giovedì 12 gennaio 2006

Neocatecumenali in Vaticano/2006: un carico di amicizia e fermezza

Giovedì 12 gennaio 2006: la giornata dei neocatecumenali. Sorrisi e grande disponibilità da parte del papa, che benedice la missione di 200 famiglie sottolineando il grande lavoro di evangelizzazione svolto dalle comunità del Cammino. Ma le sue parole sono ferme e limpide: adesione ad ogni direttiva della Chiesa, sintonia con ogni diocesi, pieno rispetto dei libri liturgici. Cronaca di un’udienza a ritmo di musica. E di ciò che il papa vuole nel futuro del Cammino.


Benedetto XVI saluta le 10mila persone che affollano l'aula Paolo VI. Sono famiglie, sacerdoti, seminaristi e catechisti del Cammino Neocatecumenale. A loro rivolge un caldo incoraggiamento, non mancando di sottolineare con parole ferme la necessità della piena aderenza alle direttive impartite dalla Chiesa.(Foto di Alessia Giuliani - Catholic Press Photo).


ROMA, 12 gennaio 2006 - Finisce con il papa che si sposta da sinistra a destra lungo l’intera Aula Paolo VI, con il papa che si mette in posa e ogni pochi metri regala alle famiglie neocatecumenali in partenza per i luoghi di missione la fotografia che testimonia il suo appoggio alla loro opera di evangelizzazione. Finisce con la perfetta intonazione di 10mila persone che cantano a gran voce (“Alleluja! Risuscitò! Ri-su-sci-tò!) – e si capisce che il canto è davvero uno dei loro punti forti. E finisce anche con i sorrisi che Francisco "Kiko" Argüello, l’iniziatore del Cammino, dispensa - una volta salutato il papa - a chiunque incroci il suo sguardo. Sarà ricordata a lungo, questa udienza, dal popolo dei neocatecumeni; sarà ricordata e raccontata e menzionata ogni qualvolta occorrerà mettere in evidenza la vicinanza di Benedetto XVI all’esperienza del Cammino Neocatecumenale. Esattamente come è stato fatto finora per gli incontri avuti in passato con Giovanni Paolo II.

E che Benedetto XVI guardi con simpatia all’esperienza del Cammino Neocatecumenale è cosa chiara. Li ha incoraggiati e li ha ascoltati, li ha applauditi e li ha incontrati. Per trenta minuti, seduto al centro del palco sulla sua sedia, il papa ha seguito un vero evento, guidato dalla sapiente regia di Kiko Argüello. Lo ha visto mentre inforcava l’immancabile chitarra, lo ha udito mentre invitava tutti al canto (“O morte! O morte! Dov’è la tua vittoria?”), lo ha osservato mentre chiedeva silenzio e mentre gli presentava, ordinatamente divise per continenti, le duecento famiglie in procinto di partire per terre lontane, per terre di missione. Lui, il papa, si univa agli applausi scroscianti: quelli diretti alle diciannove famiglie in partenza per gli USA, quelli rivolti alla sola in partenza per il Congo, e quelli che incassavano le altre centottanta coppie, dirette (quasi) in ogni angolo del pianeta.

Per cinque di queste famiglie c’è anche un incontro faccia a faccia con Ratzinger: cinque coppie e la bellezza di trentaquattro figli. La voce spagnoleggiante di Kiko sottolinea il dettaglio con tutta l’intonazione possibile, al punto che – dopo i sette figli (ciascuna) delle prime due coppie, i nove della terza e i sei della quarta – quasi si rimane male a scoprire che la quinta e ultima coppia benedetta direttamente dal papa ha “solo” cinque figli.  Ma, chissà, c’è sempre tempo per “recuperare”…

Una mattina di gioia e di entusiasmo, dunque; una mattina di fortissima carica identitaria. Famiglie, sacerdoti, seminaristi, catechisti (e qualche semplice catecumeno) acclamano il papa e festeggiano il rilancio del progetto di evangelizzazione delle “zone più scristianizzate del mondo”, già in corso da tempo. Una nuova (e una “prima”) evangelizzazione la cui urgenza è avvertita dalla Chiesa intera e che Ratzinger – da cardinale e da papa – ha sempre sottolineato.


In primo piano Kiko Argüello che, al microfono, presenta al papa le duecento famiglie che si accingono a partire in missione nell'ambito della nuova evangelizzazione lanciata dal Cammino Neocatecumenale. Il papa osserva e risponde al saluto delle famiglie. (Foto di Daniele Colarieti - Catholic Press Photo)

Ma nell’udienza di ieri non c’è stato solo questo. C’è stato molto altro, molto di più. Ci sono state le parole di Benedetto XVI, parole pronunciate con cautela e soavità, ma ugualmente limpide, chiare, incontrovertibili. Di una chiarezza disarmante. Parole che chiariscono - e in modo trasparente – il pensiero del papa riguardo a quell’itinerario di formazione che è il Cammino Neocatecumenale. Parla, il papa, mai con tono di richiamo o di imposizione, ma sempre citando le intenzioni stesse degli iniziatori del Cammino, le loro volontà, i loro obiettivi. “La vostra azione apostolica” – dice in avvio – “intende collocarsi nel cuore della Chiesa, in totale sintonia con le sue direttive e in comunione con le Chiese particolari in cui andrete ad operare”: è una sottolineatura forte, se rivolta – come è - ad un percorso di fede che vede concentrate le critiche delle quali è bersaglio in modo particolare sui due aspetti della totale adesione alle norme della Chiesa (prettamente a quelle liturgiche) e dell’armonia con le singole diocesi (e parrocchie) nelle quali esso - il percorso neocatecumenale - trova concreta attuazione. E’ questa sintonia e questa comunione che ci si attende da voi, dice in sostanza il papa, perché solo così quella “ricchezza di carismi che il Signore ha suscitato attraverso gli iniziatori del Cammino” sarà valorizzata appieno.

Ma in tema di piena adesione alle direttive della Chiesa il pensiero non poteva non andare alle vicende delle ultime settimane, con la pubblicazione della lettera riservata inviata dalla Congregazione per il Culto Divino ai responsabili del Cammino e contenente – in sei punti – alcune specificazioni riguardo alle modalità di celebrazione della messa utilizzate dalle comunità neocatecumenali. Una lettera sulla quale le (differenti) interpretazioni si sono sprecate (vedi qui i nostri precedenti articoli) e della quale ora – e non era affatto scontato – il papa ha scelto di parlare in prima persona, conferendole – almeno indirettamente – ancor più forza di quella che già aveva. Particolare di non poco conto, considerando che i rappresentanti del Cammino, non confermandone ufficialmente neppure l’esistenza, l’avevano comunque definita un semplice “strumento di lavoro” (leggi qui) nell’ambito dell’intero processo di riconoscimento ufficiale del Cammino da parte della Santa Sede.

Per parlare di questa lettera, dunque, papa Ratzinger parte anche stavolta da lontano, cioè dalla stessa “lunga esperienza” dei neocatecumeni e dall’importanza della celebrazione liturgica. Ora, afferma il papa, “proprio per aiutare il Commino Neocatecumenale a rendere ancor più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il Popolo di Dio, di recente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la Celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il Servo di Dio Giovanni Paolo II”. Ebbene, suggella Benedetto XVI, “sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate”.

Un papa non chiede, un papa non invita, un papa neppure pretende. Questo papa è semplicemente “certo” che le norme da lui impartite saranno osservate; anzi, “saranno da voi attentamente osservate”, dove anche “l’attentamente” ha un suo peso specifico. E ritornano dunque in primo piano la brevità delle ammonizioni previe alle letture, la brevità e la compostezza delle risonanze prima dell’omelia, l’omelia affidata ad un sacerdote, la partecipazione almeno una volta al mese alla celebrazione della comunità parrocchiale, l’utilizzo di tutte le preghiere eucaristiche e la stretta adesione alle modalità di ricezione dell’Eucaristia – Corpo e Sangue di Cristo – previste dai libri liturgici. Tutte direttive sulle quali ci eravamo già dilungati nei giorni scorsi, ricevendone la sensazione che un cambiamento netto sia richiesto al Cammino soprattutto sulle modalità di ricevere la comunione (sempre dalle mani di un ministro competente; non seduti, ma in piedi o in ginocchio; non intorno alla mensa, ma all’altare). Un cambiamento per il quale viene concesso un periodo di transizione di due anni, periodo che il Cammino sembrava intenzionato ad utilizzare nella sua interezza. Almeno fino al discorso papale di ieri.

Discorso che in almeno altri due passaggi ha affrontato il tema della totale armonia fra Cammino Neocatecumenale da un lato e Santa Sede e singole diocesi dall’altro. “Grazie all’adesione fedele ad ogni direttiva della Chiesa” – ha affermato in uno di questi passaggi Benedetto XVI – “voi renderete ancor più efficace il vostro apostolato in sintonia e comunione piena con il Papa e i Pastori di ogni Diocesi: così facendo il Signore continuerà a benedirvi con abbondanti frutti pastorali”. E alle famiglie missionarie ha raccomandato la “partecipazione alla vita liturgica delle Chiese particolari a cui siete inviati”.

Insomma, grande evidenza sulla dimensione locale, sul tessuto di fede nel quale il Cammino va ad innestarsi. E in fondo, nascosto fra le righe, anche un auspicio: che quella realtà a macchia di leopardo che vede le comunità del Cammino Neocatecumenale fortemente incoraggiate in alcune diocesi e palesemente boicottate in altre si trasformi in una realtà a tinta unita, caratterizzata da una piena unità con la Chiesa e (mica facile) con ogni singola diocesi. Per il Cammino, una sfida nella sfida.


Ecco il testo integrale del discorso del papa

Cari fratelli e sorelle!

Grazie di cuore per questa vostra visita, che mi offre l’opportunità di inviare uno speciale saluto anche agli altri membri del Cammino Neocatecumenale disseminato in tante parti del mondo. Rivolgo il mio pensiero a ciascuno dei presenti, ad iniziare dai venerati Cardinali, Vescovi e sacerdoti. Saluto i responsabili del Cammino Neocatecumenale: il Signor Kiko Argüello, che ringrazio per le parole che mi ha indirizzato a vostro nome, la Signora Carmen Hernández e Padre Mario Pezzi. Saluto i seminaristi, i giovani e specialmente le famiglie che si apprestano a ricevere uno speciale "invio" missionario per recarsi in varie nazioni, soprattutto in America Latina.

E’ un compito, questo, che si colloca nel contesto della nuova evangelizzazione, nella quale gioca un ruolo quanto mai importante proprio la famiglia. Voi avete chiesto che a conferirlo fosse il Successore di Pietro, come già avvenne con il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II il 12 dicembre del 1994, perché la vostra azione apostolica intende collocarsi nel cuore della Chiesa, in totale sintonia con le sue direttive e in comunione con le Chiese particolari in cui andrete ad operare, valorizzando appieno la ricchezza dei carismi che il Signore ha suscitato attraverso gli iniziatori del Cammino. Care famiglie, il crocifisso che riceverete sarà vostro inseparabile compagno di cammino, mentre proclamerete con la vostra azione missionaria che solo in Gesù Cristo, morto e risorto, c’è salvezza. Di Lui sarete testimoni miti e gioiosi percorrendo in semplicità e povertà le strade d’ogni continente, sostenuti da incessante preghiera ed ascolto della parola di Dio e nutriti dalla partecipazione alla vita liturgica delle Chiese particolari a cui siete inviati.

L’importanza della liturgia e, in particolare, della Santa Messa nell’evangelizzazione è stata a più riprese posta in evidenza dai miei Predecessori, e la vostra lunga esperienza può bene confermare come la centralità del mistero di Cristo celebrato nei riti liturgici costituisce una via privilegiata e indispensabile per costruire comunità cristiane vive e perseveranti. Proprio per aiutare il Commino Neocatecumenale a rendere ancor più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il Popolo di Dio, di recente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la Celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate. Grazie all’adesione fedele ad ogni direttiva della Chiesa, voi renderete ancor più efficace il vostro apostolato in sintonia e comunione piena con il Papa e i Pastori di ogni Diocesi. E così facendo il Signore continuerà a benedirvi con abbondanti frutti pastorali.

In effetti, in questi anni molto voi avete potuto realizzare, e numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata sono nate all’interno delle vostre comunità. Oggi tuttavia è particolarmente alle famiglie che si rivolge la nostra attenzione. Oltre 200 di esse stanno per essere inviate in missione; sono famiglie che partono senza grandi appoggi umani, ma contando prima di tutto sul sostegno della Provvidenza divina. Care famiglie, voi potete testimoniare con la vostra storia che il Signore non abbandona quanti a Lui si affidano. Continuate a diffondere il vangelo della vita. Dovunque vi conduce la vostra missione, lasciatevi illuminare dalla consolante parola di Gesù: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta", ed ancora "Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini" (Mt 6, 33–34). In un mondo che cerca certezze umane e terrene sicurezze, mostrate che Cristo è la salda roccia su cui costruire l’edificio della propria esistenza e che la fiducia in lui riposta non è mai vana. La santa Famiglia di Nazaret vi protegga e sia vostro modello. Io assicuro la mia preghiera per voi e per tutti i membri del Cammino Neocatecumenale, mentre con affetto imparto a ciascuno l’Apostolica Benedizione.

Nessun commento: