Tre anni dopo, si ritorna a San Pietro, davanti al papa, stavolta per festeggiare i quarant’anni di vita del Cammino Neocatecumenale nella città di Roma e pregare al contempo per il lancio di una nuova iniziativa di evangelizzazione, quella della “comunità in missione”, nuova idea dell’iniziatore Kiko Argüello a trovare realizzazione pratica. Un sabato pomeriggio di preghiera e di festa quello che insieme a Benedetto XVI attende un cospicuo numero di appartenenti al Cammino neocatecumenale. E c’è grande attesa per le prime parole del papa dopo l’approvazione definitiva degli Statuti.
Sono passati tre anni da quel primo incontro che il 12 gennaio 2006 (qui la cronaca di allora) andò in scena fra Benedetto XVI e le comunità del Cammino Neocatecumenale: tre anni nel corso dei quali si sono succedute richieste, sorprese, obiezioni, malumori e speranze, poi sfociate nella conclusione del lungo iter di approvazione definitiva degli Statuti del Cammino, finalmente arrivati a destinazione nello scorso mese di giugno. Un percorso difficile e irto di ostacoli, che tre anni fa aveva appena imboccato il lungo rettilineo conclusivo con la consegna ai responsabili del Cammino della (per gli addetti ai lavori ormai celeberrima) lettera sulla liturgia redatta dalla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti. Una lettera che fu non solo uno dei nodi centrali del discorso che il papa pronunciò durante quell’incontro con le comunità neocatecumenali, ma anche una delle questioni più delicate affrontate in Vaticano, sotto il coordinamento del Pontificio Consiglio per i Laici, nei due anni e mezzo successivi, quelli che hanno poi portato all’approvazione definitiva degli Statuti che in precedenza, nel 2002, avevano ottenuto il via libera solo per un periodo di cinque anni e con la formula ad experimentum.
Da questo punto di vista, tre anni dopo tutto è cambiato. Se allora il Cammino si trovava ad affrontare il peso e la responsabilità di realizzare gli adattamenti liturgici richiesti dalla Congregazione e fatti propri dal papa stesso (adattamenti che andavano a complicare ulteriormente il già non agevole percorso verso l’approvazione degli Statuti e aprivano una fase di incertezza sul destino stesso dell’itinerario di formazione iniziato da Kiko), all’inizio del 2009 il clima è senza dubbio più disteso. Il via libera agli Statuti dato dal Pontificio Consiglio per i Laici ha segnato la conclusione di una tappa cruciale e ha costituito un passaggio storico nella vita del Cammino, certamente non l’ultimo (si attendono ancora altri passi importanti, ad iniziare dalla pubblicazione del Direttorio catechetico, cioè l’insieme delle catechesi di Kiko e Carmen Hernandez sulle quali si basa il Cammino) ma indubbiamente il passo preliminare a qualsiasi altro. E se con l’ok agli Statuti non sono certamente svanite le numerose riserve (se non vere e proprie accuse) che in molti ambienti ecclesiastici si sono manifestate negli anni nei confronti del Cammino, è chiaro che la direzione impressa in questo tempo tende a valorizzare il bene che questa esperienza porta con sé, individuandone e tentando di correggerne - al contempo – gli aspetti critici. E in questo ambito giocherà verosimilmente un ruolo anche la recente nomina da parte del papa del cardinale spagnolo Antonio Canizares Llovera a nuovo prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in sostituzione del cardinale Francis Arinze, colui che firmò la lettera del dicembre 2005 e che alcune settimane fa si è congedato dall'incarico per raggiunti limiti di età. Canizares peraltro, secondo quanto riferito dai responsabili del Cammino, dopo aver partecipato recentemente ad una celebrazione eucaristica con gli adattamenti liturgici adottati negli ultimi mesi dalle comunità del Cammino, avrebbe espresso la propria soddisfazione per una celebrazione “senza alcuna fretta, con una fede molto grande e dove si percepisce la gioia e l’azione di grazie per il dono che lì si sta realizzando” e dove non si riscontrerebbe “nessuna anomalia liturgica ma tutto è conforme all’Ordo Missae”, cioè ai libri liturgici approvati dalla Chiesa. Accenti decisamente diversi da quelli che correvano tre anni fa.
L’appuntamento di sabato 10 gennaio (ore 17, basilica di San Pietro), secondo quanto fanno sapere i responsabili del Cammino, celebra i quarant’anni del Cammino neocatecumenale nella diocesi del papa e darà l’opportunità di presentare a Benedetto XVI la prima Comunità neocatecumenale nata in Italia, appunto a Roma, nella parrocchia dei Santi Martiri canadesi, nel lontano e tormentato 1968 (si tratta di 49 persone, con circa 100 figli). Nell’occasione verranno presentate al papa anche quattordici altre comunità della capitale (ciascuna formata da 30-60 persone) che hanno finito il percorso neocatecumenale e che, d’accordo con i propri parroci e con il Cardinale vicario, sono ora “pronte a partire come communitates in missionem (comunità in missione) alle zone più difficili e secolarizzate delle periferie di Roma, in aiuto ai parroci”. “E` la prima volta nella storia della Chiesa – afferma una nota del Cammino neocatecumenale - che partono in missione non individui e neppure famiglie ma intere comunità che hanno fatto assieme un lungo percorso di fede”. “Nella Chiesa primitiva – è la spiegazione - il cristianesimo veniva conosciuto non attraverso un tempio o dei riti ma attraverso comunità concrete che davano il segno dell’unità: è quello che Gesù chiede al Padre nella preghiera sacerdotale dell’ultima cena: Che tutti siano uno, come tu, Padre, in me e io in te, che anch' essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.”
A Benedetto XVI saranno presentati – fa sapere il Cammino – “anche 14 Missio ad Gentes, richieste da diversi vescovi per inaugurare la Nuova Evangelizzazione in zone secolarizzate di grandi città come Colonia, Budapest, Vienna, Stoccolma, New York, o in zone emarginate come tra gli aborigeni australiani o le Antille. Sette missio andranno in Europa, due in America, tre in Oceania e tre in India. Ogni missio è composta da un presbitero, quattro famiglie con numerosi figli e due sorelle in sostegno alle famiglie, per un totale di 40-50 persone. Queste 14 missio – ricorda ancora il Cammino - si vanno ad aggiungere alle prime sette inviate dal papa nel gennaio 2006 e che sono da due anni in missione a Chemnitz (già Karlmarxstadt, nella ex Germania orientale), nella periferia di Amsterdam e nella Francia meridionale. A San Pietro – continua la nota del Cammino – “arriveranno anche 212 nuove famiglie che con i loro figli (circa 1.000) verranno inviate, in tutto il mondo, per sostenere la implantatio Ecclesiae su richiesta dei vescovi e che si aggiungono alle altre 500 famiglie con 2500 figli già in missione da anni: questa esperienza venne infatti inaugurata nel 1988 da Giovanni Paolo quando volò in elicottero al Centro Neocatecumenale di Porto San Giorgio e, al termine di una intensa celebrazione eucaristica, inviò le prime cento famiglie in missione in tutto il mondo”. Infine, ci saranno anche “i 700 itineranti, che partendo da Roma e da Madrid hanno aperto il Cammino Neocatecumenale in 120 Nazioni dei 5 Continenti e i 18.000 fratelli delle 500 comunità di Roma, presenti in 103 parrocchie con i loro parroci e presbiteri”.
Durante l’incontro, al quale si prevede parteciperanno oltre 25mila persone, sarà letto il brano del Vangelo sull’invio dei 72 discepoli e i 14 responsabili delle “Communitates in missionem” riceveranno dal papa la croce della missione, con solenne conclusione con il canto del Te Deum. Prima però, naturalmente, ci sarà il discorso del pontefice, attorno al quale c’è viva curiosità. Benedetto XVI, dopo il discorso del gennaio 2006 e un breve nel corso del 2007, non ha più pronunciato parole riferite direttamente al Cammino neocatecumenale. Quelle che arriveranno, dunque, saranno le prime successive all’approvazione degli Statuti.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento