sabato 10 gennaio 2009

Neocatecumenali in Vaticano/2009: per il Cammino rigore e incoraggiamenti

L’invio alle comunità in partenza per la missione a Roma e in numerose città di tutto il mondo, il calore del popolo neocatecumenale che affolla la Basilica di San Pietro, le canzoni di Kiko Arguello alla chitarra e il consueto fuori programma di Carmen davanti al papa. Festeggiati in Vaticano i quaranta anni dell’inizio del Cammino a Roma: dal papa parole di caldo incoraggiamento e di rigorosa fermezza, con richiami all’adesione alla direttive della Chiesa e dei vescovi e all’unità con tutte le altre realtà ecclesiali. 

L'APPUNTAMENTO - Quando saluta tutti, poco dopo le sei e mezza della sera, è appena finito il canto del Te Deum, intonato al suono di organo e chitarra dallo stesso iniziatore del Cammino neocatecumenale Kiko Arguello. Benedetto XVI, che per diletto personale ama un altro genere di canto, esce subito di scena mentre tutti prendono a cantare un altro motivo, il più celebre della lunga produzione neocatecumenale, “Risuscitò”. Voci possenti, ma nessuno batte le mani secondo l’uso consueto: in San Pietro non sta bene, e era stato lo stesso Kiko, prima dell’apertura dell’incontro, a chiedere ai “fratelli” di evitare il gesto e di “cantare in raccoglimento”. E’ un appuntamento organizzato per presentare a Benedetto XVI le nuove iniziative missionarie del Cammino neocatecumenale: ci sono 14 èquipe e oltre 200 famiglie che partono per la missione all’estero, ci sono i 700 itineranti del Cammino che hanno portato l’itinerario iniziato da Kiko e Carmen in ogni continente, ci sono le comunità neocatecumenali della città di Roma e 15 fra di esse che inizieranno a breve una missione in altre parrocchie della capitale, c’è la prima comunità neocatecumenale nata a Roma, nella parrocchia dei Santi Martiri Canadesi. Era il 1968, e l’occasione del quarantennale è colta oggi al balzo per festeggiare i 40 anni del cammino in Italia e nella diocesi del papa. Un incontro che cade a sette mesi dall’approvazione definitiva degli Statuti del Cammino e che si colora dunque anche di altri significati, dal momento che il papa non si è ancora mai espresso, in questi mesi, sulla questione.

LE COMUNITA' IN MISSIONE - Il clima è come sempre di grande cordialità. All’applauso iniziale per l’arrivo del papa, inizia subito la presentazione da parte di Kiko delle varie comunità presenti. Il papa siede davanti al grande altare della Basilica, l’iniziatore al microfono sulla destra saluta il pontefice confidando la sua contentezza per l’occasione e per il fatto che “per la prima volta nella storia della Chiesa il Cammino neocatecumenale offre delle intere comunità per la missione”. E’ l’ultima novità del Cammino, l’opportunità per consentire alle comunità che hanno concluso l’itinerario formativo di essere comunitariamente missionari in un’altra parrocchia: è l’intera comunità, cioè, l’intero gruppo di trenta, quaranta, sessanta persone, a lasciare la propria parrocchia di appartenenza e a trasferirsi in un’altra, per aiutare quei parroci nell’evangelizzazione di altri territori. Sono parrocchie di periferia o del centro, di quartieri popolari o con alte percentuali di migranti, in cui la pastorale parrocchiana fa fatica a partire o in cui il parroco avverte la necessità di un aiuto concreto: le nuove comunità si riuniscono nella loro nuova casa, vivono là gli incontri e le loro celebrazioni, in accordo con il vescovo e i sacerdoti.

Kiko dunque, presenta al papa la prima comunità dei Santi Martiri Canadesi (l’applauso è caloroso e collettivo), 49 persone e oltre 100 figli, e ne approfitta per lodare il gran numero di figli presenti in tutte le comunità del Cammino. “Nel 1968 – dirà poco dopo - Paolo VI scriveva la Humanae Vitae e noi lo abbiamo preso sul serio: era difficile seguire quell’indicazione ma noi abbiamo detto che la Chiesa è maestra e adesso queste sono tutte famiglie felici. E i più grandi evangelizzatori – sottolinea l’iniziatore del Cammino - sono proprio i figli, che portano a casa i loro amici, spesso neppure battezzati, e permettono a tutti di restare colpiti dal modo in cui si vive il Vangelo in queste famiglie”.



Il saluto di Benedetto XVI alle comunità in partenza per la missione. (AP Photo)



C’è poi la chiamata delle quindici comunità che partono in missione, un vero e proprio “esercito di missionari”: il papa segue il tutto attentamente, si rivolge ogni volta ai gruppi di persone che si levano in piedi, si alza, li saluta e sorride loro, per poi tornare seduto. E Kiko al microfono fa il lungo e dettagliato appello chiedendo un applauso per ognuna di queste comunità: la quinta e la sesta comunità dei Santi Martiri Canadesi, pronte per la missione nella chiesa di San Gerardo Maiella, la settima e l’ottava dei Martiri Canadesi a Santa Maria dell’Orazione, la seconda di Santa Francesca Cabrini (altra parrocchia dallo storico passato e dal florido presente neocatecumenale nella capitale) a San Pier Damiani insieme alla seconda di San Leonardo Murialdo; e poi la quinta comunità di Santa Francesca Cabrini alla chiesa dei Santi Elisabetta e Zaccaria, la sesta di Santa Francesca Cabrini alla parrocchia dei Santi Vitale e compagni martiri a via Nazionale, la settima sempre di Santa Francesca Cabrini in missione alla parrocchia di San Domenico di Guzman. E non è finita: ancora applausi per la terza comunità della parrocchia della Natività in partenza per San Giuseppe Cafasso (al Tuscolano), per la terza e la quarta comunità della parrocchia di Santa Maria Immacolata a Tor Sapienza pronte a recarsi a San Massimiliano Kolbe a via Prenestina (“quartiere pieno di musulmani, cinesi e rumeni”, informa Kiko), per la terza di San Leonardo Murialdo a Sant’Andrea Corsini a Casal Morena, per la seconda di San Timoteo alla parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli a Ostia e infine per la terza comunità di Santa Maria Goretti in missione alla parrocchia Santa Maria Regina dei Martiri ad Acilia.

A RADIO VATICANA - Qualche ora prima, intervistato da Radio Vaticana, Kiko aveva detto, spiegando il senso di questa iniziativa: “Oggi abbiamo parrocchie che hanno anche venticinque e più comunità, e altre in cui i presbiteri si trovano in difficoltà soprattutto perchè sono pieni di migranti: abbiamo pensato che forse è arrivato il momento, come dice il Vangelo, che 'chi ha due tuniche ne dia una a chi non c'è l'ha' e che le parrocchie che hanno molte comunità, ne avrebbero potuto inviare alcune per aiutare queste parrocchie in periferia. Così – aveva continuato - abbiamo radunato i parroci, abbiamo radunato i responsabili e tutti erano completamente d'accordo. Abbiamo parlato con il cardinale vicario Agostino Vallini, che è stato molto contento, e anche con il Santo Padre. E adesso, abbiamo le prime 14 comunità che partono per le zone più difficili di Roma. E questo 'esperimento missionario' lo stanno aspettando anche in tante altre parti del mondo: anche a Madrid ci sono molte periferie piene di migranti e se non si aiutano questi migranti, sono presi dalle sette o sono attratti dall'ambiente completamente secolarizzato”.

PER IL MONDO - In Basilica intanto è il momento delle Missio ad gentes, quindici èquipe composte da un presbitero, quattro famiglie con figlie e due fedeli laiche che partono per la missione in città come Colonia, Budapest, Vienna, Stoccolma, New York, o in zone emarginate come la Nuova Guinea, l’India, le Antille olandesi, le zone degli aborigeni australiani. In partenza anche 212 famiglie con figli, resesi disponibili ad andare nel mondo per sostenere l’evangelizzazione dei cinque continenti. Kiko è ammirato dalla disponibilità di questi nuclei familiari e non si trattiene dal raccontare al papa i dettagli della loro scelta: “Abbiamo messo in un’urna i nomi delle famiglie e in un altro quello dei luoghi di destinazione e abbiamo proceduto ad un sorteggio”: è così che ciascuna coppia ha saputo della sua destinazione, e in tutti i casi – dal Gabon al Camerun, dall’India al Kazakhistan – “tutti hanno accettato e detto di si”. E così, dice Kiko, “Francesco e Maria, con i loro nove figli, andranno in terra d’Africa in Gabon, mentre chi ha già fatto questa esperienza ricorda che quelli della missione sono stati gli anni più belli della propria vita”. La lunga presentazione, e con essa gli applausi e i sorrisi del papa, si conclude con il saluto a tutte le comunità di Roma presenti in basilica, rappresentanza delle 500 attualmente presenti nella città e proveniente da 103 parrocchie.

SILENZIO... PARLA IL PAPA - A questo punto Kiko esce di scena, padre Mario Pezzi legge un lungo passo del Vangelo di Matteo, con il brano dell’invio dei 72 discepoli, e il papa può iniziare la lettura del suo discorso. Sarà interrotto da una quindicina di applausi, che sottolineano i punti cruciali del suo argomentare. L’invio in missione delle comunità presenti passa in secondo piano e nelle parole del papa il panorama si amplia fino a ricomprendere non solo il ringraziamento a Dio per i frutti spirituali maturati nel Cammino, ma anche la necessità di una aderenza totale del Cammino agli insegnamenti della Chiesa e di adesione “docile” alle direttive del papa e dei vescovi, in un contesto di unità con le altre realtà ecclesiali e di “inserimento organico” dell’itinerario neocatecumenale nella pastorale parrocchiana e diocesana. C’è il riferimento all’approvazione definitiva degli Statuti da parte del Pontificio Consiglio per i Laici, che prova la “stima e benevolenza” con cui la Santa Sede segue il Cammino, e c’è ripetuta la richiesta di intensificare l’adesione (per quel che concerne la diocesi di Roma) alle direttive del cardinale vicario. Una frase di fronte alla quale la folla dei partecipanti fa scattare un applauso che il papa commenta così: “Grazie per questo ‘si’ che viene ovviamente dal cuore!”. (vedi qui i particolari sul discorso del papa e il testo integrale).

KIKO E CARMEN - Con la benedizione delle croci e delle persone inviate in missione, e con il successivo Padre Nostro, la semplice celebrazione si avvia al termine. Si dovrebbe cantare il Te Deum, ma è il momento di concedere anche a Carmen Hernandez la possibilità di intervenire di fronte al papa. E come di consueto diventa immediatamente difficile contenerla: parla un po’ in spagnolo e un po’ in italiano, ed esprime pensieri di gratitudine al papa e ai vescovi che hanno aiutato il Cammino. Riflette sulla capacità di preghiera dei musulmani (“Impressionante, pregano meglio di Kiko Arguello”, dice fra i sorrisi e qualche imbarazzo generale), e mentre lo stesso – ovviamente invano – cerca di invitarla alla conclusione, lei passa in rassegna tutti i predecessori di Benedetto XVI, partendo da Pio XII, con tanto di complimenti al papa tedesco per le parole da lui spese recentemente in occasione del suo cinquantenario: “Aspettiamo la sua beatificazione”. C’è la citazione per Giovanni XXIII che convocò quel Concilio che recuperò la modalità del neocatecumenato (“non è certo una invenzione di Kiko, lui non ha inventato nulla”, dice continuando la sua consueta azione volte a “smitizzare” la figura del “grande artista spagnolo” suo compagno di avventura da oltre 40 anni) e passando per Paolo VI e per Giovanni Paolo I (conosciuto come patriarca di Venezia), arriva fino a Giovanni Paolo II. Il tempo trascorre veloce, Kiko cerca gentilmente di sottrarle il microfono e strappando un sorriso al pontefice e ai cardinali lei si scosta dicendo “Sono davanti al papa e posso parlare”, e condendo il tutto con li racconto di quando chiese a papa Wojtyla l’apertura dei seminari “Redemptoris Mater”: “Kiko mi aveva raccomandato di ‘non dire queste cose davanti al papa’, ma io lo feci lo stesso”. Ormai Carmen ha parlato per un tempo superiore a quello del papa, è proprio necessario che si plachi. Può partire il Te Deum di ringraziamento, lo canta Kiko e tutta l’assemblea. E’ la fine dell’incontro, si torna a casa. Come avvenne tre anni fa, con un carico di amicizia e fermezza.

Il papa al Cammino neocatecumenale: spirito di unità e adesione docile alla Chiesa

Come tre anni fa: un carico di amicizia e di fermezza. Con toni al tempo stesso docili e perentori, il papa rivolge agli iniziatori e ai membri del Cammino neocatecumenale il suo primo discorso successivo all’approvazione definitiva degli Statuti da parte del Pontificio Consiglio per i Laici e incoraggiando tutti a proseguire l’opera di evangelizzazione avviata nella città di Roma e nel mondo intero mette al tempo stesso in evidenza, con puntualità certosina, la necessità di una aderenza totale del Cammino agli insegnamenti della Chiesa e di adesione “docile” alle direttive del papa e dei vescovi, in un contesto di unità con le altre realtà ecclesiali e di “inserimento organico” dell’itinerario neocatecumenale nella pastorale parrocchiana e diocesana.

C’è il racconto stesso delle caratteristiche del Cammino neocatecumenale nelle parole accurate e rigorose scelte da Benedetto XVI per questo incontro nella Basilica Vaticana. C’è, naturalmente, il ringraziamento, rivolto anzitutto a Dio, per i “frutti spirituali” che attraverso il Cammino si sono raccolti in questi anni, per le “fresche energie apostoliche” suscitate tra i sacerdoti e i laici, per l’aiuto dato a quanti si erano allontanati dalla Chiesa e hanno ora ritrovato la gioia della fede e l’entusiasmo della testimonianza evangelica. Ma c’è anche, altrettanto ovviamente, il riferimento chiaro e continuo alla necessità che il Cammino neocatecumenale rimanga fedele a Cristo e alla Chiesa, in un percorso di “docile adesione alla direttive dei Pastori”, secondo uno spirito di “piena disponibilità al servizio del Vescovo”. L’evangelizzazione va condotta in spirito di unità (Benedetto XVI parla di “condizione indispensabile”) e il Cammino deve sapersi inserire in modo organico nella pastorale diocesana: obiettivo da raggiungere, nel caso concreto della diocesi di Roma, intensificando “la vostra adesione a tutte le direttive del Cardinale Vicario, mio diretto collaboratore nel governo pastorale della diocesi”. E quanto alla Santa Sede, la stessa recente approvazione degli Statuti è per il papa il segno della “stima e benevolenza” con cui da piazza San Pietro si segue “opera che il Signore ha suscitato” attraverso gli iniziatori Kiko Arguello e Carmen Hernandez.

Nelle parole del papa, in ognuna delle righe del suo discorso, non ci sono domande o richieste, ma certezze circa ciò che il modo con il quale il Cammino dove operare. Già subito dopo i saluti iniziali, il papa ricorda immediatamente che i neocatecumenali sono riuniti nella Basilica Vaticana per “rinnovare la stessa professione di fede” che Pietro fece a Gesù: “Tu sei il Cristo”. Una professione di fede fatta di fronte e alla presenza stessa del successore del “principe degli apostoli”, appunto Benedetto XVI. “La vostra presenza, così folta ed animata – afferma il papa - sta a testimoniare i prodigi operati dal Signore nei trascorsi quattro decenni; essa indica anche l’impegno con cui intendete proseguire il cammino iniziato, un cammino di fedele sequela di Cristo e di coraggiosa testimonianza del suo Vangelo, non solo qui a Roma ma dovunque la Provvidenza vi conduca”. “Un cammino – rimarca il papa tedesco - di docile adesione alle direttive dei Pastori e di comunione con tutte le altre componenti del Popolo di Dio”. “Voi questo intendete fare”, sottolinea Benedetto XVI, indicando lui stesso dunque le intenzioni di coloro che ha di fronte, escludendo ogni via alternativa. “Voi questo intendete fare – dice - ben consapevoli che aiutare gli uomini di questo nostro tempo ad incontrare Gesù Cristo, Redentore dell’uomo, costituisce la missione della Chiesa e di ogni battezzato”. Questo, per il papa, il contesto nel quale il Cammino deve operare ed esistere: l’itinerario iniziato da Kiko – ricorda il pontefice – “si inserisce in questa missione ecclesiale come una delle tante vie suscitate dallo Spirito Santo con il Concilio Vaticano II per la nuova evangelizzazione”. Non una via esclusiva, dunque, ma “una delle tante” che lo Spirito ha suscitato: sottolineatura importante per una realtà ecclesiale talvolta criticata per la sua tendenza all’esclusività e alla separatezza dalle altre esperienze del tessuto diocesano.

Ricordando la parrocchia dei Santi Martiri Canadesi in cui si costituirono le prime comunità del Cammino neocatecumenale a Roma, il papa passa in rassegna i risultati raggiunti nella città e nel mondo intero. “Come non benedire il Signore – si domanda - per i frutti spirituali che, attraverso il metodo di evangelizzazione da voi attuato, si sono potuti raccogliere in questi anni?”. E ancora: “Quante fresche energie apostoliche sono state suscitate sia tra i sacerdoti che tra i laici! Quanti uomini e donne, e quante famiglie, che si erano allontanate dalla comunità ecclesiale o avevano abbandonato la pratica della vita cristiana, attraverso l’annuncio del kerygma e l’itinerario di riscoperta del Battesimo, sono state aiutate a ritrovare la gioia della fede e l’entusiasmo della testimonianza evangelica!”. Una lunga esclamazione che segnala il ringraziamento da parte del papa per il “generoso servizio che rendete all’evangelizzazione di questa città e per la dedizione con cui vi prodigate per recare l’annuncio cristiano in ogni suo ambiente”.E’ a questo punto che Benedetto XVI sceglie di citare la recente approvazione definitiva degli Statuti del Cammino, che “è venuta a suggellare – dice - la stima e la benevolenza con cui la Santa Sede segue l’opera che il Signore ha suscitato attraverso i vostri Iniziatori”.

L’opera iniziata deve continuare, però, con uno stile ben chiaro e definito, in piena sintonia del resto con quanto sancito proprio negli Statuti. Ed ecco allora che “la vostra già tanto benemerita azione apostolica – scandisce il papa - sarà ancor più efficace nella misura in cui vi sforzerete di coltivare costantemente quell’anelito verso l’unità che Gesù ha comunicato ai Dodici durante l’Ultima Cena”. Questa “unità dei discepoli del Signore”, che è “dono delle Spirito Santo e incessante ricerca dei credenti”, è “condizione indispensabile” perché l’azione evangelizzatrice della Chiesa risulti feconda e credibile”. Ed ecco allora che pensando alle 103 parrocchie nelle quali il Cammino opera nella città di Roma Benedetto XVI con l’incoraggiamento a proseguire nell’impegno assunto esorta i neocatecumenali “ad intensificare la vostra adesione a tutte le direttive del Cardinale Vicario, mio diretto collaboratore nel governo pastorale della Diocesi”, dal momento che “l’inserimento organico del Cammino nella pastorale diocesana e la sua unità con le altre realtà ecclesiali torneranno a beneficio dell’intero popolo cristiano”. Poiché c’è bisogno – dice ancora il papa – di una “vasta azione missionaria che coinvolga le diverse realtà ecclesiali” e poiché è bene che “pur conservando ciascuna l’originalità del proprio carisma, esse operino concordemente cercando di realizzare quella "pastorale integrata" che ha già permesso di conseguire significativi risultati”, la considerazione che il papa rivolge ai membri del Cammino è quella che “ponendovi con piena disponibilità al servizio del Vescovo, come ricordano i vostri Statuti, potrete essere di esempio per tante Chiese locali, che guardano giustamente a quella di Roma come al modello a cui fare riferimento”. Interessante passaggio, questo, nel quale il papa indica la sua diocesi come esempio e modello per le altre diocesi.

La necessità di “adottare gli indirizzi formativi proposti dalla Santa Sede e dalle diocesi” è sottolineata anche per quanto riguarda la formazione nei seminari Redemptoris Mater, una risposta a quell’altro “frutto spirituale” costituito dal “grande numero di sacerdoti e di persone consacrate che il Signore ha suscitato nelle vostre comunità” e che ora sono impegnati in Italia e nel mondo intero rendendo un “generoso servizio alla Chiesa” e costituendo una vera e propria “primavera di speranza”. “L’obiettivo a cui occorre mirare da parte di tutti i formatori – precisa il papa - è quello di preparare presbiteri ben inseriti nel presbiterio diocesano e nella pastorale sia parrocchiale che diocesana”: parole che costituiscono un altro, nuovo, ulteriore e ancora una volta ripetuto accenno all’integrazione del Cammino nella realtà ecclesiale e al rispetto degli indirizzi formativi proposti. Il papa insomma non ha paura di ripetersi, di riprendere concetti già espressi, di sottolineare più e più volte, sotto ogni aspetto, quali sono le responsabilità – enormi – che il Cammino neocatecumenale ha di fronte, a maggior ragione adesso che l’approvazione degli Statuti è avvenuta in modo definitivo. Sono anche queste – conclude il papa – “le esigenze e le condizioni della missione apostolica”, che nelle parole del Vangelo risuonano come “un invito a non scoraggiarci dinanzi alle difficoltà, a non ricercare umani successi, a non temere incomprensioni e persino persecuzioni”, e che invece incoraggiano “a porre la fiducia unicamente nella potenza di Cristo”. Ed è nella preghiera alla Madonna che il papa chiede il Cammino sia aiutato “a realizzare con gioia e fedeltà il mandato che la Chiesa con fiducia vi affida”.


Questo il testo integrale del discorso del papa
Cari fratelli e sorelle!
Con grande gioia vi accolgo quest’oggi così numerosi, in occasione del 40° anniversario dell’inizio del Cammino Neocatecumenale a Roma, che conta attualmente ben 500 comunità. A voi tutti il mio cordiale saluto. In special modo saluto il Cardinale Vicario, Agostino Vallini, come anche il Cardinale Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, che con dedizione vi ha seguiti nell’iter di approvazione dei vostri Statuti. Saluto i responsabili del Cammino Neocatecumenale: il Signor Kiko Argüello, che ringrazio cordialmente per le parole con cui si è fatto interprete dei sentimenti di tutti voi, la Signora Carmen Hernández e Padre Mario Pezzi. Saluto le comunità che partono in missione verso le periferie più bisognose di Roma, quelle che vanno in "missio ad gentes" nei cinque continenti, le 200 nuove famiglie itineranti, e i 700 catechisti itineranti responsabili del Cammino Neocatecumenale nelle varie Nazioni.
Questo nostro incontro si svolge significativamente nella Basilica Vaticana costruita sul sepolcro dell’Apostolo Pietro. Fu proprio lui, il Principe degli Apostoli che, rispondendo alla domanda con cui Gesù interpellava i Dodici sulla sua identità, confessò con slancio: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16). Voi oggi siete qui riuniti per rinnovare questa stessa professione di fede. La vostra presenza, così folta ed animata, sta a testimoniare i prodigi operati dal Signore nei trascorsi 4 decenni; essa indica anche l’impegno con cui intendete proseguire il cammino iniziato, un cammino di fedele sequela di Cristo e di coraggiosa testimonianza del suo Vangelo, non solo qui a Roma ma dovunque la Provvidenza vi conduca; un cammino di docile adesione alle direttive dei Pastori e di comunione con tutte le altre componenti del Popolo di Dio. Voi questo intendete fare, ben consapevoli che aiutare gli uomini di questo nostro tempo ad incontrare Gesù Cristo, Redentore dell’uomo, costituisce la missione della Chiesa e di ogni battezzato. Il "Cammino neocatecumenale" si inserisce in questa missione ecclesiale come una delle tante vie suscitate dallo Spirito Santo con il Concilio Vaticano II per la nuova evangelizzazione.
Tutto ebbe inizio qui a Roma, quarant’anni or sono, quando nella Parrocchia dei Santi Martiri Canadesi si costituirono le prime comunità del Cammino neocatecumenale. Come non benedire il Signore per i frutti spirituali che, attraverso il metodo di evangelizzazione da voi attuato, si sono potuti raccogliere in questi anni? Quante fresche energie apostoliche sono state suscitate sia tra i sacerdoti che tra i laici! Quanti uomini e donne, e quante famiglie, che si erano allontanate dalla comunità ecclesiale o avevano abbandonato la pratica della vita cristiana, attraverso l’annuncio del kerygma e l’itinerario di riscoperta del Battesimo, sono state aiutate a ritrovare la gioia della fede e l’entusiasmo della testimonianza evangelica! La recente approvazione degli Statuti del "Cammino" da parte del Pontificio Consiglio per i Laici è venuta a suggellare la stima e la benevolenza con cui la Santa Sede segue l’opera che il Signore ha suscitato attraverso i vostri Iniziatori. Il Papa, Vescovo di Roma, vi ringrazia per il generoso servizio che rendete all’evangelizzazione di questa Città e per la dedizione con cui vi prodigate per recare l’annuncio cristiano in ogni suo ambiente.
La vostra già tanto benemerita azione apostolica sarà ancor più efficace nella misura in cui vi sforzerete di coltivare costantemente quell’anelito verso l’unità che Gesù ha comunicato ai Dodici durante l’Ultima Cena. Prima della Passione, infatti, il nostro Redentore pregò intensamente perché i suoi discepoli fossero una cosa sola in modo che il mondo fosse spinto a credere in Lui (cfr Gv 17,21). E’ questa unità, dono dello Spirito Santo e incessante ricerca dei credenti, a fare di ogni comunità un’articolazione viva e ben inserita nel Corpo mistico di Cristo. L’unità dei discepoli del Signore appartiene all’essenza della Chiesa ed è condizione indispensabile perché la sua azione evangelizzatrice risulti feconda e credibile. So con quanto zelo stiano operando le comunità del Cammino Neocatecumenale in ben 103 parrocchie di Roma. Mentre vi incoraggio a proseguire in questo impegno, vi esorto ad intensificare la vostra adesione a tutte le direttive del Cardinale Vicario, mio diretto collaboratore nel governo pastorale della Diocesi. L’inserimento organico del "Cammino" nella pastorale diocesana e la sua unità con le altre realtà ecclesiali torneranno a beneficio dell’intero popolo cristiano, e renderanno più proficuo lo sforzo della Diocesi teso a un rinnovato annuncio del Vangelo in questa nostra Città. In effetti, c’è bisogno oggi di una vasta azione missionaria che coinvolga le diverse realtà ecclesiali, le quali, pur conservando ciascuna l’originalità del proprio carisma, operino concordemente cercando di realizzare quella "pastorale integrata" che ha già permesso di conseguire significativi risultati. E voi, ponendovi con piena disponibilità al servizio del Vescovo, come ricordano i vostri Statuti, potrete essere di esempio per tante Chiese locali, che guardano giustamente a quella di Roma come al modello a cui fare riferimento.
C’è un altro frutto spirituale maturato in questi quarant’anni, per il quale vorrei ringraziare insieme con voi la Provvidenza divina: è il grande numero di sacerdoti e di persone consacrate che il Signore ha suscitato nelle vostre comunità. Tanti sacerdoti sono impegnati nelle parrocchie e in altri campi di apostolato diocesano, tanti sono missionari itineranti in varie Nazioni: essi rendono un generoso servizio alla Chiesa di Roma, e la Chiesa di Roma offre un prezioso servizio all’evangelizzazione nel mondo. E’ una vera "primavera di speranza" per la comunità diocesana di Roma e per la Chiesa! Ringrazio il Rettore e i suoi collaboratori del Seminario Redemptoris Mater di Roma per l’opera educativa che essi svolgono. Il loro compito non è facile, ma molto importante per il futuro della Chiesa. Li incoraggio pertanto a proseguire in questa missione, adottando gli indirizzi formativi proposti tanto dalla Santa Sede quanto dalla Diocesi. L’obiettivo a cui occorre mirare da parte di tutti i formatori è quello di preparare presbiteri ben inseriti nel presbiterio diocesano e nella pastorale sia parrocchiale che diocesana.
Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica che è stata proclamata, ci ha richiamato le esigenze e le condizioni della missione apostolica. Le parole di Gesù, riferiteci dall’evangelista san Matteo, risuonano come un invito a non scoraggiarci dinanzi alle difficoltà, a non ricercare umani successi, a non temere incomprensioni e persino persecuzioni. Incoraggiano piuttosto a porre la fiducia unicamente nella potenza di Cristo, a prendere la "propria croce" e a seguire le orme del nostro Redentore che, in questo tempo natalizio ormai al termine, ci è apparso nell’umiltà e nella povertà di Betlemme. La Vergine Santa, modello di ogni discepolo di Cristo e "casa di benedizione" come avete cantato, vi aiuti a realizzare con gioia e fedeltà il mandato che la Chiesa con fiducia vi affida. Mentre vi ringrazio per il servizio che rendete nella Chiesa di Roma, vi assicuro la mia preghiera e di cuore benedico voi qui presenti e tutte le comunità del Cammino Neocatecumenale sparse in ogni parte del mondo.

giovedì 8 gennaio 2009

Cammino neocatecumenale, si torna in Vaticano: la “festa per i 40 anni” insieme al papa

Tre anni dopo, si ritorna a San Pietro, davanti al papa, stavolta per festeggiare i quarant’anni di vita del Cammino Neocatecumenale nella città di Roma e pregare al contempo per il lancio di una nuova iniziativa di evangelizzazione, quella della “comunità in missione”, nuova idea dell’iniziatore Kiko Argüello a trovare realizzazione pratica. Un sabato pomeriggio di preghiera e di festa quello che insieme a Benedetto XVI attende un cospicuo numero di appartenenti al Cammino neocatecumenale. E c’è grande attesa per le prime parole del papa dopo l’approvazione definitiva degli Statuti.

Sono passati tre anni da quel primo incontro che il 12 gennaio 2006 (qui la cronaca di allora) andò in scena fra Benedetto XVI e le comunità del Cammino Neocatecumenale: tre anni nel corso dei quali si sono succedute richieste, sorprese, obiezioni, malumori e speranze, poi sfociate nella conclusione del lungo iter di approvazione definitiva degli Statuti del Cammino, finalmente arrivati a destinazione nello scorso mese di giugno. Un percorso difficile e irto di ostacoli, che tre anni fa aveva appena imboccato il lungo rettilineo conclusivo con la consegna ai responsabili del Cammino della (per gli addetti ai lavori ormai celeberrima) lettera sulla liturgia redatta dalla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti. Una lettera che fu non solo uno dei nodi centrali del discorso che il papa pronunciò durante quell’incontro con le comunità neocatecumenali, ma anche una delle questioni più delicate affrontate in Vaticano, sotto il coordinamento del Pontificio Consiglio per i Laici, nei due anni e mezzo successivi, quelli che hanno poi portato all’approvazione definitiva degli Statuti che in precedenza, nel 2002, avevano ottenuto il via libera solo per un periodo di cinque anni e con la formula ad experimentum.

Da questo punto di vista, tre anni dopo tutto è cambiato. Se allora il Cammino si trovava ad affrontare il peso e la responsabilità di realizzare gli adattamenti liturgici richiesti dalla Congregazione e fatti propri dal papa stesso (adattamenti che andavano a complicare ulteriormente il già non agevole percorso verso l’approvazione degli Statuti e aprivano una fase di incertezza sul destino stesso dell’itinerario di formazione iniziato da Kiko), all’inizio del 2009 il clima è senza dubbio più disteso. Il via libera agli Statuti dato dal Pontificio Consiglio per i Laici ha segnato la conclusione di una tappa cruciale e ha costituito un passaggio storico nella vita del Cammino, certamente non l’ultimo (si attendono ancora altri passi importanti, ad iniziare dalla pubblicazione del Direttorio catechetico, cioè l’insieme delle catechesi di Kiko e Carmen Hernandez sulle quali si basa il Cammino) ma indubbiamente il passo preliminare a qualsiasi altro. E se con l’ok agli Statuti non sono certamente svanite le numerose riserve (se non vere e proprie accuse) che in molti ambienti ecclesiastici si sono manifestate negli anni nei confronti del Cammino, è chiaro che la direzione impressa in questo tempo tende a valorizzare il bene che questa esperienza porta con sé, individuandone e tentando di correggerne - al contempo – gli aspetti critici. E in questo ambito giocherà verosimilmente un ruolo anche la recente nomina da parte del papa del cardinale spagnolo Antonio Canizares Llovera a nuovo prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in sostituzione del cardinale Francis Arinze, colui che firmò la lettera del dicembre 2005 e che alcune settimane fa si è congedato dall'incarico per raggiunti limiti di età. Canizares peraltro, secondo quanto riferito dai responsabili del Cammino, dopo aver partecipato recentemente ad una celebrazione eucaristica con gli adattamenti liturgici adottati negli ultimi mesi dalle comunità del Cammino, avrebbe espresso la propria soddisfazione per una celebrazione “senza alcuna fretta, con una fede molto grande e dove si percepisce la gioia e l’azione di grazie per il dono che lì si sta realizzando” e dove non si riscontrerebbe “nessuna anomalia liturgica ma tutto è conforme all’Ordo Missae”, cioè ai libri liturgici approvati dalla Chiesa. Accenti decisamente diversi da quelli che correvano tre anni fa.

L’appuntamento di sabato 10 gennaio (ore 17, basilica di San Pietro), secondo quanto fanno sapere i responsabili del Cammino, celebra i quarant’anni del Cammino neocatecumenale nella diocesi del papa e darà l’opportunità di presentare a Benedetto XVI  la prima Comunità neocatecumenale nata in Italia, appunto a Roma, nella parrocchia dei Santi Martiri canadesi, nel lontano e tormentato 1968 (si tratta di 49 persone, con circa 100 figli). Nell’occasione verranno presentate al papa anche quattordici altre comunità della capitale (ciascuna formata da 30-60 persone) che hanno finito il percorso neocatecumenale e che, d’accordo con i propri parroci e con il Cardinale vicario, sono ora “pronte a partire come communitates in missionem (comunità in missione) alle zone più difficili e secolarizzate delle periferie di Roma, in aiuto ai parroci”. “E` la prima volta nella storia della Chiesa – afferma una nota del Cammino neocatecumenale - che partono in missione non individui e neppure famiglie ma intere comunità che hanno fatto assieme un lungo percorso di fede”. “Nella Chiesa primitiva – è la spiegazione - il cristianesimo veniva conosciuto non attraverso un tempio o dei riti ma attraverso comunità concrete che davano il segno dell’unità: è quello che Gesù chiede al Padre nella preghiera sacerdotale dell’ultima cena: Che tutti siano uno, come tu, Padre, in me e io in te, che anch' essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.”

A Benedetto XVI saranno presentati – fa sapere il Cammino – “anche 14 Missio ad Gentes, richieste da diversi vescovi per inaugurare la Nuova Evangelizzazione in zone secolarizzate di grandi città come Colonia, Budapest, Vienna, Stoccolma, New York, o in zone emarginate come tra gli aborigeni australiani o le Antille. Sette missio andranno in Europa, due in America, tre in Oceania e tre in India. Ogni missio è composta da un presbitero, quattro famiglie con numerosi figli e due sorelle in sostegno alle famiglie, per un totale di 40-50 persone. Queste 14 missio – ricorda ancora il Cammino - si vanno ad aggiungere alle prime sette inviate dal papa nel gennaio 2006 e che sono da due anni in missione a Chemnitz (già Karlmarxstadt, nella ex Germania orientale), nella periferia di Amsterdam e nella Francia meridionale. A San Pietro – continua la nota del Cammino – “arriveranno anche 212 nuove famiglie che con i loro figli (circa 1.000) verranno inviate, in tutto il mondo, per sostenere la implantatio Ecclesiae su richiesta dei vescovi e che si aggiungono alle altre 500 famiglie con 2500 figli già in missione da anni: questa esperienza venne infatti inaugurata nel 1988 da Giovanni Paolo quando volò in elicottero al Centro Neocatecumenale di Porto San Giorgio e, al termine di una intensa celebrazione eucaristica, inviò le prime cento famiglie in missione in tutto il mondo”. Infine, ci saranno anche “i 700 itineranti, che partendo da Roma e da Madrid hanno aperto il Cammino Neocatecumenale in 120 Nazioni dei 5 Continenti e i 18.000 fratelli delle 500 comunità di Roma, presenti in 103 parrocchie con i loro parroci e presbiteri”.

Durante l’incontro, al quale si prevede parteciperanno oltre 25mila persone, sarà letto il brano del Vangelo sull’invio dei 72 discepoli e i 14 responsabili delle “Communitates in missionem” riceveranno dal papa la croce della missione, con solenne conclusione con il canto del Te Deum. Prima però, naturalmente, ci sarà il discorso del pontefice, attorno al quale c’è viva curiosità. Benedetto XVI, dopo il discorso del gennaio 2006 e un breve nel corso del 2007, non ha più pronunciato parole riferite direttamente al Cammino neocatecumenale. Quelle che arriveranno, dunque, saranno le prime successive all’approvazione degli Statuti.