martedì 29 aprile 2008

Cammino neocatecumenale: dieci mesi dopo, fra silenzi e rumori

Dieci mesi fa la scadenza del periodo di sperimentazione degli Statuti: ancora nessuna decisione da parte della Santa Sede. Il punto della situazione e un’occhiata all’atmosfera che si respira: sempre più muro contro muro fra “amici” e “nemici”.

ROMA – E sono dieci. Dieci mesi fa, il 29 giugno 2007, scadeva il periodo di sperimentazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale, approvati cinque anni prima dal Pontificio Consiglio per i Laici. Dieci mesi, quelli trascorsi in attesa di una qualche decisione da parte della Santa Sede, in cui aperte speranze e ripetuti annunci - rivelatisi alla prova dei fatti inattendibili – si sono succeduti senza portare alcunché di definitivo. Al punto che a tutt’oggi rimane da un lato il silenzio assoluto da parte della Santa Sede e dall’altro l’assordante rumore che (soprattutto nelle ultime settimane) caratterizza il web, con siti di informazione, blog e forum a esprimere giudizi e previsioni e molti – anche fra gli stessi appartenenti alle comunità del Cammino - a domandarsi quando finalmente giungerà a conclusione quella che due mesi fa abbiamo definito la “telenovela” degli Statuti. Un lavoro complesso che interessa più dicasteri vaticani e sul quale si può provare a tracciare il punto allo stato attuale.

IL PUNTO – Quanto sta accadendo in Vaticano da ormai svariati mesi, finora nella assoluta riservatezza, è un lavoro certosino su quel testo degli Statuti del Cammino Neocatecumenale che nell’ipotesi prevista dovrebbe diventare la versione definitiva del documento provvisorio approvato nel 2002: un lavoro coordinato dal Pontificio Consiglio per i Laici e al quale, per i rispettivi ambiti di competenza, partecipano anche la Congregazione per la dottrina della fede, quella per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, e quella per il Clero. L’iter seguito è quello utilizzato di consueto, per tutti i movimenti, associazioni, comunità e nuove realtà ecclesiali, dal Pontificio Consiglio per i Laici: al termine del periodo di “prova” si valutano pregi e difetti del testo giuridico a suo tempo firmato e si apportano – laddove necessarie – le modifiche del caso (a meno che, naturalmente, non si ritenga in base all’esperienza che l’ok provvisorio debba essere definitivamente revocato). Per quanto concerne il Cammino Neocatecumenale, il percorso si sta rivelando più laborioso del solito, al punto da configurare quasi un’eccezione nel panorama dei movimenti e associazioni: un periodo di dieci mesi di limbo, senza alcuna approvazione ufficiale ma anche senza alcuna presa di posizione ufficiale di carattere negativo, rappresenta un fatto certamente insolito e inconsueto.

E’ proprio l’assenza di una dichiarazione pubblica di “sconfessione” del Cammino – a ben vedere - ad evidenziare la condizione di “lavori in corso”, cioè la presenza di un lavoro di Curia volto al raggiungimento della redazione di una versione definitiva degli Statuti: in caso contrario, infatti, un intervento ufficiale della Santa Sede sarebbe intervenuto a sancire la “rottura”, la non consonanza dell’itinerario di formazione cristiana nato 40 anni fa a Madrid con la Chiesa cattolica. Ma la realtà è al momento lontana da questa eventualità. Il tragitto che si sta percorrendo è quello invece di inserire nel nuovo testo degli Statuti tutti gli aspetti rilevanti intervenuti negli ultimi cinque anni e dieci mesi: un lavoro di non poco conto, in cui rientra non solo il giudizio sulle modalità con le quali il Cammino è presente nelle parrocchie e risponde al singolo vescovo (già contenute negli Statuti approvati nel 2002) ma anche tutto il filone liturgico, che vede il suo apice nella lettera inviata al Cammino nel dicembre 2005 dalla Congregazione per il Culto Divino a nome del papa. Il tentativo è insomma quello di inserire quelle norme (peraltro osservate solo in parte dal Cammino, nonostante una scadenza temporale ormai superata) all’interno degli Statuti, in un approccio globale che non può non considerare, infine, tutto quanto concerne il Direttorio Catechetico, cioè di quei volumi ("Cammino Neocatecumenale. Orientamenti alle équipes di catechisti”) che raccolgono le catechesi degli iniziatori Kiko Arguello e Carmen Hernandez, e dunque costituiscono la tradizione orale e la prassi ultra trentennale del Cammino: documenti utilizzati come base del percorso di formazione dei neocatecumenali e la cui approvazione si attende da anni. Quello in corso ormai da mesi è dunque un lavoro considerevole e complesso, nel quale non mancano affatto - e anzi abbondano - difficoltà, diffidenze, prudenza, cautela, problematicità.

In questo contesto, la natura stessa di un lavoro diviso fra più Congregazioni ha portato nei mesi a numerosi “stop and go” nel processo di redazione definitiva degli Statuti: al via libera espresso da un dicastero, altri hanno risposto con un “alt”, con la richiesta cioè di un supplemento di indagine o di riflessione. Il che, almeno in parte, spiega quanto accaduto nei mesi scorsi con i rumors che – in modo del tutto improvvido – di volta in volta hanno sottolineato la (presunta) approvazione definitiva degli Statuti: non di approvazione definitiva si trattava, ma del semplice completamento di una parte del lavoro, da sottoporre poi al vaglio dei partner in giudizio, cioè degli altri dicasteri chiamati di volta in volta in causa. Il che, ad ogni modo e di tutta evidenza, non giustifica neppure lontanamente l’atteggiamento dell’iniziatore Kiko Arguello che nei mesi scorsi aveva rassicurato più volte, e pubblicamente, sulla vicina conclusione dell’iter di approvazione.

IL NODO LITURGIA – Cruciale nel percorso di approvazione definitiva degli Statuti si sta rivelando l’aspetto della Liturgia: da lungo tempo gli occhi dei più sono puntati su questo fattore, non solo in virtù della sua visibilità ma anche in ragione della presenza chiara e ferma di una posizione netta in materia da parte della Santa Sede. La lettera della Congregazione per il Culto Divino, firmata nel dicembre 2005 a nome del papa dal cardinale Francis Arinze, ha trovato nel corso del 2006 l’adeguamento delle comunità del Cammino riguardo ad alcuni aspetti della liturgia della Parola (ammonizioni, risonanze) e alla recita delle preghiere previste (il Credo, il Gloria, l’Agnus Dei) dal messale romano. Di quella lettera, i cui contenuti furono sottolineati anche dal papa in prima persona durante l’udienza del 12 gennaio 2006 in Aula Paolo VI, rimane però clamorosamente disatteso l’aspetto più importante, quello relativo alla distribuzione della Comunione, cioè del pane e del vino consacrati. Due anni di tempo venivano dati allora al Cammino per uniformarsi ai libri liturgici, prevedendo la distribuzione dell’Eucaristia in piedi e non seduti, in processione verso l’altare dedicato in presbiterio e non intorno alla mensa addobbata: due anni e cinque mesi dopo, invece, non è cambiato nulla. Ma proprio nulla. Come hanno potuto constatare, nel corso della recente notte di Pasqua, anche un discreto numero di non appartenenti al Cammino, invitati da parenti e amici alle celebrazioni neocatecumenali, in particolare quelle allietate dai battesimi. Il fatto che nulla, rispetto ad un punto così importante come la distribuzione della Comunione nel corso della messa, sia cambiato rispetto al 2005 non contribuisce certamente a rasserenare il clima o a rendere più agevole il percorso degli Statuti, gettando sul Cammino neocatecumenale un’ombra netta di “disobbedienza” al papa. In altri termini, la scelta, da parte dell’equipes responsabile del Cammino (i due iniziatori con padre Mario Pezzi) di attendere anche oltre la scadenza del tempo concesso dalla Santa Sede, appare fra le tante assunte come la più inspiegabile, e senza dubbio alcuno di rilevante gravità, anche ammettendo l’ipotesi di una rassicurazione verbale in merito da parte di alcuni singoli esponenti della Curia: le richieste del papa infatti erano limpide, e Benedetto XVI non ha fatto marcia indietro.

IL CONTESTO – Il decimo mese dalla fine del periodo di sperimentazione degli Statuti inizia per di più in un contesto quanto mai delicato, che configura sempre più una vera e propria spaccatura all’interno della Chiesa fra la corrente dei critici e quella dei sostenitori del Cammino Neocatecumenale. L’impressione è che – mentre in Curia si lavora – la distanza fra questi due mondi si faccia più ampia: e non sono solo giornalisti, sacerdoti o singoli fedeli a partecipare al gioco, ma anche vescovi e cardinali. E così, nel giro di poche settimane, mentre da un lato si sono succedute la “convivenza” di 160 vescovi e nove cardinali al centro neocatecumenale della “Domus Galilaeae” in Terra Santa, la conferenza che Kiko Arguello ha tenuto alla Lateranense di Roma accompagnato dal presidente del Pontificio Consiglio per i Laici card. Stanislaw Rylko e l’ordinazione nella diocesi di Roma di nove sacerdoti formatisi al seminario di matrice neocatecumenale Redemptoris Mater, dall’altro lato si sono radicalizzate le critiche rivolte al Cammino in numerosi forum e blog attivi già da tempo su internet e capaci di mettere assieme dei veri e propri dossier sugli errori teologici e liturgici del Cammino neocatecumenale: posizioni sulle quali si è allineato anche il sito Petrus, che conduce ormai una vera e propria campagna giornalistica per illustrare gli errori e la pericolosità del Cammino Neocatecumenale. Clicca qui per leggere i dettagli sul contesto.

In una situazione simile, con lodi sperticate da un lato e critiche a tutto campo dall’altro, vescovi e cardinali vengono etichettati come “amici” o “nemici” del Cammino, e mentre gli Statuti restano in stand-by, il clima nelle parrocchie e nelle diocesi, come pure nelle singole comunità, si fa più tirato. E l’unica speranza che, sul versante liturgico come su quello dottrinale e pastorale, i nodi vengano presto al pettine.

Cammino neocatecumenale, quattro settimane da raccontare

Il ritiro in Terra Santa per nove cardinali e 160 vescovi europei, la conferenza di Kiko Arguello alla Lateranense, ma anche le critiche sempre più serrate su blog, forum e siti internet: e sul Cammino ci si divide in modo sempre più netto.

ROMA – Settimane movimentate per il Cammino neocatecumenale: per una volta non sul versante degli Statuti, che attendono da dieci mesi un pronunciamento definitivo da parte del Pontificio Consiglio per i laici, ma su tutto quanto ruota intorno, sul contesto quotidiano in cui il Cammino si radica, quello delle parrocchie e delle singole comunità. E se da un lato abbiamo le iniziative che vedono impegnato in prima persona l’iniziatore Kiko Arguello, dall’altro monta la protesta e l’affondo diretto sulle caratteristiche del Cammino Neocatecumenale, sulla sua essenza e sul ruolo da esso giocato all’interno della Chiesa. I supporter delle rispettive curve non solo la pensano diversamente, ma si allontano mese dopo mese sempre di più, in una partita che non vede al momento vincitori e che attende la decisione definitiva dell’arbitro e dei suoi assistenti. Ecco gli avvenimenti più rilevanti delle ultime settimane, che disegnano il contesto nel quale va avanti, fra le difficoltà, il lavoro di redazione della nuova versione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale.

TERRA SANTA – Lo hanno promosso i responsabili del Cammino Neocatecumenale per riflettere sulla nuova evangelizzazione del vecchio continente, vi hanno partecipato nove cardinali e 160 arcivescovi e vescovi europei: all’incontro svoltosi alla “Domus Galilaeae”, sul monte delle Beatitudini, di fronte al lago di Tiberiade, erano presenti a fine marzo il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”; il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, cardinale Stanislaw Rylko; l’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin; l’arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, cardinale Antonio Maria Rouco Varela; l’arcivescovo di Colonia, cardinale Joachim Meisner; il primate di Polonia, cardinale Józef Glemp e l’arcivescovo di Sarajevo, cardinale Vinko Puljic. Erano inoltre presenti l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, e il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, pronti a sottolineare – secondo quanto riferito dalla Radio Vaticana - la grave situazione dell’Europa, in cui famiglia e moralità si stanno sgretolando: “Promuovere l’evangelizzazione - hanno affermato - significa rinnovare la famiglia e quindi rinnovare l’Europa”. “Nel luogo dove Gesù proclamò le Beatitudini e da dove inviò gli Apostoli per la missione universale – si legge in un comunicato emesso al termine dell’incontro - noi vescovi riconosciamo con gratitudine che, tra le numerose grazie concesse dallo Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo, il Cammino Neocatecumenale rappresenta, con il suo itinerario di iniziazione cristiana, un carisma potente per rafforzare lo slancio missionario che sorge dalla rigenerazione battesimale e dare una risposta alla situazione drammatica della scristianizzazione dell’Europa”. “Dichiariamo – proseguono i presuli - che l’avvenire del Cammino Neocatecumenale dipenderà per gran parte dall’amore paterno con il quale noi vescovi accoglieremo questo carisma, accompagneremo da vicino i Seminari Redemptoris Mater e incoraggeremo le famiglie tanto preziose delle Comunità Neocatecumenali, inserendole sempre di più nella vita delle Chiese locali”. Un bilancio – quello qui appena riportato - che presenta grandi lodi e neppure l’ombra di una critica.

LATERANENSE – All’incontro in Terra Santa è seguita, il 24 aprile scorso, la conferenza di Kiko sul tema “La comunità familiare al servizio della evangelizzazione”, voluta alla Pontificia Università Lateranense dall'Istituto Giovanni Paolo II: ad accompagnare l’iniziatore del Cammino nella sua performance è stato il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinal Stanislaw Rylko. Atmosfera di grande cordialità, con il cardinale a fare da spalla e da traino - con alcune parole sul ruolo dei movimenti e del Cammino in particolare nel dopo Concilio - all’intervento di Kiko (la medesima cosa, ad onor del vero, era accaduta anche nei precedenti appuntamenti che avevano visto protagonisti fra gli altri, nel corso dei mesi, i leader del Rinnovamento dello Spirito e di Comunione e Liberazione). Invitato a parlare di nuova evangelizzazione, Kiko si è dapprima avventurato nella descrizione del contesto europeo, visto come luogo della “distruzione della famiglia e della società”: eutanasia, suicidio, divorzio, alcool come segni della “apostasia” del vecchio continente e sintomo evidente della necessità di “tornare al primo modello apostolico, quello del Cenacolo” e al ruolo delle famiglie inviate “ad gentes” in contesti di grande secolarizzazione come seme di speranza per il futuro. “Il 26 maggio altre cento famiglie saranno inviate in missione in tutto il mondo”, afferma Kiko descrivendo la modalità con la quale viene proposto il luogo di destinazione (un semplice sorteggio con due urne: i nomi delle famiglie nella prima, i paesi da raggiungere nell’altra) e evidenziando l’importanza dell’esempio dei nuclei familiari, rocce sulle quali rifondare una esperienza di fede in contesti nei quali è nettamente minoritaria, quando non completamente assente. C’è posto per il racconto di famiglie inviate nell’ex Germania comunista, di altre arrivate in Cina – il paese del figlio unico, e maschio – con un gran numero di pargoli, e poi ancora in Kazakistan, in Georgia, in Sudan e nel cuore dell’Africa. Esperienze di una intensità di fede e di dedizione innegabile, che l’iniziatore del Cammino accompagna con il suo solito entusiasmo e con qualche imbarazzante frase sopra le righe (“Le famiglie delle nostre comunità hanno tanti bambini perché abbiamo obbedito al papa Paolo VI e alla sua Humanae Vitae: l’Europa non l’ha seguito invece, e ancora aspettiamo che le Conferenze episcopali chiedano perdono al papa per questo”…), prima di lodare le celebrazioni domestiche familiari della domenica mattina (l’intera famiglia si ritrova in casa a pregare), di sottolineare la bellezza della sessualità e di concludere con l’annuncio del kerygma (la buona notizia del Vangelo) e con una preghiera per le famiglie di tutta Europa. Un’ora e qualcosa di intervento, che affascina qualcuno e rende perplesso, se non inquieto, qualcun altro: tutto senza una sola parola sulla questione degli Statuti e sui rapporti fra il Cammino Neocatecumenale e la Santa Sede.

NUOVI SACERDOTI – A chiudere la serie, l'ordinazione dei 29 diaconi da parte di Benedetto XVI nella basilica di San Pietro domenica scorsa: del gruppo, in nove hanno compiuto la loro formazione al Redemptoris Mater, il seminario neocatecumenale della città (il secondo gruppo più numeroso dopo i 13 provenienti dal Seminario Romano maggiore). Presente alla celebrazione anche Kiko Arguello, che ha ricevuto la Comunione dalle mani del papa.

