domenica 22 gennaio 2012

Cammino Neocatecumenale, un'altra approvazione. Ma c'è sempre quel qualcosa che non va

Nuovo via libera della Santa Sede ai neocatecumenali: dopo gli Statuti e il Direttorio Catechetico, i cui decreti di approvazione erano arrivati rispettivamente nel 2008 e nel 2011, ora è arrivata l'approvazione delle celebrazioni in uso nel Cammino che non sono già normate dai libri liturgici. Fra di esse non c’è – ovviamente - la Messa che i neocatecumenali celebrano il sabato sera, ma il modo poco preciso col quale il decreto è stato presentato dai responsabili del Cammino ha (e non è la prima volta) ingenerato confusione, con il risultato che il messaggio che è passato ai più è proprio quello. Completamente fuorviante. E in questo mare di imprecisione, rischiano di passare in secondo piano anche le parole del papa, che – per chi non vuol far finta di nulla – sono chiare e puntuali.


Il decreto con il quale vengono approvate le celebrazioni in uso nel Cammino che non sono già normate dai libri liturgici è un via libera importante, in qualche modo ovvia e naturale conseguenza dell'approvazione, dodici mesi fa, dei tredici volumi (il “Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale”) che illustrano l'intero percorso di riscoperta del Battesimo e che contengono quelle catechesi degli iniziatori Kiko Arguello e Carmen Hernandez che vengono riproposte dai catechisti in ogni singola comunità del Cammino. Un segno rilevante, questo nuovo via libera, della fiducia che la Santa Sede ripone nel Cammino Neocatecumenale, che a poco più di 40 anni dalla sua “invenzione” si vede ormai pienamente riconosciuto e approvato dal Vaticano. Un traguardo non facile e tutt'altro che scontato. Ad oggi, il Cammino neocatecumenale è riconosciuto come un percorso di formazione valido, che viene definito nei suoi tratti essenziali dagli Statuti (approvati in forma definitiva nel 2008 dopo sei anni di formula ad experimentum) e tratteggiato nel dettaglio, dal punto di vista dottrinale e catechetico, dal “Direttorio” approvato dodici mesi fa, ivi comprese – la novità di questo 2012 - le celebrazioni che in esso vi sono contenute. Di per sé, il percorso di approvazione da parte della Santa Sede può ritenersi sostanzialmente concluso, fermo restando che nulla è dato una volta per tutte e che tutto quanto deciso in questi anni è in ogni momento passibile di riconsiderazione da parte della Santa Sede.

Eppure, anche stavolta, come già in passato, non tutto è andato liscio e verosimilmente non tutto continuerà ad andare liscio nella vita quotidiana di questo cammino di formazione. Da un lato c'è la ormai consueta e immancabile confusione sul contenuto preciso dei decreti emessi dalla Santa Sede, confusione generata anzitutto proprio dai responsabili del Cammino neocatecumenale e da quel loro modo (quantomeno così poco puntuale, se non apertamente scorretto) di raccontare gli eventi; dall'altro lato c'è il punto, non ancora chiarito, della pubblicazione del “Direttorio catechetico”, che sarà pure stato approvato nella sua nuova versione rivista e abbondantemente corretta dalla Congregazione per la dottrina della fede, ma che nella pratica continua a rimanere un testo riservato, in uso solamente ai catechisti del Cammino. Il tutto, in un contesto in cui i principali appunti che vengono mossi all'intero movimento (uno su tutti: la scarsa attenzione all'unità con il resto della comunità parrocchiale, con tutti coloro che non appartengono alle comunità del Cammino) vengono dai vertici del Cammino Neocatecumenale apertamente negati e nel concreto sostanzialmente ignorati, come se si trattasse di accuse infondate o di problemi inesistenti. Quando inesistenti, in realtà, davvero non sono. Anche perché, ad ogni udienza papale, vengono evocate e sottolineate – per chi le vuol sentire - dal Pontefice in persona. E’ successo anche stavolta.

IL DECRETO: COSA C’E’ – Il decreto del Pontificio Consiglio per i Laici, testualmente, “concede l’approvazione a quelle celebrazioni contenute nel Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale che non risultano per loro natura già normate dai libri liturgici della Chiesa”. Si tratta di quei riti che accompagnano tutto il percorso di formazione del singolo nelle sue varie tappe di formazione: nel dettaglio, i riti che accompagnano il “primo scrutinio”, lo “Shemà” e il “secondo scrutinio” (passaggi con i quali si passa prima dalle catechesi iniziali al pre-catecumenato e poi da quest’ultimo al catecumenato vero e proprio) e ancora i riti legati all'iniziazione alla preghiera, alla consegna del Salterio, alla consegna del Credo (la Traditio Symboli), alla confessione pubblica della propria fede (la Redditio Symboli), alla consegna del Padre Nostro, e via continuando fino al rito del Rinnovo delle promesse battesimali, che di fatto è il culmine ultimo del Cammino neocatecumenale. Approvate anche le parti delle celebrazioni della Parola di Dio (sono settimanali, ne parlano anche gli Statuti) e delle celebrazioni penitenziali (hanno cadenza mensile) che già non siano regolate altrove.
APPROFONDISCI

E COSA NON C’E’ (ANCHE SE VOGLIONO FARLO CREDERE) – Non si fa alcuna menzione, nel decreto, delle celebrazioni che sono già normate dai Libri liturgici: non c’è la Liturgia delle Ore e ovviamente e naturalmente non c’è la Celebrazione Eucaristica, non c’è la Santa Messa. Ma purtroppo il messaggio che rischia di passare – e sta passando – è proprio questo: è stata approvata la celebrazione del sabato sera nelle comunità, è stata approvata la “messa dei neocatecumenali”. Un’interpretazione che si va diffondendo sui mezzi di comunicazione – e anche fra non pochi appartenenti al Cammino – a causa soprattutto della nota ufficiale emessa dai responsabili del Cammino neocatecumenale (diffusa alla stampa di tutto il mondo e riportata sul sito web ufficiale). Una nota che semplifica oltremodo quanto accaduto e che, sintetizzando troppo, di fatto induce in errore generando una grandissima confusione sui termini reali di quanto approvato. In tutto questo, non ha certo aiutato il fatto che la Santa Sede, rendendo noto il decreto, non gli abbia affiancato alcun commento o alcuna nota esplicativa: forse stavolta era necessaria.

LA MESSA, ECCO LA SITUAZIONE - In verità, non esiste (o non dovrebbe esistere) alcuna “messa dei neocatecumenali”: la Messa è una sola, quella regolata dai libri liturgici, alla quale nelle comunità del Cammino si applicano alcune eccezioni, che sono ben circoscritte, definite nel dettaglio dagli Statuti o nei documenti ufficiali della Santa Sede. Il decreto del 2012 non tocca affatto questo aspetto e le regole in vigore sono quelle disegnate dopo l’approvazione degli Statuti, nel giugno 2008. In breve, le comunità del Cammino possono celebrare la Messa il sabato sera, dopo i primi Vespri della domenica, in piccole comunità: sempre devono essere seguiti i Libri liturgici, con due concessioni. La prima è quella che la Comunione viene distribuita sotto le due Specie del pane azzimo e del vino, e che i neocatecumeni la ricevono in piedi restando al proprio posto. La seconda è lo spostamento del rito dello scambio della pace, che viene anticipata a prima dell’offertorio. Stop. Queste sono le uniche eccezioni consentite. Tutto il resto o è già previsto dal Messale romano (è il caso delle monizioni prima delle letture, purché siano “brevi”) o dovrebbe essere modificato perché non previsto, e dunque non concesso (è il caso delle risonanze prima dell’omelia). Nel Cammino molto è cambiato negli ultimi anni, ma le risonanze sono sempre al loro posto. Peraltro, nel corso dell’udienza, il papa ha sottolineato lungamente il senso della concessione della Messa al sabato sera in piccole comunità (fini esclusivamente pastorali) e ha ribadito che l’obiettivo è quello di “inserire il singolo nella vita della grande comunità ecclesiale”, a partire dalla celebrazione domenicale della parrocchia. Un obiettivo che vale sempre: durante i lunghi anni del cammino, dice il papa, è “importante non separarsi dalla comunità parrocchiale”. Insomma, la messa del sabato sera è fatta per unire, non per dividere; per inglobare, non per separare le comunità neocatecumenali dal resto della comunità parrocchiale. Concetti, questi, su cui il Cammino ancora una volta è chiamato a riflettere.
APPROFONDISCI

NEGARE, ANCHE L’EVIDENZA – Ed è chiamato a rifletterci su perché, nonostante tutto, la parola d’ordine dei responsabili sembra essere quella di negare, negare, fortissimamente negare che ci sia qualcosa che non vada, che nel Cammino si siano generate delle criticità che quanto meno sarebbe onesto vedere, per poterci lavorare sopra. Per salvaguardare meglio l’unità delle parrocchie e della Chiesa. Per evitare che un percorso che è un “dono dello Spirito Santo” e che tanto bene sta facendo nella Chiesa possa talvolta portare divisione. Purtroppo, in tutti questi anni e ancora oggi, a giudicare dalla nota sul decreto, i vertici del Cammino (gli iniziatori Kiko Arguello e Carmen Hernandez, con don Mario Pezzi) preferiscono semplificare: “Tutto va bene, la Santa Sede ha approvato tutto, il papa è con noi”. Col risultato che, alla lunga, perdono anche di credibilità: in questi giorni, se ci si rivolge a quelle migliaia e migliaia di persone neocatecumenali, soprattutto giovani, che formano le singole comunità (e che, in linea di massima, con coerenza e senza alcun genere di integralismo, vivono il loro percorso di fede come uno dei tanti percorsi di fede presenti nella Chiesa) e si afferma che la Santa Sede ha dato l’approvazione alle celebrazioni del Cammino, la risposta più frequente che si ottiene è: “Ma perché, non avevano già approvato tutto?”. E in molti pensano, sbagliando, che il decreto abbia approvato proprio la Messa del sabato sera, che invece non c’entra nulla. No, in tutto questo c’è qualcosa che non va.
APPROFONDISCI

UNITA’ E LITURGIA: E SE LO DICE IL PAPA, FORSE… – Non va anche e soprattutto perché dovrebbe essere inconcepibile negare che vi siano alcuni problemi sul versante dell’unione ecclesiale e sul versante della liturgia quando – guarda caso – ogni volta che incontra le comunità del Cammino il papa si concentra proprio su questi due aspetti: unità con il vescovo diocesano, rispetto dei libri liturgici, comunione ecclesiale. Così è stato anche nell’udienza del 20 gennaio 2012, dove il papa, riconoscendo l’opera preziosa del Cammino, ha invitato a dare attenzione “all’unità e all’armonia dell’intero corpo ecclesiale” e ha impartito una vera e propria lezione su cosa sia la liturgia e sul senso delle eccezioni riconosciute al Cammino. Non è un caso che il pontefice si concentri sempre su questi aspetti. Riconoscere, da parte del Cammino, che al riguardo c’è del lavoro da fare, e una volta per tutte anche farlo, sarebbe la cosa più sensata e sana che i suoi responsabili potrebbero e dovrebbero fare. Del resto, se lo dice il papa, forse si potrebbe anche dargli retta.
APPROFONDISCI

Neocatecumenali, il papa si concentra su unità e liturgia. E non è un caso

L’unità nella Chiesa e la liturgia. Sono i due passaggi che restano del discorso del papa alle comunità del Cammino neocatecumenale di venerdì 20 gennaio 2012. Unità e liturgia: non a caso due ambiti nei quali il Cammino, storicamente, ha avuto aspetti critici. Indicazioni per il futuro, raccomandazioni cruciali che il papa lascia alla riflessione dei neocatecumenali, come in un programma da realizzare per il bene stesso del Cammino e della Chiesa tutta.

Certo, dal papa è arrivato anche il ringraziamento per la testimonianza di fede visibile nel mondo e un nuovo riconoscimento del Cammino come “particolare dono che lo Spirito Santo ha dato ai nostri tempi”, ma è su quei due aspetti che Benedetto XVI insiste maggiormente, arrivando a fare una vera e propria lezione teologica sulla liturgia, con una serie di indicazioni nette e precise sul senso della celebrazione eucaristica e sulla necessità di agire sempre facendo attenzione all’unità della Chiesa. Benedetto XVI invita a dare attenzione all’unità e all’armonia dell’intero corpo ecclesiale: “Nella vostra preziosa opera – dice - ricercate sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i Pastori delle Chiese particolari, nelle quali siete inseriti: l’unità e l’armonia del Corpo ecclesiale sono un’importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo in cui viviamo”. Il papa afferma che è vero che è necessario “un profondo rapporto personale con Cristo, nell’ascolto della sua parola e nel percorrere il cammino che ci ha indicato”, ma puntualizza e ricorda che questo “avviene anche inseparabilmente nel credere con la sua Chiesa, con i santi, nei quali si fa sempre e nuovamente conoscere il vero volto della Sposa di Cristo”. Non è una novità: il papa punta sull’unità, e la chiede non solo nelle situazioni ordinarie, ma anche nelle missio ad gentes, nell’evangelizzazione delle zone che sono diventate indifferenti alla fede: “Il vostro impegno e la vostra testimonianza siano come il lievito che, con pazienza, rispettando i tempi, con sensus Ecclesiae, fa crescere tutta la massa”. Con “pazienza”, dice il papa, “rispettando i tempi”, quindi non forzando nessuno, non cercando risultati immediati, avendo riguardo al bene di tutta la Chiesa.

Benedetto XVI ha fatto riferimento al decreto “con cui vengono approvate le celebrazioni presenti nel "Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale", che non sono strettamente liturgiche, ma fanno parte dell’itinerario di crescita nella fede”, e ne parla come di un “altro elemento che vi mostra come la Chiesa vi accompagni con attenzione in un paziente discernimento, che comprende la vostra ricchezza, ma guarda anche alla comunione e all’armonia dell’intero Corpus Ecclesiae”. Non siete soli, dice in pratica: ci siete in quanto parte dell’intera Chiesa. E qui fa partire “un breve pensiero sul valore della liturgia” che in realtà è una vera e propria lezione: il papa dice che “passione, morte e risurrezione di Gesù non sono solo avvenimenti storici, ma trascendono la storia e nell’azione liturgica della Chiesa c’è la presenza attiva di Cristo risorto che rende presente ed efficace per noi oggi lo stesso mistero pasquale: “Questa opera del Signore Gesù, che è il vero contenuto della liturgia, l’entrare nella presenza del Mistero pasquale, è anche opera della Chiesa, che, essendo suo corpo, è un unico soggetto con Cristo”. Questo – precisa il papa – “vale in modo specialissimo per la celebrazione dell’Eucaristia, che, essendo il culmine della vita cristiana, è anche il cardine della sua riscoperta, alla quale il neocatecumenato tende”. E qui il papa, continuando la lezione, fa una disamina del senso e delle modalità della celebrazione Eucaristica, cioè della Santa Messa, così come viene celebrata nelle comunità neocatecumenali. Sull’oggetto del decreto di approvazione dei riti inseriti nel Direttorio catechetico il papa non spende parole, ma sul resto – su ciò che nel decreto non c’è – ci ricama sopra la parte più importante della sua omelia. Perché è cruciale, e perché è bene che in questo campo le cose siano chiare.

Anzitutto, perché i neocatecumenali celebrano il sabato in piccole comunità? Per un’unica ragione: “al fine di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione adeguata”. Tale celebrazione si compie, ovviamente, “dopo i primi Vespri della domenica, secondo le disposizioni del Vescovo diocesano”. “Ogni celebrazione eucaristica – spiega Benedetto XVI - è un’azione dell’unico Cristo insieme con la sua unica Chiesa e perciò essenzialmente aperta a tutti coloro che appartengono a questa sua Chiesa: questo carattere pubblico della Santa Eucaristia si esprime nel fatto che ogni celebrazione della Santa Messa è ultimamente diretta dal Vescovo come membro del Collegio Episcopale, responsabile per una determinata Chiesa locale”. Nel concreto, dunque, “la celebrazione nelle piccole comunità, regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino, ha il compito di aiutare quanti percorrono l’itinerario neocatecumenale a percepire la grazia dell’essere inseriti nel mistero salvifico di Cristo, che rende possibile una testimonianza cristiana capace di assumere anche i tratti della radicalità”. Insomma, la messa del sabato sera esiste perché c’è un fine esclusivamente pastorale e non le rende avulse dal resto della Chiesa. Infatti, dice il papa al Cammino, “la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato, la sua forma ordinaria”. Come dire: la messa del sabato sera nella singola comunità è funzionale a facilitare l’inserimento del singolo nella vita della parrocchia. Non deve diventare un luogo a parte rispetto ad essa, non deve separare, non deve favorire la divisione all’interno della parrocchia, ma deve inglobare, coinvolgere, dare una prospettiva realmente ecclesiale. Questo è il fine della possibilità di celebrare in piccole comunità. Benedetto XVI indica insomma al Cammino che non si può fare della Messa un momento di separazione ma che l’obiettivo deve essere “l’inserimento del singolo nella vita della grande comunità ecclesiale”, ad iniziare dalla “celebrazione liturgica della parrocchia”. E precisa, il pontefice, a scanso di equivoci, che questa cosa deve avvenire non una volta che il singolo abbia terminato il pluridecennale percorso di formazione che è il Cammino, ma subito, immediatamente: “Ma anche durante il cammino – afferma infatti Benedetto XVI - è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia che è il vero luogo dell’unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell’unico pane che ci rende un unico corpo”.

Ecco il testo integrale del discorso del papa.

