Il 13 giugno scorso la consegna del decreto di approvazione definitiva degli Statuti del Cammino neocatecumenale: cerimonia al Pontificio Consiglio per i Laici e conferenza stampa successiva. E' un passaggio storico per questa realtà ecclesiale. Nella nuova formulazione, arrivata undici mesi dopo la scadenza del periodo di sperimentazione della versione precedente, viene integrata la parte della liturgia, e le celebrazioni del sabato sera, aperte anche ad altri fedeli, entrano a far parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia. A quasi un mese di distanza, e in una chiave calcistica assai poco seriosa, il punto della situazione sull'itinerario di formazione nato in Spagna nello stesso anno (era il 1964) della prima vittoria delle "Furie rosse" ad un Campionato Europeo di calcio.
ROMA – E un mese dopo, a bocce ferme, possiamo anche azzardare una chiave di lettura giocosa per questo tempo appena trascorso: un giugno storico per il Cammino neocatecumenale, che si è visto approvare in via definitiva gli Statuti e confermare dalla Santa Sede la sua natura di itinerario di formazione cattolica a servizio delle singole diocesi. Parallelismi calcistici e non fra due paesi vicini, Italia e Spagna, alle prese da un lato con vittorie e sconfitte sportive e dall'altro con i momenti fondamentali della vita di una realtà ecclesiale che ancora deve compiere il suo primo mezzo secolo di vita.
Era il 1964 quando Francisco Arguello, spagnolo di Léon, professione pittore, iniziava un percorso di fede ed evangelizzazione fra le baracche di Palomeras Altas, alla periferia di Madrid. Un'esperienza che si allarga, insieme a Carmen Hernández, anche in alcune parrocchie della capitale spagnola e che segna la base di quello che da lì a poco prenderà il nome di Cammino neocatecumenale. Quello stesso anno, era il 1964, in uno stadio Bernabeu di Madrid in festa, la Spagna batteva per 2-1 i campioni uscenti dell'Unione Sovietica e vinceva i Campionati europei di calcio. Quattro anni più tardi, Kiko e Carmen arrivavano a Roma, e il Cammino neocatecumenale metteva le prime radici in Italia, fra le baracche del Borghetto Latino e poi nella parrocchia di Nostra Signora del SS. Sacramento e dei Martiri Canadesi, nel quartiere Nomentano. In quel 1968, allo stadio Olimpico di Roma, Gigi Riva e Pietro Anastasi mettevano dentro le reti che regalavano all'Italia – nella finale-bis con la Jugoslavia – la vittoria agli Europei di calcio: l'unica finora conquistata dagli azzurri. Salto avanti di quarant'anni, senza alcuna vittoria calcistica continentale di mezzo, ed eccoci ancora a Roma nelle settimane appena passate, con il Pontificio Consiglio per i Laici ad approvare in via definitiva gli Statuti del Cammino neocatecumenale e il cardinal Stanislaw Rylko a consegnare il relativo decreto nelle mani dell'iniziatore Kiko Arguello. Il tutto pochi giorni prima che il goal di Torres nella finale contro la Germania arbitrata dall'italiano Rosetti, regalasse alle "furie rosse" la vittoria continentale all'Europeo, successo che mancava – appunto - da ben 44 anni, da quel lontano 1964 vissuto da Kiko a Palomeras Altas.
Non sappiamo se e con quale spirito gli iberici Kiko Arguello e Carmen Hernandez e l'italiano Mario Pezzi abbiano seguito il 22 giugno scorso i calci di rigore del quarto di finale Spagna – Italia, quei tiri dal dischetto che hanno rispedito a casa gli azzurri e lanciato gli uomini del ct Aragonés verso il trionfo di Vienna: certamente, però, dieci giorni prima, il 13 giugno, l'appuntamento pomeridiano fra Italia e Romania (partita che appariva decisiva, allora, per le sorti della squadra del ct Donadoni) interessava loro davvero molto poco. Quasi in contemporanea con la gara andava infatti in scena a Roma – quattro ore dopo la consegna ufficiale degli Statuti - la prima vera conferenza stampa dei responsabili del Cammino neocatecumenale, pronti a gioire per il via libera ottenuto dalla Santa Sede e per la conferma del Cammino come itinerario di formazione cattolica a servizio delle singole diocesi.
Fuor di parallelismi calcistici, un traguardo davvero importante, arrivato dopo decenni di grandi risultati, ma anche di profonde critiche e poderosi attacchi: alla prova dei fatti per Kiko Arguello e Carmen Hernandez – accusati di eresia e sacrilegio - non è arrivata però la scomunica, ma l'ok definitivo agli Statuti, il testo giuridico di riferimento che descrive e regola il Cammino, affrontando anche il complesso tema della liturgia. Cambia qualcosa nelle celebrazioni del sabato sera, "aperte anche ad altri fedeli" ed entrate a far parte a pieno titolo della "pastorale liturgica domenicale della parrocchia". C'è la Comunione in piedi e non più da seduti, sia per il pane sia per il vino consacrato: novità, quest'ultima, finalmente non solo sulla carta ma anche nella realtà, con le comunità neocatecumenali di tutto il mondo chiamate immediatamente ad adeguarsi. E poi c'è il futuro, con tutto ciò che ci sarà da raccontare nei mesi e anni che verranno, a partire – forse – da un altro passaggio epocale, quello della pubblicazione delle catechesi di Kiko e Carmen (c'è l'ok della Congregazione per la Dottrina della fede e c'è la volontà del papa, dicono gli iniziatori). Naturalmente - e lo sottolinea il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici – l'approvazione ottenuta non è un rompete le righe, perché "la fedeltà non è acquisita una volta per tutte" e "richiede impegno e vigilanza costante": le regole ci sono e vanno rispettate, nell'azione ordinaria svolta dal Cammino nelle parrocchie e diocesi dove è stato autorizzato ad agire, e in ogni azione e opera dei catechisti, degli itineranti, delle famiglie in missione, di quanti formano e si formano al sacerdozio nei seminari Redemptoris Mater. Quarantaquattro anni dopo, il cammino inizia adesso.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento