domenica 15 giugno 2008

Cammino neocatecumenale: ecco la liturgia. Il “braccio di ferro” secondo Kiko

L’iniziatore del Cammino racconta in conferenza stampa le più recenti tappe liturgiche, con gli incontri con il papa e l’arrivo della lettera del cardinale Arinze: “Una catastrofe”. D’ora in poi Comunione sotto le due specie e in piedi, ma senza processione.

ROMA – Comunione in piedi sotto le due specie, ma senza alcuna processione. E conferma delle monizioni prima delle Letture, delle risonanze fra il Vangelo e l’omelia del sacerdote e dello scambio della pace anticipato, come accade anche nel rito ambrosiano: eccola la nuova celebrazione eucaristica delle comunità del Cammino Neocatecumenale dopo l’approvazione degli Statuti da parte del Pontificio Consiglio per i Laici. Con una impostazione di fondo quanto mai rilevante: le celebrazioni neocatecumenali del sabato sera “fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli” (art. 13).

Con la revisione operata dopo la scadenza della versione ad experimentum, la norma sulla Liturgia sono entrate a far parte integrante degli Statuti, in un vero e proprio braccio di ferro fra il Cammino da una parte e la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti dall’altro. Ne è venuto fuori un incontro a metà strada, che rispetto alle celebrazioni di tre anni – quelle che precedevano le norme contenute nella lettera inviata dal cardinale Arinze nel dicembre 2006 – modificano in parte la distribuzione dell’Eucaristia, lasciano le monizioni, le risonanze e lo scambio della pace anticipato e inseriscono invece tutte quelle parti del messale romano (il Credo, il Gloria, l’Orate Fratres, l’Agnus Dei) che non siano coperte da una esplicita concessione da parte della Santa Sede. “E’ il riconoscimento– dice Kiko Arguello nella conferenza stampa successiva alla consegna dello Statuto - della prassi liturgica del Cammino, la cui ecclesialità risulta fortemente rafforzata”: l’iniziatore parla di una “bomba”, per sottolineare l’importanza del fatto, e sottolinea al contempo che l’inserimento delle celebrazioni neocatecumenali nella pastorale liturgica delle parrocchie comporterà anche la caduta della prescrizione della Congregazione per il Culto Divino che prevedeva la partecipazione dei fedeli delle comunità alla messa parrocchiale della domenica “almeno una volta al mese”, “come se le nostre celebrazioni – afferma Kiko – fossero minori, o un’altra cosa”. “La realtà – dice – è che in questi mesi le Congregazioni hanno discusso e parlato molto, e che sorprendentemente ci sono venuti incontro, e hanno migliorato gli Statuti”.

Statuti che ora, all’articolo 13, affermano così: “L’Eucaristia è essenziale al Neocatecumenato, in quanto catecumenato post-battesimale vissuto in piccola comunità. L’Eucaristia infatti completa l’iniziazione cristiana. I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della Domenica. Tale celebrazione ha luogo secondo le disposizioni del Vescovo diocesano. Le celebrazioni dell’Eucaristia delle comunità neocatecumenali al sabato sera fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli. Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità si seguono i libri liturgici approvati dal Rito romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede. Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto. La celebrazione dell’Eucaristia nella piccola comunità è preparata sotto la guida del Presbitero, da un gruppo della comunità neocatecumenale, a turno, che prepara brevi monizioni alle letture, sceglie i canti, provvede il pane, il vino, i fiori, e cura il decoro e la dignità dei segni liturgici”.

E’ lo stesso fondatore – in conferenza stampa - a raccontare nel dettaglio il percorso compiuto nel corso degli anni, la sorpresa negativa di fronte alle disposizioni intervenute nel dicembre 2006 con la lettera del cardinale Arinze, il braccio di ferro con la Congregazione del Culto Divino, fino all’incontro con il papa e alle concessioni ottenute. Si parte dall’aspetto più importante, quello della Comunione. “Noi l’abbiamo finora sempre fatta da seduti, e non per disprezzo, ma perché per noi è sempre stato molto importante comunicarsi anche con il Sangue. Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa. Quando nelle cena della Pasqua ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando parlano della Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più tardi – continua Kiko spiegando i motivi dell’importanza della Comunione sotto la specie del vino – i cristiani toglieranno la cena e metteranno insieme il pane e il vino. Ora, nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei significati. Abbiamo scelto di fare la comunione seduti soprattutto per evitare che nei movimenti si versasse per terra il Sangue di Cristo. Il fedele, con tutta calma accoglie il Calice, lo porta alla bocca e si comunica con tranquillità e in modo solenne”. “Seduti come seduto era anche Gesù”, specifica Carmen.

“Nel 2005 fummo ricevuti dal papa – continua il racconto di Arguello – e abbiamo chiesto a lui aiuto per tutta la liturgia neocatecumenale”. Nel dettaglio, afferma Kiko, “abbiamo espresso al papa la necessità che nell’Eucaristia delle piccole comunità venisse anzitutto permesso che prima dell’omelia ogni fedele potesse fare una sua risonanza, una eco della Parola: è infatti importante che dei giovani, ragazzi moderni, (e il 70% di chi è in Cammino è giovane) condividano ciò che dice loro quella Parola. E’ coerente, tutto ciò, con il fatto che insegniamo loro che quella Parola è proclamata per lui, che quel Vangelo è per te, che Dio ti sta parlando, che lui debba applicare quella Parola alla sua vita. Se ci tolgono le risonanze, abbiamo detto al papa, ci fanno un gran male perché insegniamo alle persone a mettersi alla luce della Parola”. “Oltre a questo – continua il racconto di Kiko – abbiamo chiesto al papa le monizioni, le introduzioni alle Letture e lo scambio della pace, che nelle piccole comunità, dove tutti si conoscono, diventa molto importante e una cosa davvero seria. Anche la Conferenza episcopale americana e quella spagnola hanno chiesto la dispensa per anticipare il segno della pace, ma non l’hanno ottenuto: noi invece si. Sulla Comunione il papa ci disse: “Parleremo”, e non ci disse nulla. E poi arrivò la lettera di Arinze”.

Accolta ufficialmente con “gioia”, quella lettera fu per il Cammino un vero shock, e oggi lo dicono apertamente: “La lettera di Arinze, che concedeva le monizioni, le risonanze e lo scambio della pace, ma chiedeva di uniformarsi alla Comunione prevista dai libri liturgici – era per noi una vera catastrofe, dal momento che fare la comunione come tutti, senza le due specie e con le ostie, e in processione verso l’altare, significava annullare ogni segno della catechesi che si stava facendo, come pure annullare le concessioni ricevute da Giovanni Paolo II. Ci dicemmo: Signore siamo persi! – continua Kiko ricordando il momento della lettera di Arinze – Signore, qui finisce tutto!”. “Quando, nel maggio 2007, fummo nuovamente ricevuti da Benedetto XVI – continua Kiko – chiedemmo di poter ricevere la Comunione in piedi, ma restando al proprio posto, senza la processione. “Ottimo”, ci disse il papa. Ne fummo molto felici. In molti hanno provato poi a non fare approvare queste norme, ma il Signore ha voluto diversamente, e il papa ci ha concesso la Comunione in piedi senza processione”. “Ora è lui – dice sorridendo – che deve combattere con Arinze!”.

A chiarire quanto accaduto nel corso degli ultimi undici mesi è padre Mario Pezzi: “Il permesso ricevuto da Arinze sui due anni per uniformarsi ai libri liturgici scadeva nel dicembre 2007. Non è stata fatta alcuna modifica fino a questo momento perché ci avevano assicurato più volte che gli Statuti stavano per uscire, cosa che abbiamo riferito negli annunci di Avvento e Quaresima. Qualcuno – continua padre Mario - ha detto che mentivamo, ma noi riferivamo solamente quello che ci dicevano, non potevamo certo inventare... D’accordo con mons Rylko avevamo deciso che fosse bene aspettare l’uscita degli Statuti per applicare quella nuova forma di Comunicare (in piedi al proprio posto, senza processione) che nel maggio 2007 avevamo già concordato con il papa”. Poi però la pubblicazione definitiva degli Statuti è slittata di mese in mese, determinando la situazione ora sbloccatasi. In secondo luogo, precisa padre Mario, “occorre ricordare che in origine la scelta di ricevere la Comunione da seduti fu presa in accordo con la Congregazione per il Culto, guidata allora dal cardinale Mayer: la conferenza episcopale polacca e la Santa Sede ci chiesero conto del perché agivamo in quel modo e noi rispondemmo. Quando poi al Culto arrivò il cardinal Medina, che aveva un altro orientamento, di fatto tutto si bloccò”. Il cardinale Paul Augustin Mayer fu nominato prefetto della Congregazione l'8 aprile 1984 e vi rimase fino al 1° luglio 1988, quando fu chiamato a coprire il ruolo di Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei. A sostituirlo fu Eduardo Martinez Somalo (1 luglio 1988 - 21 gennaio 1992), a sua volta seguito dal card. Antonio María Javierre Ortas (24 gennaio 1992 - 21 giugno 1996). Il cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, ricordato da padre Mario Pezzi, arrivò all'ex Sant'Uffizio il 21 giugno 1996 per restarvi fino al 1 ottobre 2002, quando fu sostituito dall'attuale prefetto Francis Arinze.

“Ma non importa tutto questo – conclude Kiko – perché le cose hanno sempre un loro travaglio e tutto si fa con molta sofferenza: l’importante oggi è gioire per il fatto che il papa ha confermato che noi siamo una realtà ecclesiale che è un dono dello Spirito Santo in aiuto alla Chiesa nella nuova evangelizzazione: fino ad ora era tutto in forse, eravamo ad experimentum, ma il papa ha il carisma di confermare nella fede e lo ha fatto. Il Cammino è una realtà ecclesiale".


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