Forse non sono stato umile, ma fedele si, e oggi si compie quella parola”, racconta Kiko. C’è il ringraziamento per Giovanni Paolo II, che andò in elicottero fino al Centro neocatecumenale di Porto San Giorgio per l’invio in missione delle famiglie, e da pontefice riconobbe il Cammino come “itinerario di formazione cattolico valido per i tempi odierni”, una formula conservata fino ad oggi. E c’è poi il capitolo Joseph Ratzinger, il racconto della loro conoscenza a Regensburg, la cena in un ristorante, la visita al vescovo di Monaco con Ratzinger che faceva da interprete fra i due. E poi, una volta che papa Wojtyla ebbe nominato il cardinale tedesco a prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, la richiesta ufficiale dei testi delle catechesi e il lungo lavoro di revisione che ne seguì. Fino all’approvazione definitiva degli Statuti. “Non siamo degni di tutto questo”, dice Kiko.
Si siede Kiko, e si alza Carmen: giusto che lo faccia anche lei, e lo fa per parecchio tempo. Inizia in italiano, condisce presto con qualche parola di spagnolo fino a cedere totalmente e ad esprimersi solo nella sua lingua natale: è contenta per Santa Romana Chiesa, dice, fa notare la coincidenza con il santo del giorno, Sant’Antonio da Padova (o di Lisbona, come sottolineano i non italiani), patrono delle cause impossibili, e si lancia nel sottolineare aspetti delle letture del giorno, ad iniziare dalla prima lettura con protagonista il profeta Elia. Kiko le chiede più volte di tornare in tema (la consegna degli Statuti), ma Carmen – figurarsi – non sta certo ad ascoltarlo e quanto più lui cerca di riportarla sui binari giusti e opportuni per l’occasione, tanto più lei si convince di dover proseguire facendo il contrario di quanto richiesto da Kiko: “Degli Statuti non mi importa nulla”, dice ad un certo punto esasperata dai richiami di Kiko a parlare degli Statuti. Non c’è che dire: un giorno i biografi – e ci saranno certamente - potranno sbizzarrirsi nel delineare i contorni del rapporto umano fra i due iniziatori. “Lo Statuto è l’impalcatura, l’importante è la Chiesa”, precisa Carmen immediatamente dopo, ed a questa frase si aggrappa Rylko per riprendere finalmente la parola: “Siamo qui per questo: è la causa della Chiesa che ci sta a cuore – afferma il cardinale – e credo che uno dei più grandi frutti del Cammino è quello di riuscire a far scoprire a tanti battezzati la causa e l’importanza della Chiesa”. Ci sta bene un canto, anche se fuori programma: “Kiko, un canto: Risuscitò!”, chiede e anzi quasi comanda Rylko. Detto, fatto: chitarra in mano, parte il canto più conosciuto del Cammino. E infatti, stavolta, lo cantano praticamente tutti. “Facciamo dire due parole a padre Mario!”, chiede Kiko. “No”, risponde deciso Rylko: il tempo a sua disposizione se lo è mangiato, interessi compresi, tutto Carmen, parlando per venticinque minuti. Per i rappresentanti del Cammino non c’è più tempo: tocca ora al cardinale.
“So bene quanto avete aspettato questo momento – dice – e ora è arrivata questa autorevole conferma dell’autenticità del Cammino”: non un semplice “adempimento giuridico”, ma il riconoscimento di una novità suscitata dallo Spirito Santo. Il Cammino per Rylko ha sempre “cercato di essere fedele agli insegnamenti del Concilio” e l’autenticità del carisma è stata garantita dalla “disponibilità a sottomettersi al riconoscimento delle autorità ecclesiali”, disponibilità della quale “va dato atto al Cammino”. Nel momento della “revisione” dello Statuto, Rylko afferma che “la Chiesa vi è stata fedele” e che “anche voi dovete continuare ad esserlo”. Ammonisce che “la fedeltà non è acquisita una volta per tutte” ma “richiede impegno e vigilanza costante”. Riprendendo il discorso che il suo predecessore alla guida del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinale James Stafford, fece al momento del via libera ad experimentum degli Statuti nel 2002, Rylko sottolinea alcuni punti “da non trascurare per una corretta attuazione” del documento approvato, ad iniziare dall’“indispensabile rapporto con il vescovo diocesano, primo catechista del gregge a lui affidato”: “E’ necessario non operare nulla senza il vescovo” e avere nei loro confronti un “atteggiamento rispettoso e obbediente verso le loro indicazioni”. D’altro canto gli Statuti sono anche uno strumento in mano ai pastori per conoscere meglio il Cammino e per poter andare incontro ad esso “con molto amore”, sulla scia di quanto sostenuto dal papa che afferma che i movimenti e le nuove realtà ecclesiali “non sono un problema, ma un dono del Signore”. Devono essere tenute in considerazione – sottolinea ancora Rylko – le caratteristiche delle realtà locali dove il Cammino si innesta, e deve essere rispettato il ruolo dei parroci, i rapporti con i quali “esigono impegno continuo per una matura comunione”. “L’adeguato atteggiamento per l’innesto del Cammino neocatecumenale in una Chiesa particolare è quello dello spirito di servizio”, riassume prima di ricordare la necessità di valorizzare il ruolo del presbitero e di curare “la formazione umana dei catechisti”, la cui “delicata responsabilità richiede studio attento e costante, oltre che mitezza e dedizione”. Un passaggio sulla liturgia e sull’integrazione delle norme nel testo approvato, la rassicurazione della vicinanza del Pontificio Consiglio e la chiusura: “La consegna degli Statuti è una pietra miliare nella storia del Cammino: la Chiesa si aspetta da voi frutti maturi”.
ROMA – Nel cuore di Trastevere, a due passi dalla basilica di Santa Maria, si consuma un momento storico per la vita della Chiesa uscita dal Concilio Vaticano II: c’è il riconoscimento ufficiale, espresso sotto forma di approvazione definitiva degli Statuti, di una realtà sorta immediatamente dopo il Concilio, nata in Spagna nel 1964 e approdata a Roma nel 1968. Quarant’anni dopo, il suo iniziatore prende in mano il testo giuridico che definisce natura e ruolo del Cammino neocatecumenale: a porgerglielo è il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il dicastero vaticano impegnato per anni e anni nel coordinamento del lavoro di riconoscimento. Un compito gravoso e difficile, reso complicato dalla particolare natura del Cammino neocatecumenale: non un movimento, non una associazione di persone della quale entrare a far parte, ma un itinerario, un metodo, un percorso stabilito, scandito da passaggi e momenti, nel corso dei quali riscoprire i fondamenti del proprio battesimo e dunque della propria fede cattolica. Quarant’anni dopo l’arrivo a Roma, Kiko Arguello, pittore di professione, cantante per diletto, ormai da tempo leader di una realtà fra le più dinamiche e vive della Chiesa cattolica, riceve insieme a Carmen Hernandez e a padre Mario Pezzi (gli altri due componenti della equipe responsabile a livello internazionale del Cammino) il testo definitivo degli Statuti dalle mani del cardinale Stanislaw Rylko, uno dei più convinti sostenitori del Cammino.
L’Aula magna del Pontificio Consiglio è al primo piano di palazzo San Calisto: ci arrivi districandoti per le stradine di Trastevere e continui a districarti anche dentro, fra i due lunghi tavoli con comode poltrone posti da un lato e dall’altro dell’Aula. Cinquanta persone affollano la sala: uomini e donne di mezza età, tutti protagonisti dei primi passi del Cammino neocatecumenale, a Roma o in Spagna. Mariti e mogli, ma anche sacerdoti, tutti con il vestito delle grandi occasioni e in fondo, oltre che emozionati, anche orgogliosi di poter essere presenti all’evento. Kiko Arguello si presenta chitarra in mano con la sua tradizionale giacca nera, assai più formale di Carmen che sfoggia una maglietta nera con una grande scritta centrale: “Sydney, Australia”. La Giornata mondiale della Gioventù, in fondo, è vicina: il Cammino prepara non solo la partecipazione dei giovani di molte sue comunità all’evento internazionale con il papa, ma anche il successivo incontro fra i neocatecumenali e i tre dell’équipe internazionale, previsto come di consueto – ormai – per il lunedì successivo alla chiusura del grande evento. Carmen sottolinea il tema con l’abbigliamento, e d’altronde al Pontificio Consiglio per i Laici – che della Gmg è in fondo l’organizzatore – sa di giocare in casa.
Kiko, Carmen e padre Mario si siedono di lato: al tavolo centrale si siedono i membri del Pontificio Consiglio per i Laici, con il segretario mons. Clemens e il presidente card. Rylko. E’ lui – come da etichetta – l’ultimo ad arrivare, e si inizia con Kiko alla chitarra e un canto (uno dei suoi) alla Madonna. Cantano tutti, i neocatecumeni: gli altri… ascoltano. La lettura di un passo di Vangelo precede la lettura ufficiale del Decreto con il quale il Pontificio Consiglio per i Laici “decreta l’approvazione definitiva dello Statuto del Cammino Neocatecumenale … nella fiducia che queste norme statutarie costituiscano linee guida ferme e sicure per la vita del Cammino e che esse siano di aiuto ai Pastori nel loro paterno e vigile accompagnamento delle comunità neocatecumenali nelle Chiese particolari”. La decisione, è specificato in premessa, è data “tenuto conto del prezioso contributo, attestato da numerosi vescovi, che il Cammino continua ad apportare all’opera della nuova evangelizzazione, mediante una prassi accolta e valorizzata nei suoi ormai quarant’anni di vita in molte Chiese particolari”. Il decreto porta la data dell’11 maggio 2008, solennità di Pentecoste: un segno evidente del fatto che si vuole considerare il Cammino come uno dei frutti suscitati per opera dello Spirito Santo. Le due firme sono quelle del segretario e del presidente del dicastero vaticano. Flash e telecamere, insieme a sorrisi, per il momento ufficiale del passaggio di mano fra Rylko e Arguello.
D’obbligo ascoltare i protagonisti. Il primo intervento è di Kiko, che ringrazia tutti, ad iniziare naturalmente da Dio (il Padre, il Figlio, lo Spirito) e dalla Vergine che “ci ha sempre sostenuto, sorretto e consolato”. Torna indietro con la memoria all’arrivo in Italia, alla visita alla Madonna di Pompei, ai primi tempi a Roma, “come poveracci che non sapevano neppure parlare italiano”. Il racconto è dei primi passi al “Borghetto latino” con le baracche dai tetti di lamiera e l’incontro con un gruppo giovanile della Parrocchia dei Martiri Canadesi, che sarebbe diventata col tempo la prima parrocchia a vivere il Cammino. I primi sacerdoti, i primi vescovi, l’incontro con il primo papa, Paolo VI: “Con i suoi occhi azzurri mi chiamò e mi disse: “Kiko, sii umile e fedele alla Chiesa e la Chiesa ti sarà fedele”. Forse non sono stato umile, ma fedele si, e oggi si compie quella parola”, racconta Kiko. C’è il ringraziamento per Giovanni Paolo II, che andò in elicottero fino al Centro neocatecumenale di Porto San Giorgio per l’invio in missione delle famiglie, e da pontefice riconobbe il Cammino come “itinerario di formazione cattolico valido per i tempi odierni”, una formula conservata fino ad oggi. E c’è poi il capitolo Joseph Ratzinger, il racconto della loro conoscenza a Regensburg, la cena in un ristorante, la visita al vescovo di Monaco con Ratzinger che faceva da interprete fra i due. E poi, una volta che papa Wojtyla ebbe nominato il cardinale tedesco a prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, la richiesta ufficiale dei testi delle catechesi e il lungo lavoro di revisione che ne seguì. Fino all’approvazione definitiva degli Statuti. “Non siamo degni di tutto questo”, dice Kiko.
Si siede Kiko, e si alza Carmen: giusto che lo faccia anche lei, e lo fa per parecchio tempo. Inizia in italiano, condisce presto con qualche parola di spagnolo fino a cedere totalmente e ad esprimersi solo nella sua lingua natale: è contenta per Santa Romana Chiesa, dice, fa notare la coincidenza con il santo del giorno, Sant’Antonio da Padova (o di Lisbona, come sottolineano i non italiani), patrono delle cause impossibili, e si lancia nel sottolineare aspetti delle letture del giorno, ad iniziare dalla prima lettura con protagonista il profeta Elia. Kiko le chiede più volte di tornare in tema (la consegna degli Statuti), ma Carmen – figurarsi – non sta certo ad ascoltarlo e quanto più lui cerca di riportarla sui binari giusti e opportuni per l’occasione, tanto più lei si convince di dover proseguire facendo il contrario di quanto richiesto da Kiko: “Degli Statuti non mi importa nulla”, dice ad un certo punto esasperata dai richiami di Kiko a parlare degli Statuti. Non c’è che dire: un giorno i biografi – e ci saranno certamente - potranno sbizzarrirsi nel delineare i contorni del rapporto umano fra i due iniziatori. “Lo Statuto è l’impalcatura, l’importante è la Chiesa”, precisa Carmen immediatamente dopo, ed a questa frase si aggrappa Rylko per riprendere finalmente la parola: “Siamo qui per questo: è la causa della Chiesa che ci sta a cuore – afferma il cardinale – e credo che uno dei più grandi frutti del Cammino è quello di riuscire a far scoprire a tanti battezzati la causa e l’importanza della Chiesa”. Ci sta bene un canto, anche se fuori programma: “Kiko, un canto: Risuscitò!”, chiede e anzi quasi comanda Rylko. Detto, fatto: chitarra in mano, parte il canto più conosciuto del Cammino. E infatti, stavolta, lo cantano praticamente tutti. “Facciamo dire due parole a padre Mario!”, chiede Kiko. “No”, risponde deciso Rylko: il tempo a sua disposizione se lo è mangiato, interessi compresi, tutto Carmen, parlando per venticinque minuti. Per i rappresentanti del Cammino non c’è più tempo: tocca ora al cardinale.
“So bene quanto avete aspettato questo momento – dice – e ora è arrivata questa autorevole conferma dell’autenticità del Cammino”: non un semplice “adempimento giuridico”, ma il riconoscimento di una novità suscitata dallo Spirito Santo. Il Cammino per Rylko ha sempre “cercato di essere fedele agli insegnamenti del Concilio” e l’autenticità del carisma è stata garantita dalla “disponibilità a sottomettersi al riconoscimento delle autorità ecclesiali”, disponibilità della quale “va dato atto al Cammino”. Nel momento della “revisione” dello Statuto, Rylko afferma che “la Chiesa vi è stata fedele” e che “anche voi dovete continuare ad esserlo”. Ammonisce che “la fedeltà non è acquisita una volta per tutte” ma “richiede impegno e vigilanza costante”. Riprendendo il discorso che il suo predecessore alla guida del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinale James Stafford, fece al momento del via libera ad experimentum degli Statuti nel 2002, Rylko sottolinea alcuni punti “da non trascurare per una corretta attuazione” del documento approvato, ad iniziare dall’“indispensabile rapporto con il vescovo diocesano, primo catechista del gregge a lui affidato”: “E’ necessario non operare nulla senza il vescovo” e avere nei loro confronti un “atteggiamento rispettoso e obbediente verso le loro indicazioni”. D’altro canto gli Statuti sono anche uno strumento in mano ai pastori per conoscere meglio il Cammino e per poter andare incontro ad esso “con molto amore”, sulla scia di quanto sostenuto dal papa che afferma che i movimenti e le nuove realtà ecclesiali “non sono un problema, ma un dono del Signore”. Devono essere tenute in considerazione – sottolinea ancora Rylko – le caratteristiche delle realtà locali dove il Cammino si innesta, e deve essere rispettato il ruolo dei parroci, i rapporti con i quali “esigono impegno continuo per una matura comunione”. “L’adeguato atteggiamento per l’innesto del Cammino neocatecumenale in una Chiesa particolare è quello dello spirito di servizio”, riassume prima di ricordare la necessità di valorizzare il ruolo del presbitero e di curare “la formazione umana dei catechisti”, la cui “delicata responsabilità richiede studio attento e costante, oltre che mitezza e dedizione”. Un passaggio sulla liturgia e sull’integrazione delle norme nel testo approvato, la rassicurazione della vicinanza del Pontificio Consiglio e la chiusura: “La consegna degli Statuti è una pietra miliare nella storia del Cammino: la Chiesa si aspetta da voi frutti maturi”.
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