WEB & CO – Sul fronte opposto, le ultime settimane hanno segnato un vivacizzarsi della critica al Cammino Neocatecumenale, particolarmente forte soprattutto sul web, in forum e blog che assumono sempre più la fisionomia di coscienza critica dell’esperienza neocatecumenale. Ai dossier su quelle presentate come le ombre del Cammino, le sue controverse basi e gli errori dottrinali degli iniziatori, ha fatto eco in questi ultimi tempi la posizione del sito Petrus, che – scivoloni giornalistici a parte – in una lunga serie di interviste e commenti apertamente critici nei confronti del Cammino Neocatecumenale conduce ormai una vera e propria campagna contro il Cammino. L’ultimo intervento pubblicato è un duro atto di accusa nei confronti di Kiko per aver ricevuto con le braccia conserte la Comunione dalle mani del papa: un atto che configurerebbe una “mancanza di rispetto” nei confronti non solo di Benedetto XVI, ma del Sacramento in sé, e che confermerebbe tutti i dubbi teologici sulla reale considerazione – da parte dei neocatecumenali - del pane e del vino consacrati come Corpo e Sangue di Gesù. Accuse che, al di là di una certa strumentalità negli episodi (le braccia conserte come gesto incriminato…), sono comunque salutate con favore da quel movimento attivo su blog e forum impegnato a mettere in evidenza la “pericolosità” del Cammino, vera e propria setta infiltratasi all’interno della Chiesa cattolica. Fra questi, il più cliccato oggi è senza dubbio quello di un gruppo formato da ex neocatecumenali, ospitato sulle pagine di Internetica, con tanto di raccolta di documentazione e opinioni correlate.

Quanto a Petrus e alla sua campagna, in principio fu soprattutto “un’intervista”, poi smentita, a mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, alla quale è poi seguita una gran mole di articoli, commenti e interviste. Quando il 9 aprile scorso compaiono sul sito alcune dichiarazioni del segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, per il Cammino sembra proprio una doccia fredda: “Non sono assolutamente previsti tempi brevi per l'approvazione definitiva degli Statuti dei Neocatecumenali: se l'approvazione degli Statuti fosse all'ordine del giorno o comunque prevista in un breve arco di tempo sarei tra i primi ad esserne informato e posso assicurare che non è assolutamente così”. Parole che vengono rilanciate anche dall’agenzia Agi che, dando risalto alla “notizia”, titola così: “Slitta approvazione Statuti neocatecumenali”. La mattina seguente, su Petrus, la smentita di Clemens: “Non ho mai rilasciato alcun commento sui tempi relativi all'approvazione degli Statuti Neocatecumenali”. Svarione giornalistico e scuse da parte della redazione, e a seguire commenti impietosi sul Cammino (una setta), attacchi personali all’iniziatore e interviste, fra gli altri, anche a due cardinali. C’è Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima e primate del Perù: “Non ho dubbi che le intenzioni dei neocatecumenali siano lodevoli e che essi realmente cerchino Dio con calore e gioia: penso che vada instaurato con loro un dialogo sano e, al tempo stesso, fermo nella verità”. “Il Vaticano stesso – sottolinea - sta cercando una soluzione per approvare gli Statuti, ma tuttavia nella celebrazione della Santa Messa da parte dei neocatecumenali ci sono aspetti che assolutamente non condivido: ricordo e ribadisco che la liturgia è unica e deve essere rispettata da tutti alla stessa maniera”. In altri termini: “Tolleranza sì verso i neocatecumenali, ma è compito della Chiesa richiamarli al rispetto dell’Eucarestia”. E poi, ancora su Petrus, il cileno Jorge Arturo Medina Estevéz, a suo tempo prefetto della Congregazione per il Culto Divino, che afferma: “Anche fra i neocatecumenali c’è qualche cosa di buono, cioè il sincero amore verso Cristo, ma ho purtroppo notato nelle loro liturgie autentiche stranezze e preoccupanti stravaganze: fanno la Comunione stando seduti e senza inginocchiarsi, e mi pare un’assoluta mancanza di rispetto verso Cristo. Da tempo la Santa Sede li ha invitati a mettersi al passo e ad obbedire; consiglio loro di farlo, perchè la liturgia non è proprietà di nessuno, tanto meno di Kiko Arguello”. Per la serie, "a buon intenditor..."