Cari fratelli e sorelle,
anche quest’anno ho la gioia di potervi incontrare e condividere con voi questo momento di invio per la missione. Un saluto particolare a Kiko Argüello, a Carmen Hernández e a Don Mario Pezzi, e un affettuoso saluto a tutti voi: sacerdoti, seminaristi, famiglie, formatori e membri del Cammino Neocatecumenale. La vostra presenza oggi è una testimonianza visibile del vostro gioioso impegno di vivere la fede, in comunione con tutta la Chiesa e con il Successore di Pietro, e di essere coraggiosi annunciatori del Vangelo.
Nel brano di san Matteo che abbiamo ascoltato, gli Apostoli ricevono un preciso mandato di Gesù: "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli" (Mt 28, 19). Inizialmente avevano dubitato, nel loro cuore c’era ancora l’incertezza, lo stupore di fronte all’evento della risurrezione. Ed è Gesù stesso, il Risorto – sottolinea l’Evangelista – che si avvicina a loro, fa sentire la sua presenza, li invia ad insegnare tutto ciò che ha comunicato loro, donando una certezza che accompagna ogni annunciatore di Cristo: "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20). Sono parole che risuonano forti nel vostro cuore. Avete cantato Resurrexit, che esprime la fede nel Vivente, in Colui che, in un supremo atto di amore, ha vinto il peccato e la morte e dona all’uomo, a noi, il calore dell’amore di Dio, la speranza di essere salvati, un futuro di eternità.
In questi decenni di vita del Cammino un vostro fermo impegno è stato di proclamare il Cristo Risorto, rispondere alle sue parole con generosità, abbandonando spesso sicurezze personali e materiali, lasciando anche i propri Paesi, affrontando situazioni nuove e non sempre facili. Portare Cristo agli uomini e portare gli uomini a Cristo: questo è ciò che anima ogni opera evangelizzatrice. Voi lo realizzate in un cammino che aiuta a far riscoprire a chi ha già ricevuto il Battesimo la bellezza della vita di fede, la gioia di essere cristiani. Il "seguire Cristo" esige l’avventura personale della ricerca di Lui, dell’andare con Lui, ma comporta sempre anche uscire dalla chiusura dell’io, spezzare l’individualismo che spesso caratterizza la società del nostro tempo, per sostituire l’egoismo con la comunità dell’uomo nuovo in Gesù Cristo. E questo avviene in un profondo rapporto personale con Lui, nell’ascolto della sua parola, nel percorrere il cammino che ci ha indicato, ma avviene anche inseparabilmente nel credere con la sua Chiesa, con i santi, nei quali si fa sempre e nuovamente conoscere il vero volto della Sposa di Cristo.
È un impegno - lo sappiamo - non sempre facile. A volte siete presenti in luoghi in cui vi è bisogno di un primo annuncio del Vangelo, la missio ad gentes; spesso, invece, in aree, che, pur avendo conosciuto Cristo, sono diventate indifferenti alla fede: il secolarismo vi ha eclissato il senso di Dio e oscurato i valori cristiani. Qui il vostro impegno e la vostra testimonianza siano come il lievito che, con pazienza, rispettando i tempi, con sensus Ecclesiae, fa crescere tutta la massa. La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino un particolare dono che lo Spirito Santo ha dato ai nostri tempi e l’approvazione degli Statuti e del "Direttorio Catechetico" ne sono un segno. Vi incoraggio ad offrire il vostro originale contributo alla causa del Vangelo. Nella vostra preziosa opera ricercate sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i Pastori delle Chiese particolari, nelle quali siete inseriti: l’unità e l’armonia del Corpo ecclesiale sono una importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo in cui viviamo.
Care famiglie, la Chiesa vi ringrazia; ha bisogno di voi per la nuova evangelizzazione. La famiglia è una cellula importante per la comunità ecclesiale, dove ci si forma alla vita umana e cristiana. Con grande gioia vedo i vostri figli, tanti bambini che guardano a voi, cari genitori, al vostro esempio. Un centinaio di famiglie sono in partenza per 12 Missioni ad gentes. Vi invito a non avere timore: chi porta il Vangelo non è mai solo. Saluto con affetto i sacerdoti e i seminaristi: amate Cristo e la Chiesa, comunicate la gioia di averLo incontrato e la bellezza di avere donato a Lui tutto. Saluto anche gli itineranti, i responsabili e tutte le comunità del Cammino. Continuate ad essere generosi con il Signore: non vi farà mancare la sua consolazione!
Poco fa vi è stato letto il Decreto con cui vengono approvate le celebrazioni presenti nel "Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale", che non sono strettamente liturgiche, ma fanno parte dell’itinerario di crescita nella fede. E’ un altro elemento che vi mostra come la Chiesa vi accompagni con attenzione in un paziente discernimento, che comprende la vostra ricchezza, ma guarda anche alla comunione e all’armonia dell’intero Corpus Ecclesiae.
Questo fatto mi offre l’occasione per un breve pensiero sul valore della Liturgia. Il Concilio Vaticano II la definisce come l’opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa (cfr Sacrosanctum Concilium, 7). A prima vista ciò potrebbe apparire strano, perché sembra che l’opera di Cristo designi le azioni redentrici storiche di Gesù, la sua Passione, Morte e Risurrezione. In che senso allora la Liturgia è opera di Cristo? La Passione, Morte e Risurrezione di Gesù non sono solo avvenimenti storici; raggiungono e penetrano la storia, ma la trascendono e rimangono sempre presenti nel cuore di Cristo. Nell’azione liturgica della Chiesa c’è la presenza attiva di Cristo Risorto che rende presente ed efficace per noi oggi lo stesso Mistero pasquale, per la nostra salvezza; ci attira in questo atto di dono di Sé che nel suo cuore è sempre presente e ci fa partecipare a questa presenza del Mistero pasquale. Questa opera del Signore Gesù, che è il vero contenuto della Liturgia, l’entrare nella presenza del Mistero pasquale, è anche opera della Chiesa, che, essendo suo corpo, è un unico soggetto con Cristo – Christus totus caput et corpus – dice sant’Agostino. Nella celebrazione dei Sacramenti Cristo ci immerge nel Mistero pasquale per farci passare dalla morte alla vita, dal peccato all’esistenza nuova in Cristo.
Ciò vale in modo specialissimo per la celebrazione dell’Eucaristia, che, essendo il culmine della vita cristiana, è anche il cardine della sua riscoperta, alla quale il neocatecumenato tende. Come recitano i vostri Statuti, "L’Eucaristia è essenziale al Neocatecumenato, in quanto catecumenato post-battesimale, vissuto in piccola comunità" (art. 13 §1). Proprio al fine di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione adeguata, i neocatecumenali possono celebrare l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi Vespri della domenica, secondo le disposizioni del Vescovo diocesano (cfr Statuti, art. 13 §2). Ma ogni celebrazione eucaristica è un’azione dell’unico Cristo insieme con la sua unica Chiesa e perciò essenzialmente aperta a tutti coloro che appartengono a questa sua Chiesa. Questo carattere pubblico della Santa Eucaristia si esprime nel fatto che ogni celebrazione della Santa Messa è ultimamente diretta dal Vescovo come membro del Collegio Episcopale, responsabile per una determinata Chiesa locale (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 26). La celebrazione nelle piccole comunità, regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino, ha il compito di aiutare quanti percorrono l’itinerario neocatecumenale a percepire la grazia dell’essere inseriti nel mistero salvifico di Cristo, che rende possibile una testimonianza cristiana capace di assumere anche i tratti della radicalità. Al tempo stesso, la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato (cfr Statuti, art. 6), la sua forma ordinaria. Ma anche durante il cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia che è il vero luogo dell’unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell’unico pane che ci rende un unico corpo (cfr 1 Cor 10, 16s).
Coraggio! Il Signore non manca di accompagnarvi e anch’io vi assicuro la mia preghiera e vi ringrazio per i tanti segni di vicinanza. Vi chiedo di ricordarvi anche di me nelle vostre preghiere. La Santa Vergine Maria vi assista con il suo sguardo materno e vi sostenga la mia Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i membri del Cammino. Grazie!

Cammino neocatecumenale, la tattica del negare sempre. Ma paga ancora?

La confusione generata dalla nota ufficiale del Cammino sull’approvazione delle celebrazioni è indice di un più radicale atteggiamento degli iniziatori, che di fronte alle criticità concrete vissute nelle parrocchie hanno sempre risposto negando che vi fossero problemi.

Il fatto che su un singolo decreto della Santa Sede possano esserci interpretazioni così divergenti, e che la confusione che ne deriva si propaghi non solo sui giornali e sui mezzi di comunicazione, ma anche all’interno delle singole comunità neocatecumenali (che sulla questione dovrebbero essere assai ferrati) la dice lunga sul modo quanto meno superficiale di presentare atti e decisioni così rilevanti. In questi giorni, se ci si rivolge agli stessi appartenenti al Cammino, a quelle migliaia e migliaia di persone, soprattutto giovani, che formano le singole comunità e che, in linea di massima, con coerenza e senza alcun genere di integralismo, vivono il loro percorso di fede come uno dei tanti percorsi di fede presenti nella Chiesa, se ci si rivolge ad essi affermando che la Santa Sede ha dato l’approvazione alle celebrazioni del Cammino è assai frequente che ci si senta rispondere: “Ma perché, non avevano già approvato tutto?”. Naturale: è da anni che i responsabili del Cammino fanno passare il messaggio che “tutto è stato approvato” e che “il papa è con noi”. Ma se tutto era già stato approvato e la pratica era ormai chiusa, perché mai – iniziano a chiedersi – si susseguono le approvazioni (questa è la terza in cinque anni)? Perché non tutto, appunto, era stato approvato. E sulla Messa al sabato, l’aspetto più delicato, i problemi – come abbiamo visto – non sono finiti.
In tutto ciò, ma questo è un discorso più ampio, non si può tacere il fatto che non aiuta a rendere chiara la situazione il sostanziale silenzio della Santa Sede, che ha provveduto alla pubblicazione del decreto del Pontificio Consiglio per i Laici senza sentire la benché minima necessità di una nota esplicativa, che si sarebbe potuta diffondere attraverso la Sala Stampa della Santa Sede. In questo modo si è favorita e si favorisce tuttora la confusione e il dubbio che il decreto riguardi anche la Messa celebrata nelle comunità: confusione alimentata dal comunicato stampa emesso dal Cammino Neocatecumenale. Di questo la Santa Sede avrebbe potuto tener conto. Del resto, che le comunicazioni al mondo esterno e ai media da parte dei vertici del Cammino non brillino mai per chiarezza è un dato di fatto: ne abbiamo fatto esperienza anche gli anni passati. Prevedere delle contromisure sarebbe stato sensato.

Detto questo, però, tutto ciò non è avvenuto per caso. Non è un semplice errore di natura giornalistica, non è una semplice carenza professionale di chi cura le relazioni con la stampa e invece di sintetizzare in modo efficace un iter effettivamente complesso riesce solo a semplificare e ingenerare confusione. Il punto è che questa modalità di lavoro poco precisa è perfettamente coerente con l’impostazione generale che i responsabili del Cammino si sono dati in tutti questi anni: negare che vi siano dei problemi, negare che vi siano delle criticità, negare che vi siano dei fattori che talvolta creano disagio nelle singole parrocchie o nelle singole diocesi e che meritano tutta la loro considerazione e la loro attenzione per essere superate. Affermare che accade che nelle parrocchie le comunità neocatecumenali siano percepite come dei corpi estranei, o come delle realtà ghettizzanti, o come dei circoli esclusivi abituati a fare tutto da sé, perfino la messa, non significa calunniare il Cammino, ma far emergere un problema che va risolto, per il bene stesso del Cammino, oltre che per quello di tutta la Chiesa. Affermare che vi sono diocesi – e sono tante – nelle quali con il vescovo si è ai ferri corti non significa denigrare il Cammino, ma porre un problema che deve essere risolto e che non si supera facendo il lungo elenco dei vescovi che “sono nostri amici” o dei cardinali “che ci hanno raggiunto per questo nostro incontro”, come in ogni occasione non manca di fare l’iniziatore Kiko Arguello. E’ vero: questa chiusura può essere una naturale risposta ad accuse che nel corso dei decenni sono state molto dure e talvolta oggettivamente infondate, ma è una modalità che non può essere perpetuata ancora. Non si possono negare le criticità, non si possono negare in pubblico ma soprattutto non possono essere sottovalutate (e men che meno avvallate) in privato, a maggior ragione se immancabilmente vengono citate dal papa nei discorsi rivolti al Cammino. E’ su questo che dai vertici del Cammino dovrebbe arrivare un segno concreto. In caso contrario, si rafforza l’impressione che cerchino ogni volta di farla franca, ascoltando solo ciò che vogliono ascoltare.

Neocatecumenali: Messa al sabato sera, ecco cosa è permesso e cosa no

Dopo il decreto approvato nel gennaio 2012 dal Pontificio Consiglio per i Laici, sulla Santa Messa celebrata nelle comunità del Cammino neocatecumenale nulla è cambiato rispetto alla situazione definita dal testo dell'articolo 13 degli Statuti approvati nel lontano 2008. Nessuna novità, dunque, ma qualche problema ancora non è stato risolto.

LE REGOLE -  “Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità –si legge all’articolo 13 degli Statuti del Cammino - si seguono i libri liturgici approvati del Rito Romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede.  Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto”. Da sottolineare che gli Statuti, laddove parlano di “concessioni esplicite della Santa Sede” (e sottolineiamo esplicite), rimandano in nota al discorso del papa del gennaio 2006 e alla lettera del dicembre 2005 della Congregazione per il Culto divino: per farla breve, per “concessioni esplicite” si devono intendere solamente la Comunione sotto le due specie ricevuta in piedi restando al proprio posto e il rito della pace subito dopo la Preghiera dei fedeli e prima dell’Offertorio (come accade del resto nel rito ambrosiano della diocesi di Milano). Stop. Basta. Tutto il resto deve – attenzione: non “può” ma “deve” – seguire i libri liturgici in uso nella Chiesa. Al riguardo, il Messale romano prevede la possibilità di far precedere le letture da delle brevi introduzioni, definite “monizioni”: tale previsione vale per qualunque messa (nelle nostre chiese non è la prassi più diffusa, ma succede) e dunque è consentito anche nel corso delle messe celebrate dalle comunità neocatecumenali. Purché, come recitano del resto gli Statuti del Cammino, si tratti di monizioni “brevi”. La pratica delle “risonanze”, invece, cioè i commenti spontanei alle letture che seguono la lettura del Vangelo e precedono la vera e propria omelia del sacerdote, non è citata in alcun luogo e non è prevista dai libri liturgici: nelle messe delle comunità è una consuetudine che non manca mai, ma stando alle carte è in pratica abusiva e dovrebbe essere evitata. Su questo il Cammino dovrebbe correggersi, come gioco forza è stato costretto a fare negli ultimi anni su molte altre questioni: la recita del Credo (che non sempre avveniva), l’Orate fratres, l’Agnus Dei, la Comunione in piedi e non da seduti. Ovviamente, non varrebbe neppure la pena di sottolinearlo, le Messe del sabato sera sono aperte a tutti i fedeli, non solo agli appartenenti alle singole comunità.

IL SABATO SERA SERVE AD UNIRE, NON A DIVIDERE - Ma oltre alle regole, c’è di più. C’è il senso stesso da dare alle celebrazioni eucaristiche celebrate nella comunità il sabato sera. E su questo, Benedetto XVI parla, ancora una volta, chiarissimo. Nel corso dell’udienza di venerdì 20 gennaio 2012 dice che il fatto che “i neocatecumenali possono celebrare l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi Vespri della domenica”, e comunque sempre “secondo le disposizioni del Vescovo diocesano”, è dovuto al fatto che si vuole raggiungere il “fine di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione adeguata”. La celebrazione nelle piccole comunità – ribadisce il papa – è “regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino” ed è concessa con queste modalità differenti perchè ha il fine di “aiutare quanti percorrono l’itinerario neocatecumenale a percepire la grazia dell’essere inseriti nel mistero salvifico di Cristo”. Insomma, la messa del sabato sera esiste perché c’è un fine esclusivamente pastorale e non le rende avulse dal resto della Chiesa. Infatti, dice il papa al Cammino, “la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato, la sua forma ordinaria”. Come dire: la messa del sabato sera nella singola comunità è funzionale a facilitare l’inserimento del singolo nella vita della parrocchia. Non deve diventare un luogo a parte rispetto ad essa, non deve separare, non deve favorire la divisione all’interno della parrocchia, ma deve inglobare, coinvolgere, dare una prospettiva realmente ecclesiale. Questo è il fine della possibilità di celebrare in piccole comunità. Benedetto XVI indica insomma al Cammino che non si può fare della Messa un momento di separazione ma che l’obiettivo deve essere “l’inserimento del singolo nella vita della grande comunità ecclesiale”, ad iniziare dalla “celebrazione liturgica della parrocchia”. E precisa, il pontefice, a scanso di equivoci, che questa cosa deve avvenire non una volta che il singolo abbia terminato il pluridecennale percorso di formazione che è il Cammino, ma subito, immediatamente: “Ma anche durante il cammino – afferma infatti Benedetto XVI - è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia che è il vero luogo dell’unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell’unico pane che ci rende un unico corpo”.

Cammino neocatecumenale, ecco quello che il decreto dice davvero. E quello che non dice

Il testo del decreto del Pontificio Consiglio per i Laici approva alcune celebrazioni in uso nel Cammino neocatecumenale e tace su tutte le altre, quelle già regolate dai libri liturgici. Come la Santa Messa. Che però, guarda caso, è indirettamente tirata in ballo.

IL TESTO DEL DECRETO
- Ma vediamo una cosa per volta e partiamo dai fatti. Cosa dice il decreto che è stato approvato dalla Santa Sede e che è stato letto in occasione dell'udienza che il papa ha concesso alle comunità del Cammino venerdì 20 gennaio 2012? Il decreto del Pontificio Consiglio per i Laici, firmato dal presidente, il cardinale Stanislaw Rylko, e dal segretario, mons. Josef Clemens, ricorda anzitutto che lo stesso organismo vaticano, con decisione dell'11 maggio 2008 “ebbe ad approvare in modo definitivo lo statuto del Cammino Neocatecumenale e successivamente, dopo aver debitamente consultato la Congregazione per la Dottrina della Fede, con decreto del 26 dicembre 2010, diede la sua approvazione alla pubblicazione del Direttorio Catechetico come sussidio valido e vincolante per le catechesi del Cammino Neocatecumenale”. “Ora – continua il decreto che porta ufficialmente la data di domenica 8 gennaio 2012, festa del Battesimo del Signore - visti gli articoli 131 e 133 § 1 e § 2 della Costituzione Apostolica “Pastor Bonus” sulla Curia Romana, il Pontificio Consiglio per i Laici, avuto il parere favorevole della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, concede l’approvazione a quelle celebrazioni contenute nel Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale che non risultano per loro natura già normate dai libri liturgici della Chiesa”. Stop, il documento è tutto qui.

CHE COSA E' STATO APPROVATO – In soldoni, c'è il via libera alle celebrazioni usate nel Cammino e che non sono già normate dai libri liturgici della Chiesa. Non la Celebrazione eucaristica, non la Santa Messa, dunque, che evidentemente e ovviamente è già interamente disegnata, fin nei suoi minimi dettagli, dai libri liturgici in uso nella Chiesa di rito latino. E neppure le Lodi mattutine, i Vespri e tutto ciò che fa parte della cosiddetta “Liturgia delle Ore”, cioè i momenti di preghiera che scandiscono, dal risveglio all'addormentamento, l'intera giornata del cristiano. Tutto già definito. Quali celebrazioni sono state approvate dunque? Per conoscerle nel dettaglio occorrerebbe dare un'occhiata al “Direttorio Catechetico”, i tredici volumi che raccolgono tutte le catechesi del Cammino, scritte dagli iniziatori e presentate via via agli appartenenti alle comunità del Cammino: ma il Direttorio, come detto, non è stato pubblicato, pur essendo stato approvato. Per chi ha una minima conoscenza del Cammino Neocatecumenale, comunque, l'approvazione riguarda quei riti che accompagnano tutto il percorso di formazione del singolo nelle sue varie tappe.

Nel dettaglio, il via libera riguarda le celebrazioni che accompagnano il “primo scrutinio”, lo “Shemà” e il “secondo scrutinio” (passaggi con i quali si passa prima dalle catechesi iniziali al pre-catecumenato e poi da quest’ultimo al catecumenato vero e proprio). Sono state approvati anche i riti legati all'iniziazione alla preghiera, alla consegna del Salterio, alla consegna del Credo (la Traditio Symboli), alla confessione pubblica della propria fede (la Redditio Symboli), alla consegna del Padre Nostro, e via continuando fino al rito del Rinnovo delle promesse battesimali, che di fatto è il culmine ultimo del Cammino neocatecumenale. Tutte queste sono singole tappe di un percorso – il Cammino appunto – che generalmente dura qualche decennio. Insieme a queste, rientrano verosimilmente nell’approvazione anche quelle parti delle celebrazioni della Parola di Dio (sono settimanali, ne parlano anche gli Statuti) e delle celebrazioni penitenziali (hanno cadenza mensile) che già non siano regolate altrove.

COSA DICONO LORO – In questo quadro – che non sarà definito nei dettagli ma quanto meno è lineare – si è inserita la proverbiale confusione dei vertici del Cammino Neocatecumenale, che immancabilmente, anche quest'anno, ci hanno messo del loro, con la consueta imperizia (versione che salvaguarda quanto meno la buona fede) o con la solita furbizia (versione che invece non la contempla). La versione ufficiale del Cammino Neocatecumenale sull’intera vicenda (testo diffuso alla stampa di tutto il mondo e riportato integralmente sul sito web ufficiale) è che la Santa Sede ha approvato “le celebrazioni che segnano questo itinerario di iniziazione cristiana”, approvazione che – viene sottolineato - “giunge dopo quindici anni di studio da parte della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti”. Non una parola di più. Non sono informazioni sbagliate o false, naturalmente (ci mancherebbe pure!), ma insufficienti si: dicono pochissimo, e poiché non dicono tutto hanno la conseguenza di indurre in errore. Il Pontificio Consiglio per i Laici, che ha emanato il decreto, neppure è nominato: si cita invece la Congregazione per il Culto divino, che nel mondo dei neocatecumenali è legata indissolubilmente ad una sola questione, quella della celebrazione della Messa nelle comunità, il sabato sera (ha fatto storia la lettera inviata nel 2005 che imponeva una serie di adattamenti che nella realtà hanno faticato e faticano molto a realizzarsi). Non deve sorprendere allora che il messaggio che è passato, anche fra molti neocatecumenali, è che, volgarmente detto, la Santa Sede abbia approvato la Messa del sabato sera, con tutte le particolarità che si conoscono (la mensa, le ammonizioni prima delle letture, le risonanze dopo, lo scambio della pace anticipato rispetto al rito romano, la distribuzione particolare del pane e del vino consacrati). Ma questa interpretazione è fuorviante: il decreto di alcuni giorni fa non riguarda per niente la Messa, della quale si parla solamente nei libri liturgici, che sono (ovviamente) uguali per tutti, neocatecumenali compresi. E’ vero che alla Messa celebrata nelle comunità del Cammino si applicano alcune eccezioni, ma queste varianti - che hanno una motivazione essenzialmente pastorale - sono e restano delle semplici varianti, peraltro ben circoscritte, definite nel dettaglio negli Statuti o nei documenti ufficiali della Santa Sede. Per dirla chiaramente: non esiste (o non dovrebbe esistere) una “Messa dei neocatecumenali”.